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Eroe o traditore? La controversa figura di Edward Snowden, l’hacker più ricercato al mondo, attualmente bloccato a Mosca con un passaporto americano sospeso che gli impedisce di ritornare negli Stati Uniti, è al centro del nuovo film di Oliver Stone. Per il regista di Platoon che apre il film con la dichiarazione di Amnesty International che chiede la libertà dell’eroe, non ci sono dubbi sul patriottismo del giovane esperto di computer (che compare personalmente alla fine del film) che ha scoperto tutti gli “altarini” di un sistema pilotato da un governo deciso a controllare in tutto e per tutto i suoi cittadini, pri- vandoli dei necessari e vitali diritti di privacy. Stone racconta Snowden come un buon americano tutto di un pezzo, animato da ideali e valori di spirito di patria, messi in crisi dalle sue scoperte, poi sottoposte ad un pubblico globale ignaro dei retroscena informatici, certo inquietanti per un la maggior parte dell’umanità, ormai completamente legata a cellulari e computer. Chi si è fatto un pensiero contrario sulla figura del giovane hacker (interpretato da Joseph-Gordon Levit, Shailene Woodley nel ruolo della fidanzata, oggi a Mosca con lui) probabilmente si troverà perplesso rispetto alle posizioni di Stone, in questa oc- casione magari registicamente più misurato rispetto ad altre occasioni e con momenti non privi di retorica, ma è indubbio che il film offre diversi e stimolanti spunti di riflessione sulle trasformazioni di un mondo dove ogni individuo è oggetto di osservazione e dove la rete può creare in ogni momento scossoni traumatizzanti agli equilibri già fragili del mondo. Sui titoli di coda nuova canzone firmata da Peter Gabriel (“The Veil”) musicista sempre attento a tematiche che toccano la libertà.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani