Il 14 giugno 2016 è stata approvata la legge sul “Dopo di noi” con la buona intenzione di dare nuove prospettive di vita alle persone con disabilità, in un percorso che procede verso una maggiore autonomia ed emancipazione.
Nelle intenzioni la legge “promuove un processo concreto di deistituzionalizzazione aprendo nuova prospettiva esistenziale per le persone con disabilità e per i loro familiari”. In poche parole la “Dopo di noi” fornisce strumenti che possono essere utilizzati per costruire il futuro dei disabili, alleggerendo la maggiore preoccupazione dei loro familiari: “Cosa succederà quando noi non ci saremo più?”.
Tanti gli aspetti che vengono trattati: dalla libertà di scelta di dove e con chi vivere alla possibilità di costruire piccoli tesoretti (polizze assicurative, donazioni e trust) defiscalizzati.
Entrando più nel dettaglio, per quel che riguarda l’abitazione offre la possibilità di rimanere a casa propria, e non in una casa famiglia o struttura protetta. L’intenzione è quella di far sentire le persone “padroni in casa propria” e non solo ospiti oppure residenti di una struttura. Più complicata la questione legata alle polizze assicurative, al trust e al vincolo di destinazione. Per le prime, questa legge prevede la possibilità di defiscalizzare i risparmi attraverso appositi strumenti assicurativi; in poche parole possono essere fatti piani di risparmio (attraverso assicurazioni) agevolati. Allo stesso modo attraverso il trust e il vincolo di donazione possono essere destinati – in modo chiaro e con maggior tutela – beni patrimoniali.
Rimane aperta la partita delle Regioni che dovranno analizzare la situazione sul loro territorio e realizzare un piano attuativo che sostenga i punti di forza della norma.
Ma cosa pensano di questa legge le principali associazioni che da anni affrontano le tematiche del “dopo di noi”?
“Questa legge è arrivata troppo velocemente, non abbiamo ancora avuto modo di leggerla bene – commenta a caldo Alessandra Urbinati, presidente di Rimini Autismo – ma mi piacerebbe poterne riparlare quando alcune cose saranno più chiare. Stiamo parlando di aspetti troppo delicati per lanciarci in superficiali interpretazioni”. Dello stesso avviso, ma con qualche certezza in più, è Sabrina Marchetti, presidente di Crescere Insieme.
Sabrina, cosa può dirci di questa legge?
“Averla è meglio che non averla, questo è certo ma ci sono delle cose che non ho ancora ben capito”.
Tipo?
“La sensazione generale è che ci sia stato dato uno zuccherino. Non è la prima volta che succede. Quando 12 anni fa è stata introdotta la Legge 68 sull’inserimento lavorativo delle persone con disabilità si è gridato alla conquista. Nel tempo ci siamo accorti che è stato un disastro”.
Perché?
“Perché era un obbligo per le aziende. E come sappiamo bene, in Italia, siamo bravissimi ad aggirare gli obblighi. Ad ogni modo non è questo il punto. Il punto è che pensiamo che anche questa legge possa prendere la stessa strada”.
Cosa non le piace?
“Ribadisco che le mie sono impressioni. Non sono un tecnico. Però anche l’idea di mettere mani ad un potenziale salvadanaio che costruiamo per i nostri figli. Mi viene da pensare: siamo sicuri di chi gestirà questi soldi? In generale potevamo essere più coinvolti nelle decisioni. Potevano esserci maggiori confronti con noi che siamo i diretti interessati”.
Sentiremo ancora parlare del “Dopo di noi”. Per adesso questa legge ha sollevato qualche polemica soprattutto in alcune parti politiche che vi hanno visto lo strumento per regolarizzare donazioni e lasciti alle “solite” associazioni ed enti. Per adesso ci sono solo poche idee e molto confuse.
Angela De Rubeis