“Ciccio” non è bello se sta sedutello

    Il messaggio è chiaro: “Bambini, state meno davanti a televisione e computer e fate del movimento fisico costante”. Il monito arriva dal convegno “Corri verso la salute-Attività Motoria e Obesità” che si è tenuto a Rimini e dedicato a una vera e propria piaga che sta affliggendo la popolazione infantile: l’obesità. E la domanda è una: come arginare questo fenomeno?

    La situazione riminese
    Partiamo da alcune considerazioni nazionali. Secondo i dati raccolti dalla ricerca “Okkio alla Salute” permane alta la prevalenza del sovrappeso (23%) e dell’obesità (11%) nei bambini delle scuole primarie. Si tratta di percentuali piuttosto alte che coincidono con comportamenti non salutari come il non fare colazione (9%), il non mangiare frutta e verdura, il bere bevande zuccherate o gassate durante la giornata (50%). Sempre dalla ricerca emerge un altro dato che merita una lunga riflessione: un bambino su due ha la televisione in camera e solo uno su cinque pratica sport per più di un’ora a settimana. Un quadro sconcertante, sia per gli specialisti sia per i genitori. Un quadro che, purtroppo, rispecchia anche la realtà riminese dove un terzo dei bambini che frequentano le classi primarie è obeso e un 20% sovrappeso.
    “Un fenomeno allarmante e in crescita in questi ultimi dieci anni – sottolinea il dottor Alberto Marsciani, pediatra del Dipartimento Materno-Infantile dell’Infermi – dal suo canto Rimini sta cercando di mettere in piedi un percorso assistenziale integrato per sostenere e curare l’obesità in età pediatrica e adolescenziale visto che attualmente non esiste niente del genere. Si pensa a un cammino di cura che prevede l’ingresso di tre figure specialistiche come il pediatra, il dietista, il pediatra endocrinologo e in alcuni casi anche lo psicologo”.

    L’esempio dei genitori
    In realtà, per capire da dove nasce questo problema bisogna andare alla radice, alla base: ovvero capire quale esempio danno i genitori.
    “Spesso sono papà e mamma ad essere sedentari e a non sapere come gestire il tempo dei loro figli. Ma non solo, fin da quando sono nel grembo materno sarebbe bene che la madre non aumentasse troppo di peso e che alla nascita potesse allattarli perché, come mostrano ricerche scientifiche, i bimbi nutriti con latte materno sono meno afflitti da sovrappeso”.
    Ma se l’obesità può essere anche un fattore genetico, nella maggior parte dei casi è una questione culturale.
    “Spesso capita che i genitori che vengono in ambulatorio – spiega il professor Sergio Bernasconi del Dipartimento dell’Età Evolutiva dell’Università di Parma – si augurano che il problema del figlio sia, magari, legato a un mal funzionamento della tiroide. Una bella pastiglietta per regolarizzare la ghiandola e tutto tornerebbe apposto. Ma nella maggior parte dei casi non è così e il bambino è alle prese con obesità o sovrappeso”.
    Il bimbo obeso, di solito, nasce da genitori di strato socio-economico modesto in cui la qualità del cibo è messa in secondo piano oppure da una mentalità errata del passato che vuole un bimbo grasso, sano e in salute. Insomma, per evitare che il bimbo sia da grande una persona sedentaria e di conseguenza in sovrappeso, è bene trasmettergli valori come un’alimentazione corretta, un movimento fisico costante nel tempo, una vita all’aria aperta. Ma se i genitori devono fare la loro parte anche le istituzioni non possono mancare.
    “Gli asili sono organizzati per svolgere attività fisica? – si domanda il dottor Bernasconi – e le scuole sono complete di un’educazione fisica specifica? Per la mia esperienza posso dire che in Italia questa educazione manca, mentre all’estero questo si sta già verificando”.

    Bimbi obesi, quanti svantaggi
    Il bambino obeso o sovrappeso è un bambino svantaggiato sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico-comportamentale. Rispetto a un normopeso ha maggiori difficoltà a svolgere attività di movimento e ha disagi superiori nelle relazioni sociali. Secondo gli esperti, l’unico comportamento modificabile in un bimbo è l’attività fisica.
    “Spesso noi pediatri chiediamo alle mamme che attività fisica svolgano i figli – sottolinea il dottor Mauro Pocecco dell’Ausl di Cesena – e la risposta il più delle volte è sempre la stessa: «va due volte a nuoto». In realtà in un bambino in sovrappeso o obeso è meglio non parlare di sport ma di attività fisica continua e costante. È proprio questo il punto focale che i medici vogliono sottolineare: fare del movimento significa andare a scuola a piedi, non prendere l’ascensore ma salire le scale, ridurre le ore al computer o alla tv, giocare all’aria aperta, passeggiare, insomma sfruttare ogni momento per il proprio fisico”.
    In questo senso i dati dello “Zoom8” condotto dall’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione mostrano l’esatto contrario: il 26.8% dei bambini gioca più di due ore al giorno all’aria aperta nei giorni feriali e circa il 70% dei bimbi non ha l’abitudine di andare a scuola a piedi. Quest’ultima stima viene supportata da un altro elemento di analisi riportato dalla Regione Emilia Romagna in cui più del 50% dei trasporti umani in auto avvengono per percorrere meno di cinque chilometri.
    “Cosa vuol dire questo? – riprende Marsciani – che in molti casi anche chi potrebbe spostarsi senza auto non lo fa e incrementa il livello di sedentarietà. In verità, basterebbe davvero poco per offrire al fisico quel benessere di cui ha bisogno, con 60 minuti di movimento (continui e suddivisi) si possono già ottenere buoni risultati”.

    Attenzione al movimento
    Ma attenzione al movimento che si sceglie perché un bimbo che decide di diminuire la sua massa corporea deve optare per un movimento adeguato con esercizi moderati ma prolungati nel tempo come camminare, andare in bici o nuotare.
    “È sconsigliato qualsiasi sport che implichi movimenti bruschi, salti o scatti improvvisi, ne potrebbe risentire la struttura di sostegno del corpo con stress cronico a livello delle articolazioni – spiega la dottoressa Barbara Predieri del Dipartimento Materno Infantile dell’Università di Modena e Reggio Emilia – tra i movimenti aerobici il nuoto è particolarmente indicato perché si sente meno la fatica e la massa grassa fa galleggiare maggiormente”.
    Insomma, attenzione a non esagerare! Quando si decide di dimagrire non bisogna lasciarsi trascinare dalla cosiddetta “enfasi del dimagrimento”, ovvero non esasperare il concetto di magrezza rischiando nel senso opposto.
    “Nel nostro lavoro può succedere che questo desiderio di dimagrire dei più giovani diventi un’ossessione retta dagli stessi modelli che oggi si vedono in tv o al computer. In realtà gli addetti ai lavori devono essere anche molto bravi a far accettare ai propri pazienti la loro fisicità e a volersi bene” conclude il dottor Marsciani.

    Marzia Caserio