In cinque anni cinquemila occupati in meno per la provincia di Rimini. è quanto emerge da un’attenta analisi del trend relativo ai lavoratori e lavoratrici con un lavoro dipendente (totalmente o parzialmente regolare) che dal 2010 al 2015 (ultimo anno rilevato) sono diminuiti da 104 a 99 mila circa. è vero che nel 2015 c’è stato un piccolo recupero, complice il Job Act, ma si tratta solo di poche centinaia di persone.
Il calo è da addebitare quasi per intero agli occupati a tempo determinato, che si sono dimezzati (da 32 a 17 mila unità). In parallelo, si è assistito ad una esplosione del lavoro stagionale (caratterizzato per una certa ciclicità, come il turismo balneare, ma anche alcuni impieghi saltuari in agricoltura, legati ai ritmi delle stagioni e dei prodotti) che da 8 mila balza a 21 mila addetti coinvolti (+252 %), a discapito, parrebbe, del tempo determinato.
Qualche risultato l’ha ottenuto l’ultima riforma del lavoro – il Job Act, appunto – varata dal Governo Renzi, se è vero, come indicano i numeri, che i contratti a tempo indeterminato, nel 2015 (anno della decontribuzione delle assunzioni), sono aumentati, rispetto l’anno prima, di 3,7 mila unità, in pratica assorbendo per intero il calo del tempo determinato e facendo tornare questa tipologia contrattuale ai livelli del 2010.
In sintesi, nel quinquennio analizzato, in un contesto di lavoro declinante, si riduce quello precario (determinato e stagionale) mentre resta stabile, anche in termini assoluti, quello di lunga durata. Ad essere ottimisti, un piccolo miglioramento.
Ma le buone notizie sembrano finire qui. Già nel primo semestre 2016, stando all’osservatorio del lavoro della Regione, su un totale di 55 mila assunzioni effettuate in provincia di Rimini, i contratti a tempo indeterminato hanno superato di poco le 5 mila unità. Sono state cioè un 10 per cento scarso, meno del 15 per cento registrato mediamente in Emilia Romagna. E qualcosa di simile sta avvenendo anche a livello nazionale.
Non smette di crescere, invece, il pagamento del lavoro tramite voucher (buoni che al datore di lavoro costano 10 euro, di cui 7 vanno al lavoratore), soprattutto nel turismo, che sono passati, a Rimini, da 1,6 milioni per tutto il 2015 a 1,8 milioni solo nei primi dieci mesi del 2016.
C’è SETTORE E SETTORE…
Il calo dei lavoratori dipendenti, nel periodo in esame, non è stato però generalizzato e si è concentrato prevalentemente nelle costruzioni, dove questi sono passati da circa 7 mila a 4,3 mila unità, nel manifatturiero (da 19,5 a 17 mila) e nel commercio (da 16,3 a 15,4 mila). Perfino il settore turistico (alberghi e ristoranti) ha perso poco meno di un migliaio di lavoratori (meglio lavoratrici, visto che le donne coprono quasi due terzi degli addetti). Questi numeri non considerano, però, l’esplosione del fenomeno voucher che trova nel turismo una consistente diffusione. In controtendenza la sanità e l’assistenza sociale.
QUANTE GIORNATE LAVORATIVE?
Come è facile intuire un lavoro stagionale ed uno annuale non sono la stessa cosa. Così si può scoprire che le giornate lavorative annuali 2015, per cui alla fine si pagano i contributi, da cui verranno calcolate le future pensioni, vanno da un minimo di 120 giorni nel turismo, ad un massimo di 291 giornate nelle attività finanziarie e assicurative, seguite da 264 giornate nel manifatturiero, 256 giornate nella sanità e 254 giornate nei trasporti e 242 nel commercio. A decrescere tutti gli altri settori.
Questi numeri ci dicono una cosa molto semplice: ci vogliono le giornate lavorative di più di due lavoratori regolari nel turismo, dove la stagionalità la fa da padrone, per arrivare a quelle di un addetto nel settore manifatturiero. In altro modo: i 28 mila dipendenti riminesi del turismo (di cui circa 18 mila stagionali) hanno totalizzato, nel 2015, 3,4 milioni di giornate di lavoro retribuite contro i 4,5 milioni dei 17 mila addetti nella manifattura. Cioè un quinto in meno, pur essendo molto più numerosi.
Nel 2015, rispetto al 2010, sono aumentate, seppure di poco, le giornate lavorative nel turismo, sanità, manifatturiero e commercio. Stabili o in calo negli altri settori.
POVERI E “PAPERONI”
C’è un ulteriore aspetto che marca la differenza del lavoro tra i settori economici: le retribuzioni medie giornaliere per dipendente. Quelle del turismo sono le più basse (59 €), mentre a pagare meglio sono le banche e le assicurazioni (136 €). In mezzo ci sono le retribuzioni di tutti gli altri settori: al secondo posto, tra i più pagati, i lavoratori del manifatturiero (88 €), quindi il trasporto (85 €). Si dirà che, soprattutto nel turismo, la diffusione del fuori busta compensa parzialmente le basse retribuzioni ufficiali. Non è lo stesso che avere un lavoro totalmente regolare.
Dividendo gli importi sopra riportati per otto ore di lavoro giornaliere si ricava un compenso orario variabile tra i 7 euro/ora del turismo, ai 17 euro/ora delle banche, passando per gli 11 euro/ora del manifatturiero. Importi orari, escluso la finanza, comunque inferiori alla media di 14 euro/ora dell’area euro.
Complessivamente, ancora una volta è il manifatturiero a pagare, nel 2015, il monte annuale delle retribuzioni più elevato: 396 milioni di euro, a fronte dei 199 milioni di euro del turismo, 283 milioni di euro del commercio, 88 milioni di euro dei trasporti, 105 milioni di euro delle finanze e meno tutti gli altri.
In sintesi, il manifatturiero, spesso ritenuto un settore quasi al margine dell’economia locale, al contrario, anche per Rimini, è quello che paga regolarmente il monte salari più elevati.
Dato il peso del turismo, che paga salari relativamente bassi, nella classifica delle retribuzioni medie lorde provinciali, Rimini, secondo elaborazioni recenti di jobpricing.it, con meno di 28 mila euro nel 2016 è l’ultima in Emilia Romagna e 48esima in Italia (la provincia con le retribuzioni più alte è invece Parma con 31 mila euro).
Tutto questo mentre in Italia, secondo Eurostat, il costo orario del lavoro nel terzo trimestre 2016 è diminuito dello 0,5 per cento, contro un aumento dell’1,5 per cento nell’area euro.
Primo Silvestri