Cinquant’anni fa, e precisamente il 4 settembre 1960, con la celebrazione della prima Messa nella cappellina di Casa Madonna delle Vette ad Alba di Canazei, un sogno di don Oreste diventava realtà.
Quella celebrazione completava un lavoro iniziato quattro anni prima, quando don Oreste, durante un soggiorno a Penia pensò che sarebbe stato bello trasferire lassù i soggiorni per i preadolescenti che già organizzava nell’Appennino. Stese il progetto di una casa “cristocentrica” che facesse da supporto alla sua già sperimentata pedagogia dell’incontro simpatico col Signore. Pensò, in grande, come al suo solito, e affidò il progetto a un architetto illustre, Ildo Avetta, che aveva conosciuto tramite Luigi Gedda. L’impresa di raccogliere i soldi per quel sogno è stata raccontata molte volte, a partire dal consenso del vescovo Biancheri, che disse “se va male diranno che in Diocesi ci sono due matti, uno è lei e l’altro sono io”, fino ai viaggi in America con l’incontro provvidenziale e decisivo con il cardinale di Boston Richard Cushing, che contribuì con una grossa donazione.
A quel sogno collaborarono molte persone, a partire dai delegati pre-ju Luciano Chicchi e Aldo Amati, che con don Oreste percorse la valle di Fassa alla ricerca del terreno adatto. Ne trovarono uno in una posizione splendida, anche se allora era proprio alla fine della valle e forse per questo economicamente più abbordabile. Condussero poi le trattative gli allora seminaristi Fausto Lanfranchi e Filippo Di Grazia, che dovettero anche rassicurare il sindaco che quell’edificio non sarebbe diventato un albergo. Don Sisto Ceccarini e Filippo di Grazia accompagnarono poi don Oreste nei due viaggi in America, con dispiacere di Romano Migani che avrebbe voluto aggregarsi. Raccolti i primi fondi, la direzione dei lavori toccò al geometra Lele Monticelli, che ci ha lasciato una puntuale documentazione fotografica dei lavori. Il cantiere procedeva man mano che venivano raccolti i fondi e rimase a lungo fermo. I lavori furono finalmente ultimati nell’estate del ’60 e a settembre don Oreste invitò i suoi collaboratori per un breve soggiorno. Il 4 settembre celebrò nella cappellina la prima di una lunga serie di celebrazioni eucaristiche che migliaia di ragazzi transitati dalla Casa non dimenticheranno mai. L’inizio vero e proprio delle attività avvenne l’anno dopo, con i campeggi di giugno e l’inaugurazione ufficiale si tenne l’8 agosto del 1961, con l’intervento del vescovo mons. Biancheri e la partecipazione di diverse persone che avevano collaborato all’impresa, fra cui il progettista Ildo Avetta e un benefattore americano, Louis Sidoli, che aveva molto aiutato don Oreste nel primo viaggio in America.
La gestione fu affidata a Luciano Chicchi, con la collaborazione, per la contabilità, del giovane ‘ragioniere’ Stefano Zamagni. Seguirono anni di intensa attività che hanno dato grandi risultati, anche in termini di vocazioni sacerdotali per la Chiesa riminese. Poi, sette anni dopo, nel 1968 la svolta del primo campeggio con handicappati che ha portato alle prime case-famiglia e alla nascita della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Riccardo Ghinelli