Caro Ponte, anche quest’anno tv e giornali hanno ricordato la tradizione del Perdono di Assisi. Ma in che cosa consiste? Come è nata questa tradizione?
Gianni Mazza
I primi due giorni di agosto sono tradizionalmente legati, nella Chiesa, al Perdono di Assisi, ovvero l’indulgenza plenaria che San Francesco ottenne da Papa Onorio III nel 1216.
Cos’è l’indulgenza
È la cancellazione della pena che rimane in seguito ai peccati commessi e che serve a riparare il disordine causato dal peccato stesso. Attenzione, l’indulgenza non cancella i peccati, come a volte si pensa in maniera errata. Per il perdono è sempre necessaria la confessione sacramentale. La purificazione si può invece ottenere attraverso la preghiera, la mortificazione, le opere buone, la sofferenza e il penitente in questa riparazione non è solo. Può infatti attingere ai meriti infiniti di Cristo e a quelli dei santi. In virtù di questa comunione dei santi la Chiesa concede, a chi abbia le giuste disposizioni e compia alcuni atti prescritti, il beneficio dell’indulgenza.
Ma cosa rappresenta il Perdono di Assisi in un momento storico come quello attuale, in cui il Papa pone continuamente l’accento sulla misericordia di Dio? Lo abbiamo chiesto a padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro convento di Assisi:
“È la riscoperta di noi stessi e dell’altro. Di noi stessi perché prendiamo coscienza che siamo limitati e a volte sbagliamo e ci smarriamo; dell’altro perché continuamente le relazioni hanno bisogno di nutrirsi di perdono per ricominciare e riprendere il cammino. Le persone che non riescono a perdonare e a dimenticare hanno smarrito la loro umanità e diventano rancorose, avvelenando l’ambiente in cui vivono ma soprattutto il loro tessuto di vita”.
Il Perdono di Assisi nasce come una consuetudine francescana che però si è estesa a tutta la terra. Quale messaggio arriva da Assisi alla Chiesa universale e al mondo intero?
“Da Assisi parte un messaggio che si rinnova ogni anno e di cui si riscopre l’attualità: più perdoniamo, più diventiamo umani e capaci di accoglierci e accogliere. L’uomo che perdona, la donna che perdona, il giovane che perdona è un uomo, una donna, un giovane luminoso che sorride alla vita e la vita gli sorride”.
La storia
In una notte di luglio del 1216, mentre Francesco pregava nella Porziuncola, ebbe la visione sfolgorante di Gesù sopra l’altare insieme alla Santissima Vergine e a una moltitudine di angeli. Gli fu chiesto cosa desiderasse per la salvezza delle anime e il frate d’Assisi supplicò che venisse concessa la remissione delle colpe a quanti, confessati e pentiti, avessero visitato quella chiesa. Gesù glielo concesse a patto che Francesco domandasse al Papa l’indulgenza. Cosa che il santo fece subito a Perugia, dove Onorio era stato appena eletto dopo la morte di Innocenzo III il 16 luglio. Papa Francesco si recò pellegrino alla Porziuncola il 4 agosto 2016 in occasione dell’ottavo centenario del Perdono.
Le condizioni
L’indulgenza all’inizio fu concessa solo a chi avesse visitato la Porziuncola il 2 agosto. Con il tempo venne estesa a tutte le chiese francescane e poi a tutte le parrocchie, con la possibilità di visitarle da mezzogiorno del 1° agosto a tutto il 2. Per lucrare l’indulgenza plenaria sono necessari, oltre alla visita durante la quale si pregano il Padre Nostro e il Credo, la confessione e la comunione (possibili anche otto giorni prima o dopo quello della visita) e una preghiera secondo le intenzioni del Papa (di solito un Padre Nostro, un’Avemaria e un Gloria). Inoltre, è necessario avere un animo che escluda qualsiasi affetto al peccato, anche veniale.
a cura di Andrea Acali