Vivere insieme aiuta a stare meglio. Ce lo racconta la nostra tradizione e lo dimostra anche l’esperienza.
Nel 2019 Vita non profit aveva censito 1.000 famiglie in Italia che accoglievano un giovane migrante. Nello stesso anno l’associazione riminese Vite in transito con Primo Silvestri ha condotto una ricerca nella provincia di Rimini segnalando 118 famiglie che avevano fatto, anche se con modalità diverse, esperienze di accoglienza. Nonostante gli oltre due anni pandemici abbiano reso più difficile aprire le porte della propria casa, non è mancata la voglia di rilanciare e promuovere il valore dell’abitare insieme da parte di diverse realtà.
A Ravenna è stato istituito a marzo del 2021, primo comune in Italia a farlo, un albo delle famiglie accoglienti (consultabile su: famiglieaccoglienti.comune.ra.it).
Anche a Rimini diverse realtà sono operative e sensibili a queste tematiche e, poco prima dell’inizio dell’estate scorsa, è stato inaugurato il progetto “CondiViviamo”, a cui hanno dato vita la cooperativa sociale Il Millepiedi con la collaborazione dell’associazione Agevolando e di VolontaRomagna, il patrocinio del Comune di Rimini e il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio.
L’obiettivo di CondiViviamo è quello di promuovere coabitazioni tra famiglie, coppie o singoli e giovani in uscita dai percorsi di accoglienza tra i 18 e i 26 anni, italiani o di origine straniera.
Giovani che vivono quella fase della vita, al compimento della maggiore età, in cui si è ancora troppo fragili per spiccare il volo, soprattutto se non c’è una famiglia alle spalle a sostenerti, ma al tempo stesso pieni di energie e risorse da mettere in campo.
Persone al centro
E allora ecco Mery De Nicolò, volontaria dell’associazione Vite in transito, che da circa 2 anni accoglie in casa Abdou, giovane 22enne del Gambia, e che ci ha raccontato: “ I miei figli erano ormai grandi, la mia casa era vuota e avevo bisogno di farla tornare a vivere. Avevo tante perplessità ma l’ingresso di Abdou in famiglia ha fugato ogni dubbio. Durante il primo lockdown per me rimanere sola sarebbe stato durissimo. Insieme ci siamo fatti compagnia, abbiamo cucinato, fatto ginnastica in casa. Ci siamo tenuti vivi.
Vivere insieme è stato per me un modo per dare nuova linfa alla mia terza età!”.
La filosofia del progetto “CondiViviamo”, mutuata dall’esperienza feconda del progetto “Vivo.con” a Trento e confermata dalla prassi di tante coabitazioni, è quella che tra chi accoglie e chi è accolto non si instauri un rapporto di dipendenza o asimmetria, ma di reciprocità.
C’è un giovane, portatore di un bisogno abitativo.
C’è una famiglia o un adulto, che può offrirgli una soluzione temporanea. Ma ci sono soprattutto persone, le une di fronte alle altre, con i loro limiti e le loro qualità, che possono provare a percorrere un tratto di strada insieme sostenendosi reciprocamente e condividendo la quotidianità.
Ecco perché lo slogan del progetto è “Chi trova casa, ti porta un tesoro”, nella convinzione che questa sia una partita dove tutti possono vincere, ovviamente non senza difficoltà, e ritrovarsi al termine del percorso molto più ricchi.
Come sta procedendo?
In questi primi mesi di attività, dopo un’iniziale fase di sensibilizzazione e informazione nel territorio attraverso un’apposita campagna, è stato promosso un primo ciclo di incontri di formazione rivolto alle famiglie e alle persone interessate ad accogliere.
Nel primo incontro, lo scorso 21 ottobre, i 12 partecipanti hanno avuto modo di conoscere l’equipe del progetto e conoscersi tra loro, hanno riflettuto sulle aspettative che li hanno spinti a scegliere di partecipare a questo percorso e anche sui pregiudizi con cui, inevitabilmente, ci accostiamo agli altri. Successivamente, un secondo appuntamento è stato guidato da Fabio Cassanelli, dirigente comunale, volontario dell’associazione Avvocati di strada e famiglia accogliente, che ha aiutato i partecipanti a riflettere sulle responsabilità amministrative, civili, penali che comporta un’esperienza di questo tipo.
Importanti per tutti le sue parole: “La responsabilità più grande è quella di non permettere pienamente alle vite in gioco di sbocciare. Informazione, relazione e condivisione le parole-chiave perché un’accoglienza funzioni bene”.
E ha aggiunto parlando dell’incontro tra lui e sua moglie Alessandra con George, ragazzo accolto: “ È stato un sì che ha aperto la porta a tanti altri sì, una scelta dettata da necessità ma che è poi diventata un legame di cuore”.
Il primo ciclo di incontri si è infine concluso il 4 novembre con la testimonianza di Donatella, per tutti Dodi, Magnani, una donna forte e generosa che ha accolto due giovani tra le sue mura dimostrando ancora una volta come vivere insieme sia un’esperienza possibile per tutti.
Il futuro
E ora? Il nuovo anno si apre con una nuova fase del progetto: verranno inaugurate delle serate di incontro per famiglie e ragazzi interessati a partecipare al progetto “CondiViviamo”. Saranno incontri periodici, guidati dall’equipe del progetto, finalizzati a far conoscere potenziali protagonisti di coabitazioni ma anche a favorire il confronto e l’auto mutuo aiuto tra famiglie che già accolgono, volontari, operatori e giovani in uscita dai percorsi di accoglienza.
Un’occasione per far circolare le tante energie positive che già sottotraccia scorrono nella nostra città e per creare nuove connessioni e opportunità.
Nel frattempo cominceranno i primi abbinamenti e possibilità di accoglienza, ma continueranno anche gli incontri di sensibilizzazione nel territorio (parrocchie, gruppi e associazioni possono contattare l’equipe del progetto). Persone, famiglie, coppie interessate potranno continuare a candidarsi per partecipare al progetto in qualsiasi momento (scrivendo all’indirizzo e- mail: condiviviamo@ gmail. com o contattando il numero: 349 2352679, Massimiliano).
Silvia Sanchini