La qualità resta alta, ma la campagna per l’ennesimo anno è scarsa. E le api sono importanti per la riproduzione di piante e aumentano la qualità dei frutti prodotti
Ancora un altro anno disastroso per la produzione di miele. Dettori: “C’è un problema di cibo per le api, non riescono ad alimentarsi”.
Einstein diceva che “senza api l’uomo non può vivere per più di quattro anni”.
Il clima ha influito negativamente.
Si alzano un po’ i prezzi ma non basta
Chi sperava in una stagione dolce e di una definitiva ripresa della produzione, resterà perlomeno con un po’ di amaro in bocca. La situazione meteorologica, infatti, ha influito sullo stato delle arnie e il dolce prodotto delle api quest’anno sarà ancora misero. Ci sono alcune piccole eccezioni, enclavi dove la produzione si è parzialmente salvata, ma per il resto della produzione in provincia il raccolto è stato disastroso. Carlo Cuccia, storico apicoltore biologico di Vergiano e divulgatore dell’apicoltura, non ha dubbi: “ Siamo in presenza di una pessima stagione per gli apicoltori riminesi, – assicura – il caldo torrido estivo ha influenzato negativamente le produzioni. Ci sono rare zone in cui la raccolta è stata più accettabile, in alta collina e in Valmarecchia, eccezioni appunto”.
Il repentino ritorno del freddo primaverile, dopo un inizio di anno eccezionalmente caldo, ha messo a dura prova le coltivazioni e l’apicoltura nella provincia di Rimini. La grandinata del 20 aprile è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, specie nelle zone collinari e montane. “ A risentirne particolarmente è stata l’apicoltura, con le basse temperature che hanno impedito alle api di produrre miele, mettendo a rischio la produzione di miele di acacia, un prodotto rinomato del territorio” evidenzia il vicedirettore di Coldiretti Rimini Giorgio Ricci.
Oltre al meteo non favorevole, le api – e gli apicoltori – sono sempre alle prese con i problemi causati da varroa e parassiti.
Quello di Marco, apicoltore di Verucchio, è un caso classico. “ Anno scorso ho prodotto 220 kg, quest’anno con il doppio di famiglie appena 80 kg”. Stagione da dimenticare, dunque?
“Già. – è sconsolato – Il tempo non permissivo, i venti forti e le piogge di fine maggio non hanno permesso per l’acacia alle api di aderire alla fioritura. In zona ci siamo salvati con il girasole e altre fioriture, e il millefiori prodotto sarà di colore molto scuro”.
Anche Marco deve fare i conti con i problemi delle api. “ Tre famiglie morte su ventiquattro, dovute all’infestazione di varroa e sofferenza di polline, e le api sono deboli”.
Con questa produzione a scartamento ridotto che prezzi avremo? “ I prezzi si alzeranno un poco, come avviene da qualche anno. Sia a causa dell’alta mortalità che ovviamente determina un aumento dei costi di produzione, sia perché in tutto il mondo si registra una flessione nella produzione”.
Per Cuccia le quotazioni potranno assestarsi sui 10-12 euro il millefiori, e tra i 16-18 euro al kg l’acacia. Ma i prezzi possono anche variare da apicoltore ad apicoltore.
Angelo Dettori è uno dei principali produttori di miele della provincia di Rimini (e non solo). “ La cattiva stagione è un sommarsi di concause. – spiega – Purtroppo la bassa produzione è una costante degli ultimi dieci- undici anni, le prospettive sono basse e a livello politico non siamo seguiti. Al contrario, lo sviluppo dell’apicoltura è notevole, con alveari raddoppiati in Italia dal 2015 al 2020, e si erano già impennati negli anni 80”. Dettori allarga il discorso. “ Al di là del clima, le api non trovano da mangiare. Non c’è cibo per tutti, la terra non è bene inesauribile” mette in guardia l’esperto.
Tanti produttori ma quelli locali iscritti all’ARA (Associazione Romagnola Apicoltori), con sede a Bagnacavallo sono appena una decina su un totale di 373 (dato fine 2023).
A questi apicoltori, però, vanno aggiunti gli iscritti alla Associazione Forlivese Apicoltori e i tanti hobbisti che preferiscono il semplice fai-da-te.