Caro Papa, ti voglio bene”. È solo uno della miriade di messaggini che i bambini di tutto il mondo hanno inviato a Papa Francesco ricoverato al decimo piano del Policlinico “Gemelli” di Roma per una polmonite bilaterale.
“ Mi hanno particolarmente colpito le lettere e i disegni dei bambini. Grazie per questa vicinanza e per le preghiere di conforto che ho ricevuto da tutto il mondo! Affido tutti all’intercessione di Maria e vi chiedo di pregare per me”, ha scritto il Pontefice nel messaggio per l’Angelus che, a causa delle sue condizioni, non ha recitato per la seconda domenica consecutiva.
I bambini sono i preferiti di Gesù, che li abbraccia e li indica come strada ai suoi discepoli, preoccupati loro di definire chi era il più grande.
Con i bimbi è tutta la Chiesa (e non solo!) che prega per papa Francesco, perché sia sostenuto in questo momento di malattia e di prova e possa recuperare presto la salute. Con il suo solito umorismo, il Papa chiede di “ continuare a pregare per lui e non contro di lui”.
In questa umanità così sola di fronte a una mole di problemi e drammi che pare inesauribile, il pontificato di Bergoglio rappresenta un faro spirituale e morale non solo per i cattolici, ma per tanti uomini di buona volontà, aldilà dei riferimenti religiosi, politici e culturali. Lui sogna una Chiesa capace di spalancare le porte a tutti, per far entrare tutti, a partire dai più poveri e deboli, i discriminati e i sofferenti. Ma le porte aperte servono anche a far uscire la Chiesa, perché vada incontro all’uomo, ai problemi del mondo e se ne senta coinvolta, compartecipe perché parte della grande famiglia umana e perché come in una famiglia nessuno sia escluso nella dignità e nel diritto alla vita.
Alle persone piace enormemente la capacità di questo Papa di farsi accanto ai più piccoli e indifesi, senza rinunciare ad ammonire i grandi della terra per le loro colpe e inadempienze, anche quando il politically correct ammonirebbe ad una certa prudenza. Ma per Francesco le parole sono azioni e non si deve parlare dicendo il falso o omettendo il vero.
I valori che indica sono tradizionali, ma con una forte connotazione evangelica.
Alcuni sono argomenti particolarmente cari al Papa – pace, immigrazione e ambiente su tutti – ma anche molti altri: povertà, libertà di educazione, libertà religiosa, giustizia, vita, famiglia.
Il carattere “sociale” del suo magistero è frutto di una coscienza di fede che intreccia fortemente la vita concreta della gente. Un cristianesimo che si fa carne e che non ha paura delle difficoltà e della croce, ma che vuole dare una parola di speranza ad un mondo che la cerca a tentoni.
Speranza, parola che ha rilanciato in questo Giubileo e che lui definisce come “ la più piccola delle virtù, ma la più forte. E la nostra speranza ha un volto: il volto del Signore risorto, che viene «con grande potenza e gloria» ”.