In perfetto tempismo pasquale esce nelle sale italiane il film Risorto, diretto da Kevin Reynolds, regista di film come Fandango, Waterworld e Robin Hood, principe dei ladri, assente dal grande schermo dal 2006, l’anno di uscita di Tristano e Isotta. Questa volta niente polemiche alla The Passion di Mel Gibson, visto che Risorto è un episodio che va piuttosto cauto sulla materia religiosa (qualche azzardo narrativo soprattutto nella seconda parte fa però storcere un po’ il naso), nello specifico il mistero della morte e resurrezione di Cristo. Si immagina del tribuno romano Clavius (Joseph Fiennes, fratello del più noto Ralph) impegna- to a far luce sulla sparizione del corpo del Redentore dal sepolcro attraverso un’ indagine che lo porterà ad incrociare il Risorto, con un epilogo sconvolgente per lui, fino a quel momento convinto seguace del dio Marte.
La trama non evita rimandi a L’inchiesta di Damiano Damiani (1986), con il film di Reynolds che punta però più sull’aspetto della conversione del protagonista, in un percorso che segue le tracce del “thriller religioso” con indagine scrupolosa condotta dal soldato romano, giungendo alla consapevolezza di trovarsi davanti ad un fatto in grado di trasformare radicalmente il cuore degli uomini.
In Risorto non tutto funziona come dovrebbe: trovate qualche ingenuità di fondo, il tratteggio di qualche personaggio (soprattutto nel gruppo degli Apostoli) non è sempre convincente ed in generale si determina un’attenzione più sbilanciata sul versante spettacolare, ma resta qualche stimolo di riflessione nel racconto di un uomo interrogato dal Mistero.
Cliff Curtis indossa i panni certo non facili di Yeshua (per noi Gesù), qui caratterizzato in modalità un po’ bidimensionale e didascalica.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani