Nata nel 1941, creata da William Moulton Marston e Harry G. Peter, l’amazzone Wonder Woman si collocò tra gli eroi della DC Comics come risposta al femminile verso il maschilismo imperante nel gruppo di supereroi della casa editrice di Superman. Messa poi in disparte dalla maggiore popolarità dei colleghi “maschi”, si è ritagliata il suo spazio in tv con la serie interpretata da Lynda Carter tra il 1975 e il 1979 e oggi riappare su grande schermo diretta da Patty Jenkins, la regista di Monsters. Sparito l’anacronistico e patriottico costumino a stelle e strisce, oggi la “donna meraviglia”, interpretata dalla bella Gal Gadot, ex militare dell’esercito israeliano, già apparsa in Batman vs Superman, ha un film tutto suo, un nuovo costume di taglio più moderno e si muove in un film non eccelso (sembra essere il problema generale dei film prodotti dalla DC Comics), con qualche momento umoristico non troppo indovinato, pur con la parte ambientata durante la Prima Guerra Mondiale che porta il film a livelli più interessanti, tra combattimenti graficamente molto “plastici” e l’idea di un mondo segnato da una distruzione che non sembra volersi placare, con il cuore dell’uomo corrotto a tal punto da non voler più cessare l’inutile bagno di sangue. Ispirazione guerrafondaia che parte dal dio Ares? Wonder Woman è sulle tracce proprio del dio della guerra e per farlo si mescola tra gli umani, in compagnia del pilota Steve Trevor (Chris Pine), impegnata a combattere una battaglia che la vede sempre più coinvolta, fisicamente ed emotivamente. Ci sono scene girate in Italia (tra le location anche Matera): ci si accontenta, in attesa del film sulla “Justice League” che riporterà l’eroina nelle sale assieme ad un ampio catalogo di eroi DC.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani