La coperta, come al solito, è troppo corta. Soprattutto se c’è chi la tira più del dovuto dalla propria parte, lasciando al freddo altri che ne avrebbero ugualmente e forse più bisogno. Succede così anche per gli alloggi ERP (edilizia residenziale pubblica) meglio conosciute come “case popolari”.
2500 alloggi
nella provincia
Nel riminese non sono pochi: 2.541 alloggi in tutta la provincia più 304 in costruzione e altri 27 previsti a Rimini nell’area dell’ex macello. Eppure non bastano per soddisfare le tante domande in attesa da anni. D’altra parte, con un affitto medio che non arriva a 110 euro (dai 30 ai 500 euro mensili), si capisce bene che chi una casa popolare ce l’ha se la tiene ben stretta. Anche se oggi le sue condizioni sono cambiate e magari non ne avrebbe più diritto.
Un sistema
che andrebbe rivisto
Cesare Mangianti, presidente provinciale Acer (Azienda Casa Emilia-Romagna) parla senza peli sulla lingua. “Il sistema di assegnazione degli alloggi ERP andrebbe profondamente rivisto, a partire dall’aggiornamento delle norme regionali in tema di soglia d’ingresso”. Oggi in Emilia-Romagna, fino a un reddito di 34 mila euro annui (parametro ISEE), si può fare domanda di casa popolare. Se poi l’alloggio si ottiene, lo si conserva finché il reddito famigliare non supererà i 51 mila euro ISE. Mangianti lo lascia chiaramente intendere. Con valori così elevati e un tasso di evasione fiscale che a Rimini è quel che è, non possiamo stupirci se poi, una volta ottenuto l’alloggio, lo si mantiene per tutta la vita. Anche se le condizioni economiche e famigliari nel frattempo sono cambiate.
Auspicata la riduzione
del tetto massimo
Il presidente di Acer auspica da parte della Regione una riduzione del tetto massimo di reddito per ottenere e conservare un alloggio ERP e fa l’esempio della Regione Marche dove non si ha diritto alla casa popolare se in famiglia entrano più di 20 mila euro (parametro ISEE) all’anno. Mangianti sottolinea che, semplicemente abbassando la soglia di ingresso, si potrebbero liberare un centinaio di alloggi e favorire un ricambio degli assegnatari. Ma riconosce anche che in questi alloggi ci stanno persone, con il loro carico di abitudini e di affetti: persone che non si possono spostare così, dall’oggi al domani, come se fossero oggetti. Basti pensare ai tanti anziani che abitano in case diventate troppo grandi per loro. Appartamenti assegnati 30-40 anni fa, quando in famiglia erano in tanti ma poi i figli si sono sposati, il marito è morto e oggi basterebbe un alloggio più piccolo, lasciando spazio a un’altra famiglia in lista d’attesa. Ma chi glielo dice a quella nonnina che abita lì da decenni che deve traslocare? Si potrebbe trovare una sistemazione più adeguata nei paraggi ma non è facile spostare un anziano neppure da Via Balilla a Via Pascoli…
La nascita di
nuove povertà
Che fare dunque? Acer e Comune stanno lavorando insieme per trovare soluzioni alle tante e non facili questioni sul tappeto. Riduzione della soglia d’ingresso, turn over degli alloggi, mobilità degli assegnatari. Ma anche per affrontare le esigenze dei “nuovi poveri” come i padri separati, o per raccogliere l’appello disperato dei senzatetto. Il tutto possibilmente, senza nuove colate di cemento in campagna ma recuperando gli edifici in abbandono del centro storico.
Mangianti ricorda che per rispondere ai vecchi e nuovi bisogni abitativi non ci sono solo le case popolari. Solo a Rimini, oltre ai 1.065 alloggi ERP di proprietà comunale, Acer ha sottoscritto 138 contratti di locazione a canone calmierato e 174 contratti ad affitto garantito (in pratica, se non paga l’inquilino, paga Acer) dei quali 72 per far fronte a casi di emergenza. Basteranno a fronte di una situazione di impoverimento crescente? Per dare un riparo, anche temporaneo, alle persone che vivono in strada oggi a Rimini c’è solo la Caritas e la Capanna di Betlemme, con posti letto sempre al completo. Mangianti ricorda che fino agli anni ’60 esisteva un dormitorio pubblico: dalle parti di Via Cavalieri, gestito dalla famiglia Arcangeli. Da allora più nulla o quasi, fuori dei confini della Chiesa…
Alberto Coloccioni