L’Italia è ad un bivio, per la sua sopravvivenza economica e per la sua dignità come nazione. Il sovranismo della Lega dovrà ora rivelare il suo vero volto. Potrà moderarsi e guidare il paese verso una sicurezza sociale ed economica all’interno delle regole comunitarie o invece radicalizzarsi e dunque portare all’isolamento. Se Salvini intendesse continuare ancora per qualche tempo la sua campagna elettorale «futurista» – sempre avanti, senza mai dare tregua, contro chiunque si metta di traverso – così da accumulare altri consensi elettorali allora il Paese rischia grosso. Del resto le premesse per essere preoccupati come comunità di credenti ci sono tutte. Il rosario esibito di Salvini è l’emblema di una profonda scelta antireligiosa. Tutte le destre politiche hanno tra i loro simboli Dio e la patria, ma nessuno esibisce il rosario. Anzi, è comune cultura europea non fare dei simboli religiosi un’ostentazione provocatoria. È evidente che la Lega vuole portare dentro la Chiesa una polemica per indebolirla o intimorirla. Si fa scudo del voto di tanti cattolici, uomini e donne che hanno paure come tutti. Anziché ricostruire il campo di una interlocuzione intelligente con il sentimento religioso, non necessariamente solo cattolico, del paese, la Lega ha preso di mira i media cattolici e la Chiesa cercando di trascinarla in una competizione di potere, sfidandola a scendere sul terreno di un cattolicesimo esibito. È una strategia tipicamente «pagana» che trasforma i simboli religiosi in un deposito di ombre a disposizione di tutti secondo le convenienze. Il tentativo più grossolano è quello di separare i cattolici italiani dal loro pastore d’eccezione che è Papa Bergoglio, cercando di sfruttare le resistenze di un certo mondo conservatore: è come se dicesse che sua Santità può fare quello che vuole, tanto poi ai suoi fedeli parla Salvini e se li prende con qualche slogan più efficace del Vangelo.
Anche la Chiesa ha le sue responsabilità: non è stata capace di educare i suoi fedeli a scegliere e forse non ha sostenuto abbastanza coloro che, malgrado tutto, si esponevano per il bene comune, lasciando troppo soli donne e uomini coraggiosi. Adesso ha di fronte una sfida neopagana che non ragiona più in termini teologici, ma post ideologici, come se la storia non contasse. Legge e ordine sono lo slogan perfetto per mettere a tacere ogni inquietudine e soprattutto per assolvere molti atei devoti. La comunità cristiana deve resistere alla spoliazione del patrimonio di umanità e di solidarietà della Chiesa, per restituire alla storia civile italiana quella matrice religiosa, non clericale, che è stata la radice anche di altre grandi culture politiche laiche.
Beppe Tognon