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C’È OLIO PER TE

Una stagione dai due volti: più olive ma rese basse

La qualità, invece, mette tutti d’accordo: ottima
Sabrina Paolizzi, Arpo: “Non ci saranno variazioni significative di costi”

Quello riminese è l’orcio della regione Emilia-Romagna. Il 70% di tutta la produzione regionale, infatti, batte bandiera riminese con 2.700-2.800 produttori (su circa 4.000 totali) e 650.000 piante che occupano 2.825 ettari di terreno. In regione si stimano un milione di olivi su una superficie approssimativa di 5.000 ettari.

Si tratta in larghissima parte di piccoli produttori, il cui olio è destinato all’autoconsumo e ai conoscenti.

Oltre ai numeri c’è di più. L’olio d’oliva riminese infatti è limpido, profumato e gustoso. La qualità su cui gli esperti “giurano”, sarà accompagnata quest’anno dalla quantità sulle tavole della provincia? Gli esperti parlano di olive con tanta acqua all’interno e dunque di una resa piuttosto bassa, ma la produzione si preannuncia molto abbondante, per cui il risultato finale di olio dovrebbe aggirarsi sulle cifre 2023.

Sul territorio riminese insistono ventidue oleifici. La media produttiva è di 2,5 quintali a produttore su un totale di circa 6-7mila quintali in annate normali. La campagna 2024 potrebbe assestarsi sui 35.000 quintali, ma la differenza potrebbe farla la resa.

Sabrina Paolizzi, responsabile dell’ARPO di Rimini, l’Associazione Regionale tra produttori olivicoli dell’Emilia Romagna a cui fanno capo i singoli produttori d’olio e le forme organizzate di produttori, fa il punto della situazione.

Paolizzi, quali sono le previsioni?

“Per quantità di oliva ci avviciniamo ai risultati del 2022 (allora 86.000 quintali): 80.000 quintali a livello regionale, 35.000 quintali nel riminese.

Un aumento deciso rispetto ai 31.000 quintali raccolti

in regione lo scorso anno, 11.900 nel riminese. Il 2023 fu un’annata disastrosa. C’è però il lato negativo della medaglia”.

Si spieghi.

“Le rese. Nel 2023 a fronte di una produzione disatrosa la media fu intorno al 13% (e persino qualcosa in più), quest’anno siamo tra il 10 e l’11%, con punte più basse dell’8% e i migliori risultati tra 11,5-12%.

La raccolta non è spedita, a causa del maltempo, speriamo ci regali qualche percentuale migliore”.

Non si segnala però presenza significativa di “mosca”.

“Il caldo siccitioso estivo ha tenuto a freno la «mosca», è vero. Con le temperature tiepide attuali sta lavorando ma la sanità delle olive non presenta davvero alcun problema. Con il caldo estivo le olive erano sotto pezzatura, poi sono arrivate le piogge periodiche ma ormai la pezzatura era quella: l’oliva si è solo riempita di acqua, non di olio”.

Rese basse, dunque. Ma quale qualità di olio possiamo attenderci?

“Il prodotto sarà qualitativamente davvero notevole. E il mercato sta sempre più apprezzando l’olio riminese, la Dop e soprattutto il Bio, che a livello commerciale si sta consolidando sempre di più”.

Parliamo di costi.

“Con un’alta produzione di oliva ma rese così basse, i costi di produzione diventano sempre più importanti. È difficile ora ipotizzare un prezzo, ma non credo che l’olio 2024 si discosterà molto dal prezzo del 2023. E 12 euro al lt per un olio di qualità oggi è davvero una soglia minima”.

Come si comporta l’olio riminese a livello commerciale?

“Si vende bene. Serbatoi e cisterne, anche dei piccoli produttori, sono a secco. Non c’è davvero il rischio di sovraproduzione, anzi se i produttori avessero ulteriori riserve lo si potrebbe commercializzare tutto”.