È una di quelle canzoni di cui, seppure in inglese, tutti conoscono almeno il ritornello. “Country road, take me home to the place where I belong: West Virginia, mountain momma. Take me home, country road” (strade di campagna, portatemi a casa nel posto da dove vengo. West Virginia, mamma montagna etc). Avrete senz’altro riconosciuto “Country road” di John Denver, uno degli inni senza tempo della musica americana. Le “country roads” e le “backstreets” (strade secondarie) americane hanno dato vita a una sterminata letteratura dal grande fascino. Finché non si prova a trasporre il concetto a casa nostra. “Strade da farsi il segno della croce” ha detto Maurizio Fondriest in un video girato a Riccione per lanciare l’allarme: con le strade disastrate del nostro entroterra, i cicloturisti vanno in fuga, ma all’estero. La situazione è nota: in molti casi si tratta di strade della Provincia, ente senza più arte né parte né carte nemmeno da 5 euro. Ma per far uscire dai gangheri un trentino – tale è Fondriest – vuol dire che il problema è davvero serio.
Problema che rischia di dilapidare le potenzialità di un entroterra di cui tutti riconoscono la bellezza.
Vergiano non sarà la Virginia, ma da lì in su le nostre country roads hanno poco da invidiare.
Il Caffè Scorretto di Maurizio Ceccarini