“Vivere insieme, per noi preti, è un dono del Signore. Dobbiamo saperlo valorizzare”.
Si esprime così don Claudio Comanducci, co-parroco a Bellaria con don Giorgio Budellini.
“Ho dovuto imparare due volte a fare vita comune: prima con don Tonino, che il Signore ha voluto chiamare a sé in pochi mesi, e adesso con don Giorgio. Però ho sempre creduto nella comunione fraterna, anche se non mancano certo le difficoltà. La cosa migliore per imparare a vivere in comune è quella di guardare sempre le cose belle e buone che ognuno ha, altrimenti è la fine”.
A Bellaria l’Unità Pastorale si è costituita nel settembre scorso, dopo la morte di don Tonino. In realtà però don Tonino e don Claudio, insieme al cappellano di allora don Davide, facevano già vita comune, con programmi pastorali comuni e vivendo insieme nella stessa casa. Poi le vicende hanno costretto il Vescovo e i preti a una revisione e ridistribuzione delle risorse in modo diverso fra le parrocchie: il parroco di San Mauro Mare è stato chiamato a condividere con don Claudio il servizio pastorale di Bellaria Mare (Sacro Cuore), di Bellaria Monte (S. Margherita) e di San Mauro Mare (S. Maria Goretti), mentre don Davide (detto Pedro) era passato nel frattempo a Savignano.
“Abbiamo iniziato il lavoro pastorale comune un po’ in sordina, perché quando si è costituita la nuova Unità, nelle singole parrocchie ognuno aveva già avviato un certo programma. Soprattutto ci trovavamo su diverse lunghezze d’onda per quanto riguarda la catechesi: a Bellaria Mare e Monte avevamo adottato già da quattro anni la proposta diocesana del cammino catecumenale, mentre a San Mauro Mare si era continuato col programma tradizionale. In ogni modo questo primo anno è stato un anno di rodaggio. Adesso incominceremo a programmarci con una pastorale più armonizzata fra di noi e con le proposte diocesane”.
Visto che a Bellaria Mare avete adottato il metodo diocesano della catechesi di Iniziazione, qual è il primo bilancio?
“Abbiamo concluso l’itinerario del primo gruppo. Adesso l’esperienza passa alla mistagogia, al tempo cioè dell’oratorio parrocchiale. I ragazzi si vedono al mercoledì coi loro educatori-animatori: dai primi passi, la proposta sembra promettere bene. Un segno indicativo può essere il numero dei ragazzi iscritti al campeggio estivo: siamo passati dalla quarantina degli anni scorsi agli oltre sessanta di quest’anno”.
Torniamo alla nuova Unità e alla sua fisionomia attuale.
“L’Unità pastorale è costituita, come già accennato, dalle parrocchie di San Mauro Mare, Bellaria Monte e Bellaria Centro, ognuna con la sua chiesa. In più c’è la chiesa della Cagnona nella quale celebriamo la messa domenicale e, in estate, anche una messa prefestiva”.
Oltre alle chiese, avete anche altre strutture per l’aggregazione dei parrocchiani e le attività giovanili?
“Nei pressi delle chiese generalmente ci sono spazi per le attività ludiche dei ragazzi, ma anche sale e teatri per attività più culturali. In particolare a Bellaria Monte dove lo spazio in campagna è più ampio, ci sono campi da gioco, anche se i ragazzi preferiscono aggregarsi a San Mauro Mare presso il parco comunale, adiacente alla chiesa. Un’esperienza tutta particolare è quella avviata da don Davide presso la Casa Marvelli alla Cagnona, una casa un tempo usata dalle suore e oggi utilizzata per convivenze di gruppi giovanili. Così i giovani delle nostre tre parrocchie possono fare esperienza di vita comune, per una crescita umana e religiosa”.
Più la realtà si allarga e più si complica e più c’è bisogno di allargare il sistema di comunicazione: come vi organizzate per far sapere a tutti le iniziative e le esigenze dell’Unità Pastorale?
“Grazie a Dio esisteva già dai tempi di don Tonino una bella rete di messaggeri per far giungere ad ogni famiglia le notizie più importanti e di interesse comune. Don Giorgio ha aggiunto un giornalino che di tanto in tanto arricchisce l’informazione con esperienze e attività varie”.
Un’altra curiosità: con una realtà che raggiunge e supera i 13.000 abitanti, dalle 4 alle 5 mila famiglie, come avete affrontato la visita alle famiglie per la benedizione pasquale?
“Per la prima volta abbiamo sperimentato la «missione» dei laici: abbiamo preparato e inviato a due a due, via per via, i messaggeri di quel luogo, poi noi preti andavamo a concludere la visita con un incontro comune. Così non abbiamo interrotto il rapporto capillare con la gente, altrimenti impossibile”.
Voi siete parroci in solido, cioè alla pari in ognuna delle parrocchie, ma praticamente come vi organizzate per le messe e per la gestione ordinaria delle parrocchie? Avete settori specifici di cui ognuno si occupa?
“Per le messe, che in estate sono molte <+nero>- spiega don Giorgio – <+testo_band>(16 tra Bellaria a San Mauro), ci aiuta un sacerdote studente a Roma … anzi quest’anno sono due. Durante tutto l’anno don Claudio e io giriamo da una parrocchia all’altra indistintamente: facciamo un programma settimanale, domenicale e feriale, in modo che i fedeli ci possano vedere e incontrare, almeno nel momento della messa. Per una nuova organizzazione dei settori della pastorale dovremo fare qualche progetto a partire dal prossimo anno pastorale”.
Mi risulta che nelle vostre parrocchie avete anche un diacono permanente. In che modo vi è di aiuto?
“Il diacono Doriano non è propriamente della nostra parrocchia. Viene da Viserba, ma lavora con noi, già dai tempi di don Tonino. È un aiuto prezioso perché, oltre alla liturgia, si occupa particolarmente dei gruppi di sposi, dei corsi prematrimoniali e incontra i genitori dei bambini di catechismo. Fa parte a pieno titolo della nostra équipe pastorale”.
Come équipe di preti e diacono avete momenti comuni di preghiera e di confronto pastorale?
“Don Giorgio e io – riprende don Claudio – viviamo nella stessa canonica di Bellaria Mare e quindi facciamo vita comune, con la mensa comune. Col diacono ci incontriamo una mattinata alla settimana per pregare, riflettere sulla Parola di Dio e confrontarci sui problemi pastorali. Quella è anche l’occasione per il diacono di pranzare insieme a noi. È nostro desiderio realizzare anche una giornata al mese di ritiro, uscendo dalla parrocchia… Speriamo di riuscirci dopo l’estate”.
Siete una Unità Pastorale inserita in una Zona Pastorale: quali sono i rapporti con le altre parrocchie?
“Le altre parrocchie sono Igea e Bordonchio. Con don Marco, don Enzo e don Emmanuel ci incontriamo settimanalmente per la preghiera e la condivisione sulla Parola di Dio, ma anche per confrontarci su alcuni settori della pastorale che richiedono una certa omogeneità. Naturalmente le due parrocchie di Igea hanno un loro cammino autonomo. Ciò su cui puntiamo maggiormente è di costituire una certa unità nella formazione degli operatori pastorali e nella pastorale giovanile”.
Ma la gente come ha reagito a questa “rivoluzione” parrocchiale?
“La prima fatica l’abbiamo fatta e la facciamo noi preti, bisogna riconoscerlo; ma anche i laici sanno erigere i loro campanili”.
Egidio Brigliadori