L’Area Famiglia è stata quella più partecipata con 132 delegati, 91 uomini e 41 donne e 14 tavoli di discussione. La relazione è molto ampia. Di essa pubblichiamo la quarta parte dedicata alle “SCELTE POSSIBILI”.
Diverse le proposte. In alcuni gruppi si è vissuta una certa difficoltà ad immaginarsi qualcosa di diverso da quello che già si fa, pur avendone ben presenti i limiti.
Più importante delle singole proposte è lo stile pastorale che ci si propone di rinnovare: il modo di essere e di fare, nei presupposti e negli atteggiamenti prima che nelle attività.
… del singolo
– Dobbiamo diventare maestri di umanità, ciascuno secondo i propri carismi. Tutti si devono sentire accolti per ciò che sono. Dobbiamo imparare a valorizzare ogni occasione di incontro.
– Dobbiamo migliorare noi stessi
– È fondamentale la formazione di operatori pastorali – laici capaci di relazione, di contatto:
– con la consapevolezza che abbiamo ricevuto lo Spirito Santo e che lo Spirito ci precede.
– che sappiano accogliere e rispondere ai bisogni delle persone
– che oltre alla formazione ecclesiale e pastorale abbiano una formazione psicologica, sociale e relazionale che li formi all’incontro con l’altro
… della comunita’ cristiana
La più importante testimonianza per le famiglie è rappresentata dalla comunità cristiana.
In quest’ottica appare proficuo
1. Accompagnare e farsi prossimi, farsi vicini all’altro, così com’è e dove è
• Rivedere tempi e spazi dell’azione pastorale in nome della “prossimità creativa”: farsi prossimi agli altri nella quotidianità e nelle necessità familiari, per rendere incarnato l’annuncio del Vangelo. Per far ciò è indispensabile potenziare la preghiera e la capacità di lavorare in modo trasversale.
• Porre le basi per un accompagnamento costante delle famiglie ad opera di altri laici partendo dai momenti dei sacramenti e puntando alla crescita di relazioni tu per tu.
• Seguire le coppie giovani sposate; creare una rete pre e post matrimonio.
• Momenti di accompagnamento per coppie conviventi, divorziati, omosessuali dove non si abbia la pretesa di insegnare nulla ma si cerchi di affiancarsi.
• Costruire percorsi ad hoc sia di tipo spirituale (tenendo conto del grado di maturità nella fede) sia di tipo concreto, anche con sostegno economico
• Creare luoghi e spazi per il dialogo intergenerazionale che si è interrotto.
• Occorre sviluppare la capacità di ascolto e ampliare gli spazi dedicati a questo. Alcuni esempi possono essere il momento delle Benedizioni se la famiglia del gruppo familiare di riferimento accompagna il parroco ad incontrare le famiglie, lo sviluppo momenti di ascolto, l’organizzazione di momenti di festa di popolo per incrociare le famiglie vicine e testimoniare la pienezza della vita vissuta alla luce del Vangelo.
• creare in comunità una rete di famiglie che condivida esperienze profetiche (es. accudire insieme un anziano o accogliere un bambino in affido o supportare una famiglia in difficoltà); il linguaggio della solidarietà e della carità è il più universale ed evangelico;
• Creare percorsi di fede con le coppie conviventi anche aprendo la loro partecipazione ai gruppi famiglia
• Individuare figure laiche intermedie – singole o famiglie -, diverse dall’educatore, che diventino riferimenti del loro gruppo, prendendosi a cuore i partecipanti nel coinvolgerli le nella partecipazione delle attività in un’ottica di <+cors>peer education.
2. Sinodalità permanente e diocesi
• la sinodalità come ‘modus operandi’ di ogni scelta all’interno della chiesa, dalle scelte pastorali, l’avvicendamento dei parroci, alle scelte organizzative: la Chiesa come realtà sinodale di popolo
• fare a livello diocesano una assemblea sinodale annuale in cui riflettere su specifiche tematiche e scegliere le necessità da trattare per l’anno a venire.
• Cercare di avere lungimiranza nei percorsi di fede proposti a livello diocesano, non proporre ogni anno strumenti nuovi o diversi che non danno continuità (susseguirsi di cenacoli del vangelo, gruppi d’ascolto della parola, altre strategie…) ridurre il numero delle proposte diocesane e coordinare meglio quanto esistente o in programmazione
• pensare a nuove ministerialità di vicinanza, prossimità.
• Agire ora per non dover subire il futuro i cambiamenti dovuti alla assenza di preti e alle conseguenti realtà ecclesiali molto più grandi per ciascun sacerdote
3. Sinodalità permanente e primato della relazione: la parrocchia così com’è non può farcela, bisogna ripensare il modello di parrocchia.
• La sinodalità deve essere il modo permanente ed ordinario di vita comunitaria: applicare il metodo sinodale nei più svariati ambiti della vita parrocchiale.
Cosa vuol dire questo nel metodo di organizzazione di una parrocchia?
• Che le singole comunità scelgano il cammino da seguire indipendentemente dal parroco di turno, incentivando autonomia e la crescita di adulti nella fede che si facciano carico delle varie necessità parrocchiali. Il parroco faccia il pastore, compagno presente nel cammino di ciascuno e non il manager. Rompere il vizio clericale sui diaconi permanenti: non sono preti mancati, hanno compiti diversi. Necessaria una maggior valorizzazione del sacramento sponsale e quindi della figura della moglie. In tal senso incrementare la centralità dei laici nella vita parrocchiale.
• Potare attività non necessarie, perché possono essere fatte da altri soggetti (cooperative, associazioni…), per liberare persone ed energie da spendere nella formazione dell’affiancamento fra laici
• Potenziare gruppi della Parola di Dio, esplicitamente rivolti a famiglie.
• Liturgia della parola con omelia condivisa con le famiglie.
• Incentivare il cambio di mansioni fra operator pastorali e all’occorrenza suggerire un anno sabbatico se il servizio offerto non è più fatto con il sorriso ma è un peso.
• importanza della zona pastorale per l’offerta di servizi e di formazione.
4. Pastorale familiare: pervasiva ma non generica
• La pastorale per le famiglie dovrebbe avere un indirizzo comune a livello ecclesiale a prescindere dai gruppi di appartenenza, perché interessa tutti e per non disperdere energie e vanificare sforzi con proposte analoghe ripetute.
• C’è chi propone un cammino costante per le coppie, valido in tutta la diocesi, per tutte le parrocchie riferito alle coppie in preparazione al matrimonio, alle coppie di sposi, alle coppie di fatto, alle coppie di nuova unione.
• Chi sottolinea la necessità di una missione ampia e specifica alla famiglia, nella famiglia e per la famiglia;
• In generale, la necessità di portare l’evangelizzazione alle famiglie al di fuori degli spazi parrocchiali: ANDARE VERSO….
• creare una rete di condivisione delle esperienze positive sperimentate nelle varie parrocchie e movimenti, una sorta di patrimonio comune di idee cui attingere per la propria comunità;
• creare un accompagnamento familiare dei seminaristi e dei sacerdoti e parroci;
• creare percorsi di catecumenato matrimoniale; in generale un catecumenato che accompagni continuativamente tutte le tappe della vita, senza sulla base di un forte fondamento teologico;
• È indispensabile un lavoro comune sul Magistero della Chiesa; questo è un tempo propizio.