Quando il 30 marzo 1815 da Rimini, Gioacchino Murat, insediato sul trono di Napoli da Napoleone, dopo aver dichiarato guerra all’Austria si rivolse agli italiani, chiamandoli alla rivolta contro i nuovi padroni, presentandosi come alfiere dell’indipendenza italiana dava di fatto inizio al Risorgimento, che si sarebbe concluso la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861 (con l’appendice della presa di Roma nel 1870). Oggi, 150 anni dopo la proclamazione dell’unità d’Italia, in nome di un federalismo di cui non si conosce origine e ancor meno futuro, qualcuno ignora la bandiera e vorrebbe cancellare nella mente degli italiani il concetto di nazione. Eppure (ironia della sorte o ignoranza diffusa?) se ben ricordo, dai miei studi liceali, gran parte dei patrioti del risorgimento erano di idee federaliste (che affascinarono pure il primo Pio IX). Fra i tanti Vincenzo Gioberti (un prete) e Carlo Cattaneo.
Le calderoliane posizioni leghiste non potevano lasciare indifferenti, anche perché la nuova forza elettorale (determinata dalla crisi del Pdl e della Sinistra) riaccende nel partito padano antichi sogni di secessione. Il primo a rispondere è stato proprio il card. Angelo Bagnasco che al convegno su “L’unità nazionale: memoria condivisa, futuro da condividere” ha detto a chiare lettere che “L’Unità d’Italia fa parte del bene comune” e “la ricorrenza dei 150 anni dall’Unità dell’Italia dovrebbe trasformarsi in una felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro essere italiani”. Il cardinale ha parlato dell’esigenza di “far riemergere il senso positivo di essere italiani”, ha ricordato che “servono visioni grandi per nutrire gli spiriti e seminare nuovo ragionevole ottimismo” perché “il bene comune deve essere la stella polare, al fine di costruire un futuro veramente umano per tutti”.
Ora se è vero che tante pagine di storia (di ogni risorgimento) devono essere riscritte, liberate dalla retorica e dall’omissione di molti fatti tristi e drammatici, nessuno può ignorare le radici di ciò che oggi siamo. Chi dimentica la storia è senza identità. Se non sa da dove viene difficilmente saprà dove andare.
Giovanni Tonelli