Imbottigliati nel traffico, sotto il sole caldo di Los Angeles, che si fa? Fuori dall’auto per ballare e cantare… Il folgorante inizio di La La Land, il nuovo film di Damien Chazelle, ci trasporta immediatamente in un musical a tutti gli effetti, con omaggi sentiti all’arte dei film “ballerini” (da Les Parapluies de Cherbourg a Spettacolo di varietà, Cantando sotto la pioggia, a Un americano a Parigi) e al cinema in generale ( Gioventù bruciata in primis). Chazelle muove i suoi due protagonisti (Emma Stone e Ryan Gosling, bravi e molto professionali nell’apprendere movimenti coreografici che eseguono con verve e freschezza) nelle strade dei sogni da realizzare: Mia, aspirante attrice, Sebastian pianista jazz desideroso di aprire un locale tutto suo. Negli anni ’50, periodo in cui il musical era destinato a un pubblico in cerca di storie rassicuranti, l’happy end era d’obbligo. Oggi il sogno si confronta con le scelte della vita, non sempre indirizzate verso i propri desideri. Così questo scintillante e coinvolgente film in glorioso formato Cinemascope passa con disinvoltura dal cielo alla terra, da un romantico “passo a due” notturno a un provino andato male, da un successo raccolto ad un insuccesso frustrante, con i numeri musicali di piacevole fattura, dove si insinuano om- bre malinconiche che raccontano di un sempre minore interesse verso il jazz, verso il cinema, verso l’arte. La banalità rischia di soffocarci, la mediocrità ci assale? La La Land è allora un toccasana perché si può ancora cantare per le strade, sognare ad occhi aperti e tentare un passo di danza sotto le stelle.
Nel cast figura pure il cantante John Legend, nel ruolo di musicista coinvolto da Sebastian in una band di successo. Il film è bellissimo. E se il musical proprio non vi va a genio, amici come prima.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani