Home Attualita Casetti, se il personale finisce “ingabbiato”

Casetti, se il personale finisce “ingabbiato”

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Lo hanno definito “il peggiore carcere della Romagna”, penultimo a livello regionale dopo quello di Bologna per quanto riguarda le condizioni dell’organico. A sostenerlo sono i sindacalisti che si sono ritrovati di fronte alla Casa Circondariale di Rimini per manifestare a sostegno dei suoi agenti di polizia penitenziaria. Riguardo a cosa? La mancanza di un funzionario in grado di supportare il comandante di reparto, dato che l’unico che era presente risulterebbe distaccato in altre sedi; le difficoltà della stagione estiva in cui le celle si riempiono, ma non i posti di lavoro; l’assenza di un direttore in pianta stabile che si dedichi alla sola struttura riminese; e soprattutto la scarsezza dell’organico che, secondo i calcoli dei sindacati, sarebbe deficitaria di 44 unità. Queste le lacune e le esigenze dei Casetti – da aggiungersi alle mancanze logistiche e strutturali, e ai problemi non indifferenti dei carcerati – secondo il punto di vista di chi vi lavora dentro. “Così non si può più andare avanti”, ci ha raccontato uno dei giovani dipendenti della struttura. “Con il passare degli anni il personale anziano andato in pensione non è stato rimpiazzato. Io sono uno degli ultimi della nuova leva ad essere stato assunto una volta uscito da scuola”.
Quanti altri giovani sono stati inglobati di recente? “Dal 2011 ad oggi sono avvenuti solo dei trasferimenti e non c’è stato alcun ricambio generazionale, nonostante ogni anno vadano in pensione cinque persone. Nel carcere di Rimini c’è una grave carenza di organico”.
E come incide questa carenza nel lavoro di tutti i giorni? “Implica un maggiore carico di lavoro per tutti. In queste condizioni la direzione si trova a dover accorpare dei servizi. È facile trovare un solo agente in una sezione che può contenere 50 detenuti e di notte le sezioni vengono accorpate, perciò un solo agente può arrivare a seguire anche tre sezioni”.
Quindi quanti detenuti può arrivare a dover gestire un solo agente? “80, 100 detenuti”.
E che succede se avviene un imprevisto?“Può accadere che di notte qualcuno si senta male e debba essere portato all’ospedale. In tal caso bisogna predisporre una squadra per accompagnarlo e quindi il carcere rimane quasi completamente scoperto. Tutto ciò è davvero grave e non è più sostenibile”.
Secondo i sindacati, i poliziotti penitenziari di Rimini hanno bisogno di sentirsi confortati e meritano di lavorare in condizioni più accettabili. Attualmente ai Casetti ci sarebbero anche problemi di sovraffollamento con una eccedenza calcolata in circa 30 detenuti. “L’amministrazione penitenziaria deve dimostrare un maggiore senso di responsabilità e una migliore capacità organizzativa”, hanno detto i manifestanti. “Rileviamo una amministrazione centrale assente. Così come essa decide di distaccare funzionari in altre strutture, deve attivarsi per dare al carcere quella linfa che gli serve per rimanere in vita”.
Secondo le associazioni che rappresentano i lavoratori della casa circondariale, la struttura di Rimini sarebbe quella nelle condizioni più gravi in Romagna e che per questo necessiterebbe di interventi non più procrastinabili. Un esempio? Per quanto riguarda l’organizzazione dei turni, “siamo dovuti passare dalla divisione della giornata in quattro quadranti con turni di sei ore – hanno aggiunto – a turni di otto ore che richiedono ai dipendenti di svolgere del lavoro straordinario”.
Davide Frisoni, Consigliere comunale di Patto Civico e Presidente della Quarta Commissione Consiliare di Rimini, ricorda: “I punti di un disagio ormai di lunga data oltre che di non semplice soluzione”. Tra gli altri “il problema degli appalti nelle cucine del personale e in ogni caso le questioni in sospeso non sono poche, a partire dalla necessità rivendicata della presenza di un Direttore fisso”.
In estate, poi, l’aumento della popolazione cittadina fa aumentare anche quella carceraria. In tal senso, l’auspicio dei dipendenti è che si intervenga con una integrazione del personale nei mesi più caldi. Sarà la volta buona?

Mirco Paganelli