Alcuni giorni fa il ministro dell’interno Matteo Salvini ha rilanciato l’idea di aprire le case chiuse come risposta al problema della prostituzione. L’associazione Papa Giovanni XXIII e Gloria Lisi, vicesindaco e Assessore alle politiche sociali del comune di Rimini, hanno risposto con due comunicati.
Dichiarazione del vicesindaco Gloria Lisi:
Ci sono argomenti che ci mettono in discussione, su cui abbiamo il dovere di interrogarci andando oltre alle convinzioni precostituite. Nelle ultime ore il vicepremier Salvini ha gettato nel magma dell’agenda politica del Paese il tema della riapertura delle case chiuse come soluzione alla piaga della prostituzione su strada. Non è un argomento inserito nel ‘contratto di governo’ gialloverde, dunque è probabile che almeno per il momento resti solo un tema di dibattito usato alla bisogna, ma a pochi giorni dalle celebrazioni della giornata internazionale della donna vale la pena cercare di andare oltre a slogan e soluzioni take away e tentare perlomeno di ampliare il ragionamento e i punti di vista rispetto ad un dramma dalle implicazioni umane e sociali di cui fatichiamo a renderci davvero conto.
Potrei ripetere che c’è in ballo la dignità dell’essere umano, l’inviolabilità del corpo della donna, la libertà personale; che la prostituzione comunque la si veda è una violenza, che non c’è libero arbitrio quando si vende il proprio corpo. Potrei discutere a fondo, a lungo, del tema del consenso: a chi dice che una prostituta che ‘esercita’ senza esserne costretta sceglie consapevolmente di fare quella vita, potrei rispondere che è comunque una ‘scelta’ che nasce da una costrizione. Tutte, ma proprio tutte si ricordano la prima volta il loro corpo è stato violato. Potrei dilungarmi sul fatto che così facendo si sdogana definitivamente il concetto del corpo della donna come merce, come bene di consumo, aspetto questo che nel 2019 è ancora dominante nei mass media e non solo.
Sono argomentazioni in cui credo fermamente e sui cui si potrebbe confrontarsi per ore, senza però arrivare ad una soluzione semplice. C’è però una cosa che tutti possiamo fare, lasciando da parte preconcetti o moralismi: quella di metterci all’ascolto di chi certe esperienze le ha vissute sulla propria pelle, di chi in strada c’è stata, di chi ha ceduto tante volte il proprio corpo a uomini che non volevano, per cui provavano disgusto e spesso paura. Un’occasione sarà proprio il pomeriggio dell’8 marzo, al Teatro degli Atti, quando avremo l’opportunità di ascoltare l’esperienza di Rachel Moran autrice del libro “Stupro a pagamento. La verità sulla prostituzione”. Un appuntamento per cercare di capire meglio un fenomeno attraverso il vissuto di una donna che ora ha il coraggio di parlarne.
Insieme a lei ci sarà anche la scrittrice e giornalista Julie Blidel, autrice di un libro dal titolo eloquente soprattutto per una certa generazione: “Il mito pretty woman”, un’indagine che vuole sfatare il falso mito del sex work. Perché la ‘favola’ di Julia Roberts salvata dal principe azzurro Richard Gere esiste solo sulla pellicola: nella realtà la prostituzione è solo un oscuro e violento incubo.
Comunicato APGXXIII
“L’idea di riaprire le case chiuse è fuori dalla storia. Il vero problema che la politica ha il dovere di affrontare sono le decine di migliaia di donne, anche giovanissime, costrette a prostituirsi, rese schiave dalla criminalità organizzata e dai clienti che sfruttano la loro condizione di vulnerabilità”. E’ quanto afferma Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Papa Giovanni XXIII, in merito alla dichiarazione del Vice-Premier Salvini sulla riapertura delle case chiuse.
“Non basta dire che l’attuale Governo non intende intervenire sul tema. – ha aggiunto Ramonda – Chiediamo ai governanti di adottare le misure necessarie per liberare queste donne. La soluzione non è l’Austria, nei cui night club non vi sono donne austriache ma persone vulnerabili che provengono da paesi poveri. La vera soluzione è il cd modello nordico in cui si prevede la sanzione ai clienti, considerati corresponsabili della riduzione in schiavitù di queste persone. Invitiamo il Ministro Salvini a visitare una delle nostre case famiglia in cui sono accolte le vittime della tratta a causa della prostituzione”.
La Comunità Papa Giovanni XXIII in 30 anni di attività ha liberato dalla strada e accolto oltre 7000 ragazze vittime del racket della prostituzione. Ogni settimana è presente con 28 unità di strada e 120 volontari per incontrare le persone che si prostituiscono. Promuove, insieme ad un cartello di associazioni – tra cui CISL, AGESCI, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito – l’iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l’obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e sanzionando i clienti delle persone che si prostituiscono.