Quante volte abbiamo sentito dire: Un mio amico sta partendo per l’Australia. Se nel secolo scorso in molti hanno preso una nave alla volta del sogno americano, oggi si acquistano visti on-line, si prenota un ostello e si vola nella terra dei canguri. Non si tratta più di famiglie disperate e semi-analfabete, ma di giovani facoltosi e desiderosi di fare una nuova esperienza di vita. L’anno scorso sono atterrati in Australia 64mila italiani: 47.922 turisti, 14.543 viaggiatori con visti di permanenza e 1.870 studenti. Il tasso è in forte aumento: dieci anni fa furono meno della metà. Escludendo i semplici “visitors” (turisti), chi vuole rimanere fino a un anno per lavorare punta al Working Holiday Visa (WHV), ottenibile una sola volta nella vita da chi ha tra i 18 e i 30 anni (esclusi i sammarinesi). Su internet fioccano blog e gruppi Facebook per italiani vogliosi di partire. “Go Study Australia” è un’agenzia gestita da ragazzi rientrati dalla loro esperienza oceaniana, desiderosi di assistere gratuitamente chi voglia seguire le loro orme. La sede più vicina è a Milano, ma in tanti della provincia di Rimini si sono affidati a loro. Il consulente Andrea Pucciarelli sostiene che “molti partono dopo aver fatto la stagione in Romagna, perché in autunno comincia quella australiana, data l’inversione di estate e inverno”. Così hanno la possibilità di continuare a lavorare… e godersi un’estate lunga un anno!
“I giovani vanno in genere dopo l’ottenimento del diploma o della laurea per prendersi un anno sabbatico, per chiarirsi la mente” specifica Pucciarelli. Nei soli ultimi sei mesi del 2012 sono stati elargiti tanti WHV quanti quelli dell’intero anno precedente (9.076, +78%). Quest’anno si pensa vi faranno ricorso tra i 15 e i 17mila italiani. Diffusissima è anche la richiesta di proroga di un ulteriore anno che può essere fatta dopo 88 giorni di lavoro nelle “farm” (aziende agricole). Per chi vuole permanere più a lungo le alternative sono: la ricerca di uno “sponsor”, ovvero di un datore di lavoro che offra di assumere, assicurando un visto fino a quattro anni legato, però, al suo contratto; il visto per chi ha un profilo professionale richiesto e presente nelle liste governative, (una gara dura: per essere scelto occorre raccogliere tanti punti in base al titolo, all’età, alla conoscenza della lingua); iscriversi ad un percorso di studi universitari o professionali, però in genere molto costoso e, infine, sposarsi un australiano o un’australiana.
Fra le mete predilette i grandi classici sono Sydney e Melbourne, ma anche Brisbane, metropoli tranquilla, Byron Bay, Gold Coast e Noosa, cittadine turistiche di mare. Molto ambita è Perth, motore dell’economia locale. “Sta crescendo sempre di più la fascia degli over 30 (spesso over 40 con famiglia) in cerca di una vita migliore – prosegue Pucciarelli – questi sono divenuti oramai un terzo del totale”.
La prima voce di spesa è il volo: 1.500 euro in alta stagione (settembre-dicembre), 1.000 euro in bassa, andata e ritorno. Cifre che a quanto pare non scoraggiano migliaia di persone attratte da quello che sembra l’ultimo luogo rimasto ad offrire lavoro a chiunque. L’Australia è vista come la società del benessere, funzionante e priva di crimini; dalla modernità occidentale, ma dalla natura incontaminata e selvaggia. Per questo, simulacro di speranza. Anche per tanti nostri giovani concittadini.
Mirco Paganelli