Come in molte altre parrocchie della Diocesi di Rimini, a Morciano e dintorni c’è gran fermento in questi giorni: don Maurizio, parroco da due anni, è partito per fare il Vicario generale, don Gianluca si prepara a scendere in quel di Cattolica e don Sanzio, il nuovo parroco, è ancora con un piede (e col cuore!) a San Mauro Pascoli. Don Massimiliano e don Egidio, parroci in solido e già collaboratori di don Maurizio, corrono fra i monti, da una chiesa all’altra, per rendere meno disagevole il cambio.
Ma a Morciano, quella dei preti che cambiano (in parte) non è l’unica novità: con la nuova nomina anche le parrocchie di San Clemente e Sant’Andrea vengono affidate alla cura pastorale della nuova fraternità sacerdotale, venendo a costituire così un’ampia Unità Pastorale.
Facendo un elenco e due conti la nuova realtà pastorale comprende le parrocchie di Gemmano e Onferno con circa 1200 abitanti; la parrocchia di Montefiore che gira intorno ai 500 abitanti; la parrocchia di Morciano con circa 9000 anime; e le parrocchie di San Clemente e Sant’Andrea, che contano complessivamente 4500 abitanti circa. Ma oltre alle chiese parrocchiali, nel territorio ci sono anche molte altre chiese nelle quali si celebra, almeno saltuariamente, la messa; sono le chiese di Serbadone di Sotto e Serbadone di Sopra, Casarola, Zollara, Carbognano… Un territorio che soltanto una cinquantina di anni fa contava ben 16 parrocchie con 19 preti e che oggi deve accontentarsi di soli tre preti.
In un giorno di pioggia torrenziale approfitto della presenza di don Sanzio a Morciano e mentre lo accompagno a vedere qualche chiesa del ”suo” territorio, ne approfitto per scambiare qualche impressione.
“Certo che questo è un altro mondo per me – dice guardando Morciano dalla rocca di Montefiore –<+testo_band> Mai mi sarei immaginato di venire a morire qua”.
Ha intenzione di morire presto o è per il rimpianto di San Mauro?
“Né l’una né l’altra cosa. Spero solo di non dovere più traslocare”.
Allora sta prendendo sul serio la sua nuova missione?
“Non potrebbe essere diversamente. Col Signore e con la gente bisogna essere sempre seri; gioiosi, ma seri”.
Forse è ancora troppo presto per farle domande su questa Unità Pastorale che si sta ampliando, ma vorrei chiederle lo stesso come pensa di muoversi nei suoi primi passi, come pensa di organizzare la vita ecclesiale su tutto il territorio?
“Andiamo con calma. Grazie a Dio con me ci sono due preti che già da due anni stanno vivendo in questa realtà e sicuramente la conoscono già abbastanza bene da potermi guidare nelle prime mosse. Nei giorni scorsi tutti i preti della Diocesi si sono incontrati a Rimini col Vescovo ed hanno parlato delle Zone Pastorali, mettendo in evidenza la necessità della sinodalità nella prassi pastorale. Ciò significa che in primo luogo gestirò il mio servizio pastorale con la collaborazione degli altri preti, ma anche con la partecipazione dei laici, di tutti i laici, senza dei quali oggi non sarebbe possibile gestire un territorio così ampio e popoloso”.
E già questo è un buon programma…
“Diciamo che è solo uno stile voluto dal Concilio. Per parlare della vita concreta della nostra Unità Pastorale e dei progetti futuri forse è meglio che ti confronti con gli altri preti che hanno già le mani in pasta”.
Affidiamoci allora alle altre voci.
”Penso che con don Sanzio potremo continuare tranquillamente il cammino iniziato in questi due anni – dice don Massimiliano –. Del resto non si tratta di realizzare stranezze lasciate alla fantasia dei singoli preti, ma di seguire le indicazioni della nostra Diocesi e di tutta la Chiesa italiana.
L’Unità Pastorale si fonda non solo sulla fraternità sacerdotale, ma anche, e direi soprattutto, sulla partecipazione dei laici”.
”Sicuramente – interviene don Egidio – dovremo coordinare bene tutti i servizi fra le varie Comunità, in modo da arricchirci reciprocamente delle esperienze e delle competenze di tutti, e nello stesso tempo non soccombere sotto il cumulo degli impegni. Così sarà necessario, per esempio, trovare momenti comuni per tutte le parrocchie per la formazione dei catechisti, per poi continuare, ciascuno nella propria parrocchia, un cammino comune. E così in tanti settori della pastorale”.
Nell’ équipe sacerdotale, pur essendo in solido, come pensate di suddividervi i vari ambiti pastorali e le varie parrocchie?
“Questo è un lavoro che dovremo valutare bene durante l’estate, fra un campeggio e l’altro. Fino ad oggi siamo andati avanti così: don Maurizio (e da oggi don Sanzio) si è sempre occupato più direttamente delle questioni riguardanti la parrocchia di Morciano, don Egidio è referente per le parrocchie di Gemmano, Onferno e Montefiore; io, avendo anche la scuola, mi occupo principalmente della pastorale giovanile in tutte le parrocchie e della catechesi dei fanciulli. Adesso poi si aggiungono San Clemente e Sant’Andrea, il cui referente sarà don Sanzio”.
”In ogni modo – precisa don Egidio – tutto ciò che ogni singolo prete fa e ogni decisione che prende viene vagliata, insieme, nei nostri momenti settimanali di confronto e di preghiera”.
Se siete parroci in solido, allora cosa significa precisamente essere referenti di una comunità?
“È più una distinzione per facilitare la gente nel suo rapporto con noi che una nostra distinzione di ruoli: quando uno di Gemmano o di Montefiore cerca il prete, gli è più facile se ha un nome da contattare. Sarà poi quel prete a metterlo in contatto con un altro, se si tratta di una competenza specifica”.
Voi siete tre preti, le parrocchie sono sei con altre cinque chiese non più parrocchiali, senza contare qualche chiesetta sperduta e ormai non più utilizzata per la liturgia. Che presenza potete offrire alle singole comunità?
“Noi siamo presenti sempre a Morciano, il centro naturale della Valconca, facilmente raggiungibile da tutti. E se non ci siamo noi, c’è sempre una efficentissima segretaria, in grado di dare risposte e di contattare noi preti. Nei giorni feriali abbiamo indicato dei giorni nei quali siamo presenti anche a Gemmano o a Montefiore … e da adesso dovremo mettere in contro anche San Clemente. Alla domenica fin’ora abbiamo sempre celebrato messa a Gemmano, Montefiore e Morciano, con domeniche alterne fra Casarola, Onferno e Serbadone. Alla vespertina del sabato andiamo anche a Zollara”.
E la gente si accontenta?
“Purtroppo non ci sono molte alternative. A volte la gente si lamenta, quasi facendone una colpa a noi. Ma la gente dovrebbe capire che noi non siamo la controparte su cui rivendicare diritti, ma parte in causa, dovendo fare i conti col tempo e con le distanze. Semmai potremmo essere noi a lamentarci con le famiglie che non vogliono che i loro figli diventino preti. E poi a volte, per essere onesti fino in fondo, il prete c’è per dire la messa, ma sono proprio i fedeli che mancano”.
Mi permetto un’ultima domanda: e don Emilio?
“Dall’alto dei suoi 90 anni è una roccia incrollabile, un collaboratore insostituibile, soprattutto nei giorni feriali. Alla domenica si sente un po’ timoroso di fronte alla chiesa piena di gente”.
Tommaso Mazzuca