Da tanto tempo sentivo parlare di Zimbabwe e da tanto tempo desideravo visitarlo. E così quando mi è stato rivolto l’invito di accompagnare Madre Carla (Generale delle Maestre Pie) e suor Augusta in una visita alle loro Missioni in Zimbabwe, non me lo sono fatto ripetere due volte.
Sono partita felice ma anche perplessa perché mi ero resa conto di avere in testa una certa confusione geografica! Non avendo trovato una carta aggiornata e di dimensioni ragionevoli per capire dove andavo a finire, Harare, Chegutu, Mhondoro, Mutoko erano nomi senza una collocazione. E sono diventati luoghi di vita, strade percorse più volte, carreggiate senza asfalto su cui la guida diventa una gimkana che mi hanno condotto a conoscere comunità vivaci, capaci di cantare per ore armoniose lodi in Chiese gremite, bambini sereni perché accolti e curati amorevolmente, suore coraggiose con lo sguardo proteso a futuri progetti per rispondere ai tanti bisogni ed il sorriso anche nei momenti di grande stanchezza e di preoccupazione.
Mhondoro è un agglomerato di casette sorte attorno alla Chiesa e all’Ospedale che da due anni non ha più la “sua” dottoressa, Maria Grazia Buggiani, morta per un male inesorabile. Fu lei l’anima creativa di questo punto di cura lontano dalla strada principale ed isolato. Fu lei a volere una casa per i tanti, troppi orfani che l’epidemia di AIDS lasciava soli al mondo e spesso bisognosi loro stessi di cure mediche. Fu lei a chiedere prima e a supplicare poi le Maestre Pie, già presenti con una grande ed attivissima Scuola a Chegutu, di venire a prendere la guida dell’amata casa e la cura dei bambini quando lei fosse ritornata alla Casa del Padre. “Mariele” è chiamata affettuosamente e semplicemente la casa (costruita con i contributi del Piccolo coro dell’Antoniano in memoria della loro prima direttrice Mariele Ventre) che accoglie 40 bambini e ragazzi. I più piccoli si fanno incontro festosi a chi arriva, lo prendono per mano, lo conducono nel loro “territorio”. I più grandi sono schivi ma arrivano pure loro con i piccolissimi in braccio, di cui sanno prendersi cura al bisogno. Ci sono tre “mascotte”, al centro delle coccole di tutti! Le due gemelle di 9 mesi Petronella e Patiens, affidate alle suore da un padre poverissimo che, alla morte della seconda moglie, non riusciva a farsene carico con altri due figli a cui provvedere. Diverse di carattere, sanno piangere e sorridere nel momento giusto per essere sempre al centro dell’attenzione. E le due Mamme-Suore, Luisa e Magdalena, non si fanno pregare! Se le coccolano se le sbaciucchiano mentre soddisfano la loro fame che non lascia briciole od avanzi nella tazza.
E poi c’è Chipu, che significa “dono”, un esserino di 3 mesi, trovata neonata in un sacchetto e strappata a sicura morte. Con un appetito da lupetto ed una voglia grande di vivere, ha raggiunto in poco tempo e con cure adeguate il peso delle coetanee. Viene mostrata con orgoglio e grande affetto dalle due suore che per lei hanno fatto miracoli…e chilometri per procurarsi il latte giusto e le cure necessarie.
Ai bimbi non deve mancare nulla: anche la preziosissima acqua hanno in abbondanza in virtù di due pozzi scavati di recente, mentre nella scomoda casetta delle suore l’acqua manca e ci si deve arrangiare con i secchi. Non mancano le uova fresche e la carne perché le suore hanno “inventato” un sistema di autofinanziamento allevando polli, conigli, caprette; e pensano anche di cimentarsi con i maiali. Cosa non hanno imparato fare per superare la cronica mancanza di fondi!
Lasciamo a malincuore Mhondoro assieme a due ragazze 22enni per cui era arrivata l’ora di uscire da “ Mariele” così amata perché così protettiva ed accogliente, per riunirsi a fratelli più grandi o a parenti ed iniziare un lavoro e quindi un percorso autonomo di vita (ma alle feste ritorneranno per nostalgia e per sentire il calore familiare) e proseguiamo il nostro viaggio.
La tappa successiva è quanto mai desiderata: Mutoko dalla dottoressa Marilena Pesaresi creatrice dell’Ospedale grande ed efficientissimo. Con lei e con il dott. Massimo Migani, da qualche anno suo stretto collaboratore, passiamo una bella giornata, ammirati di quanto abbia saputo costruire, organizzare, articolare in specialità tenute ad alto livello, in un luogo impervio per posizione, nei 40 anni dedicati allo Zimbabwe. La Fede incrollabile e l’entusiasmo, assieme alla tenacia ne sono stati gli ingredienti.
Come lo sono stati per le prime Maestre Pie quando dal nulla ed in un terreno che era una discarica hanno costruito a Chegutu una grande scuola sobria ma spaziosa, essenziale ma comoda e luminosa con tanto spazio attorno che pian piano diventerà verde, alberato e fiorito. Era tempo di vacanza e abbiamo solo potuto immaginare i tantissimi bambini che affollano quotidianamente la Scuola. Abbiamo però avvertito la fatica e l’impegno delle suore che la dirigono con vera dedizione e che hanno dovuto organizzare in gran fretta pure una mensa quando si sono rese conto, dopo vari episodi di svenimento, che molti bambini erano digiuni da 24 ore perché nelle loro case mancava anche la misera polenta che almeno riempie lo stomaco se non c’è il condimento a renderla sostanziosa. La malnutrizione è la malattia più frequente e nei bambini ha effetti disastrosi, ci diceva anche Marilena Pesaresi.
I giorni passano veloci ed arriva l’ora di ripartire. Cosa mi porto nel cuore? I paesaggi verdi e collinari dell’altopiano, le distese gialle della savana; e poi la gente laboriosa e sorridente, i tanti bambini accoccolati sulla schiena delle mamme che dormono pacifici. E i “nostri” bambini del Mariele.
Insomma il “mal d’Africa” mi ha contagiato! Bisognerà tornare.
Silvia Tagliavini