Un passaggio d’epoca e un’epoca di passaggio: un panorama complesso per tutti, figuriamoci per i cristiani in politica, quelli stessi a cui Papa Francesco raccomanda sì di fare politica, ma politica con la “P” maiuscola, esortazione espressamente rivolta ad Azione Cattolica.
Da tale invito ha preso spunto l’incontro andato in scena giovedì 10 maggio, nella Sala del Giudizio, presso il Museo della Città di Rimini, in contemporanea con quello organizzato dalla Fondazione Giovanni Paolo II al Cinema Tiberio. L’introduzione è toccata a Manuel Mussoni, presidente diocesano di Azione Cattolica, il quale ha ricordato il compianto Mario Agnes, scomparso il giorno precedente, presidente di Azione Cattolica dal 1973 al 1980 e direttore dell’Osservatore Romano dal 1984 al 2007. Nel pensiero e nel lavoro di Agnes erano già presenti temi quali la valorizzazione delle realtà locali, le difficoltà dell’annuncio della Fede nel contesto multiculturale, la complessità della lettura dei segni dei tempi e l’importanza dell’educazione al pensiero critico, ovvero proprio gli argomenti sviluppati dai protagonisti della serata: il prof. Matteo Truffelli, presidente nazionale di Azione Cattolica dal 2014 e docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Parma, e il prof. Piergiorgio Grassi, riminese, docente di Filosofia delle religioni all’Università di Urbino.
Truffelli, il cui ultimo libro si intitola proprio La P maiuscola (editrice Ave, 2018), ha evidenziato come Azione Cattolica, quasi paradossalmente, sia nel tempo cambiata per rimanere fedele a se stessa, al pari dell’intero mondo cattolico, ecclesiale e laico, affinché restasse concreto l’impegno nella storia e nella società. L’attività politica dei credenti, infatti, si fonda sulla costante ricerca dell’equilibrio necessario ad individuare i modi più consoni per l’evangelizzazione, che richiede di discernere tra ambito e strumenti: se il primo è la politica, i secondi non possono essere quelli del potere nella sua accezione peggiorativa, semplificazioni ed ideologizzazioni che impediscono di leggere la realtà e chiudono le prospettive, poiché l’azione politica, al contrario, deve trarre forma e sostanza dal farsi carico della realtà, dall’impegno nella carità, da una passione educativa che guidi a scelte consapevoli e al rifiuto della “via breve” del farsi dire cosa pensare. “Il bene comune – è la conclusione di Truffelli – si può costruire solo in comune, a partire dalle realtà locali, all’interno delle quali è più facile creare alleanze e gettare i semi del dialogo”.
E proprio Dialoghi, titolo esplicitamente programmatico, è la rivista che il prof. Grassi ha diretto dal 2009 al 2016 ed alcuni degli editoriali della quale costituiscono la prima parte del suo libro Fede e laicità nel passaggio d’epoca (editrice Ave, 2017). Impegno politico e culturale, per Grassi, non possono essere degli optional: “Una coscienza credente – ha spiegato il professore, che in passato ha ricoperto anche incarichi politici a Rimini e provincia – vive in pieno la realtà, senza chiusure, comprendendo la necessità di decentrare lo sguardo per vedere ciò che normalmente non si vuole o non si è portati a vedere”. Leggere i segni dei tempi non è cosa semplice, basti pensare a come la coscienza collettiva sia mutevole nei confronti di grandi questioni come quella europeista, che ha visto il rapido cambiamento dall’entusiasmo all’euroscetticismo, oppure superficiale nella scarsa considerazione del concetto di democrazia partecipata contenuto nella nostra Costituzione, quando invece proprio sui valori condivisi è doveroso insistere per alimentare la cultura della riconciliazione e scongiurare le crisi della coesistenza.
Filippo Mancini