Molto spesso, e anche ilPonte Giovani l’ha fatto, si parla delle challenge, le sfide che spopolano in Rete e che coinvolgono i giovani di tutto il mondo, in un’accezione negativa. E non a caso: la maggior parte di quelle diventate famose negli ultimi anni, avevano a che fare con giochi pericolosi, sfide che potevano (e purtroppo hanno), portato a incidenti, ferite e, addirittura, anche vittime. Ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. A volte, infatti, le challenge su Internet sono innocue, leggere, divertenti. Altre, invece, fanno un passo ulteriore: oltre al divertimento portano con sé anche una grande dose di senso civico e utilità sociale.
Sfida… green!
E proprio in quest’ultima categoria ne rientra una molto interessante, soprattutto se analizzata nel contesto del periodo appena trascorso: il 22 aprile, infatti, è stato l’Earth Day, la Giornata Mondiale della Terra. Stiamo parlando della Trashtag challenge, dall’inglese trash (rifiuti), che ha come scopo quello di ripulire, ognuno nel proprio piccolo, l’ambiente in cui viviamo. Le regole sono poche e semplici: sono necessari solamente guanti da lavoro, sacchi per la spazzatura, un luogo pieno di rifiuti e tanta buona volontà per pulirlo a fondo. Infine, bisogna scattare una foto del luogo in cui si interviene, prima e dopo, mostrando così quanti rifiuti sono stati rimossi, e quindi quanto bene all’ambiente si è fatto. Le foto che i partecipanti scattano al paesaggio prima e dopo la sfida, rigorosamente affiancate, vengono postate sui vari social network per concludere in bellezza la challenge.
Una sfida social utile a noi e a chi ci sta intorno, non solo per migliorare le condizioni delle nostre città, ma anche per aumentare la sensibilità dell’opinione pubblica su un problema che ci riguarda molto da vicino, ossia l’eccessiva quantità di plastica che utilizziamo e soprattutto come sia continuamente smaltita nei modi sbagliati. E quando un’iniziativa di questo genere ha uno scopo etico e che ci sta particolarmente a cuore, ognuno è pronto a mettersi in gioco.
La diffusione della sfida
Lo dimostra il fatto che, a partire dallo scorso marzo, la Trashtag challenge è spopolata sul web, diventando una vera e propria tendenza. I post dei partecipanti non smettono di aumentare: in meno di dieci giorni dal lancio della sfida sono stati caricati in rete più di 400mila scatti, un numero ancora in costante crescita. Nonostante l’hashtag #trashtag sia comparso grazie ai metodi di condivisione forniti dai social network a partire dagli Stati Uniti, la challenge si è diffusa in tutto il mondo: sulle varie piattaforme l’hashtag #trashtagchallenge riunisce tutte le immagini che confrontano i luoghi delle più svariate parti del pianeta prima e dopo la sfida, e ci mostrano l’evidente miglioramento della loro condizione, accompagnato dalle espressioni soddisfatte dei partecipanti, in primo luogo ragazzi giovani.
È proprio a loro che Byron Roman, 53enne dell’Arizona, ha lanciato la sfida, riportando alla luce l’hashtag lanciato nel 2015 da una compagnia di illuminazione per esterni di Seattle, che invitava gli utenti della Rete a pulire il pianeta. Tutto è nato da un post su Facebook proprio di Roman, a partire dal quale il fenomeno Trashtag è diventato virale: insieme a due fotografie che ritraggono un uomo prima in una zona boscosa piena di rifiuti e poi accanto ai sacchi che li contengono tutti, vi era la frase: “Ecco una bella sfida per voi ragazzi annoiati!”. Una chiara provocazione ai giovani che spendono il loro tempo cercando le ultime tendenze proposte dai social network, spesso futili, che nella maggior parte dei casi non hanno uno scopo preciso, tantomeno etico, e possono rivelarsi pericolose per i partecipanti.
Una provocazione che, visti i risultati e la sua diffusione, porta all’ennesima conferma per quanto riguarda i giovani di oggi: quando si parla di ambiente, e della cura della nostra casa comune, il nostro pianeta, i giovani sono sempre in prima linea, pronti a tirarsi su le maniche e a dare il buon esempio. Anche (e soprattutto) ai grandi.
Giulia Cucchetti