Nel giorno dell’Atto di affidamento dell’Italia a Maria, mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, riflette con noi sul significato di questo gesto per la comunità ecclesiale e civile.
“È un affido che giunge dopo un periodo doloroso, in cui tante persone hanno vissuto nella preghiera questa fase così complicata e difficile. Abbiamo affidato a Maria questo tempo, le nostre passioni, la volontà di camminare verso il Signore. È l’affido di tutte quelle persone che si sono spese per gli altri pensiamo agli operatori della sanità -, di tante famiglie che vivono situazioni di sofferenza o hanno visto lutti. È l’affido anche del mondo del lavoro, tra i più colpiti. È un affido dell’intero nostro Paese”.
Perché la scelta del santuario di Caravaggio?
“La scelta ci è sembrata opportuna per due aspetti significativi: anzitutto perché si trova in Lombardia, Regione colpita dall’epidemia più di altre; poi perché, sorgendo in provincia di Bergamo e nella diocesi di Cremona, unisce due territori flagellati dal virus”. Nei giorni scorsi, papa Francesco ha invitato “alla prudenza e all’obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni”.
Le sue parole sono state interpretate da alcuni quasi come una presa di distanza rispetto alla posizione espressa dalla Cei nella nota in cui esprimeva il disappunto dei vescovi per il Dpcm. “Le parole del Santo Padre sono riferimento per il cammino da compiere da qui alle prossime settimane.
In quelle parole non c’è contrapposizione con la Chiesa italiana: il Papa sostiene da sempre e con paternità il nostro agire. La Chiesa ha un’armonia polifonica, non contrapposta nelle sue voci, ma unita dalla comunione e dall’umanità. Non tenere conto della prudenza e dell’obbedienza alle disposizioni significherebbe essere ciechi e decontestualizzati rispetto al vissuto di tristezza e dolore con cui stiamo ancora facendo i conti.
Nascono da questa passione per l’umanità anche le parole dei vescovi italiani. Nessuna fuga in avanti, dunque; né tanto meno irresponsabilità verso le regole o strappo istituzionale. Il confronto e il dialogo con le Istituzioni governative – anche in qualche passaggio dai toni forti – non è mai venuto meno, all’insegna di una reciproca stima”.
A che punto è l’elaborazione del Protocollo per le celebrazioni eucaristiche? “Il dialogo con le Istituzioni governative è quotidiano e all’insegna di una collaborazione leale. Da lunedì abbiamo la possibilità di celebrare le esequie; stiamo lavorando da un paio di settimane su un Protocollo per le celebrazioni eucaristiche, che minimizzi al massimo il rischio del contagio: preservare la salute di tutti deve essere un interesse primario”.