Se la parrocchia della Colonnella, in quanto Ente giuridicamente riconosciuto, è relativamente di recente costituzione (1961), la sua storia però ha inizio nel 1506, attorno alla colonna su cui era dipinta un’immagine della Madonna, divenuta luogo di pellegrinaggio dei Riminesi, dopo il miracolo del pellegrino, sottratto alla condanna a morte.
Ma la denominazione di “colonnella” non deriverebbe da questa edicoletta in onore della Madonna.
“La chiesa è detta «della Colonnella» – precisa don Antonio Moro, l’attuale parroco –, perché situata nella località che aveva preso il nome dalla prima colonna miliaria della via Flaminia. Dopo il miracolo del condannato a morte in quel luogo, sotto la giurisdizione del comune e a spese del pubblico e dei devoti, e con l’autorizzazione del papa (Giulio II, 18 agosto 1506), veniva eretta una chiesa dedicata alla Madonna”.
Fu solo nel 1961, come detto, che il santuario divenne anche parrocchia, sotto la guida del primo parroco don Fausto Zannoni. Seguirono poi in successione don Andrea Turchini e don Antonio Moro.
“Si giunse alla costituzione della nuova parrocchia – <+nero>precisa ancora don Antonio<+testo_band> – perché quella parte di città, prima periferia di Rimini (zona sud), ha visto una progressiva urbanizzazione a partire dagli anni del dopo guerra, con uno sviluppo accelerato agli inizi degli anni ’70. Attualmente la parrocchia è composta da circa 2100 famiglie per un totale di 5200 abitanti. Il territorio è compreso in un raggio di circa 500 metri dalla chiesa parrocchiale, collocata al centro. Dalla fine degli anni ’80 il quartiere è stato sempre più caratterizzato come zona amministrativa della città con la presenza del centro studi (cinque scuole superiori), dell’ospedale, del tribunale, la caserma provinciale dei carabinieri, il ministero delle finanze, l’INPS, Tram, Inpdap, ecc.
Il territorio è caratterizzato da una forte presenza di persone di tutte le categorie che quotidianamente raggiungono la scuola o il loro posto di lavoro”.
E la parrocchia, col suo preminente compito pastorale, che ruolo gioca in questo territorio?
“Certamente la parrocchia è un punto centrale di riferimento per il territorio, a volte unico spazio aggregativo, che permette l’incontro delle persone provenienti da varie esperienze. Questa situazione interpella moltissimo la parrocchia sulla sua presenza e sulla proposta da rivolgere al territorio.
In questi anni la parrocchia si è messa in ascolto del territorio, soprattutto delle famiglie, e ha cercato di dare delle risposte concrete. Segno di quest’ascolto è stata la scelta della Scuola dell’Infanzia Immacolata che la parrocchia gestisce da circa 11 anni e l’esperienza del Centro ricreativo per i bambini da 1 a 3 anni nato nel 2005, la proposta dei centri estivi e dell’oratorio durante l’estate ed infine della società calcio «Colonnella» nata nel 1970 per aggregare i ragazzi e i giovani attraverso lo sport.
Un’altra sottolineatura è l’attenzione alle situazioni di povertà presenti. Attraverso il centro di ascolto della Caritas cerchiamo di essere loro vicini”.
Una parrocchia che vive la comunione ed è una famiglia tra le famiglie.
“La parrocchia è luogo della comunione e della relazione: comunione scelta, ma prima di tutto donata. Questo fatto ci chiama a sentirci tutti in cammino e in comunione grazie al dono della stessa fede e dello stesso Battesimo. La famiglia è al centro delle nostre attenzioni pastorali, desideriamo essere una comunità di famiglie”.
In questi tempi di convulsa modernità si parla molto di Nuova Evangelizzazione. Come vivete alla Colonnella questo impegno della pastorale?
“Molte persone adulte che si avvicinano alla parrocchia per svariati motivi (ad esempio catechismo dei figli, attività ricreative o sportive, richiesta di sacramenti), hanno già alle spalle un’esperienza di catechesi e di evangelizzazione ricevuta quando erano bambini.
In questi casi, più che un primo annuncio, occorre sottolineare la necessità di un secondo annuncio, che risvegli in loro il desiderio di passare da una richiesta di prestazione religiosa a un cammino personale di fede, a un nuovo incontro con Gesù e la sua Chiesa.
In questo senso è importante l’accoglienza cordiale e gratuita, la nascita di relazioni vive, serene e sincere, che favoriscano un sentirsi parte di una grande famiglia.
Molto importanti sono due atteggiamenti da vivere con equilibrio: da una parte la costruzione di un rapporto amichevole con le persone che si avvicinano, che sia attento ai tempi e ai cammini personali e dall’altra il coraggio di un annuncio del messaggio cristiano fatto innanzitutto con una testimonianza credibile e coerente”.
Quali strumenti concreti mette in campo la tua parrocchia per realizzare questi atteggiamenti e questa nuova evangelizzazione?
“Molto sinteticamente ne elenco tre: i Centri di Ascolto del Vangelo (CAV), la visita annuale alle famiglie, la rete dei messaggeri e l’animazione missionaria.
L’esperienza dei Centri di Ascolto del Vangelo è nata circa 17 anni fa (nel 1995) in seguito alla Missione popolare nella parrocchia e ha visto il suo sviluppo nel 1999 in occasione del Giubileo, grazie alla proposta della Diocesi per un’evangelizzazione capillare sul territorio. Ora in parrocchia vi sono 8 CAV che s’incontrano con periodicità settimanale o quindicinale. In questo frangente sentiamo importante l’esperienza dei CAV, ed un loro necessario rilancio, proprio con riferimento all’evangelizzazione e alla vicinanza alle persone della parrocchia.
Poi abbiamo la visita e la benedizione alle famiglie. Nei mesi prima di Pasqua il parroco con i diaconi visitano tutte le famiglie della Parrocchia. Questa iniziativa ci permette di avere un quadro, anche se non del tutto completo, sullo stato spirituale e religioso della nostra parrocchia.
Vediamo la necessità di continuare a educare le persone a questa proposta, affinché non sia semplicemente una benedizione dei muri della casa, ma sia un effettivo incontro con le persone alle quali il Signore dona la sua benedizione.
Infine l’animazione missionaria. Occorre continuamente creare una coscienza missionaria, che sappia esprimere concretamente una fede viva in Gesù Risorto. Molte esperienze significative si sono fatte in questi anni grazie all’apporto della Comunità Missionaria di Villaregia, che per due anni ci ha aiutati ad avere attenzione alla missione universale della Chiesa. Un’importante iniziativa, nata da una decina di anni, è la scuola per il ricamo Le zie di Matilde, che coinvolge tanti adulti e bambini con lo scopo di sostenere una iniziativa in Senegal. Da anni infatti c’è un filo sottile, ma resistente agli urti, che unisce la parrocchia e la diocesi di Tambacounda”.
Per ristrettezza di spazio dobbiamo necessariamente trascurare tanti altri aspetti della vita della parrocchia, ma non possiamo sorvolare sul tema del “giorno”: la pastorale integrata e le Zone pastorali. La Colonnella, insieme a San Giovanni Battista, a Regina Pacis e a Cristo Re forma la Zona Pastorale Flaminia. Come avete maturato questa scelta e come la portate avanti?
“Con l’Assemblea diocesana del 2003 si è concretizzata la proposta di costituire delle zone pastorali che riunissero, in uno stile di collaborazione pastorale, le parrocchie esistenti su territori omogenei. Per la nostra parrocchia questo ha significato l’avvio di relazioni stabili con le parrocchie di Cristo Re e di San Giovanni Battista.
Inizialmente la collaborazione prevedeva un incontro quindicinale tra i sacerdoti delle parrocchie e qualche collaborazione nelle attività pastorali di formazione e di massa.
Negli ultimi anni si è aggregata alla nostra Zona anche la parrocchia di Regina Pacis; è stata un’ulteriore ricchezza, sia come preti sia come laici ed operatori pastorali.
Come sacerdoti puntiamo molto sul ritrovarci insieme: ci vediamo a pranzo quasi tutti i giorni a San Giovanni, tutti i giovedì mattina abbiamo un momento di preghiera e di confronto, a cui si è aggregato anche don Enrico della parrocchia di Mater Misericordiae.
Come mio ruolo specifico in questa comunità allargata ho il compito di curare la pastorale familiare e la sensibilità ai problemi sociali”.
Abbiamo parlato molto sommariamente della parrocchia, ma non possiamo dimenticare che la tua chiesa è nata come santuario mariano …
“Per questo desideriamo mettere le nostre Comunità sotto la protezione di Maria, perché sappiamo che lei vigila e ci accompagna sempre nel nostro cammino. Chiediamo anche che ci guidi col suo amore materno per capire sempre di più, come parrocchia, che cosa suo figlio Gesù ci sta indicando”.
Proprio come già chiedevano i fedeli con un’epigrafe del 1552:
“O Beata vergine prega per il tuo popolo riminese.
O clemente, sentano tutti il tuo aiuto.
Tu tempio, Tu sacrario dello Spirito Santo.
Colonna immobile (tu sei) Maria”.
Egidio Brigliadori