Per Alan Cowan, brillante avvocato con il cellulare perennemente attivo, l’unico dio a cui credere oggi è “il dio del massacro”. Così si chiama la pièce teatrale della brillante Yasmina Reza commediografa che riempie i teatri di tutto il mondo. Da Il dio del massacro Roman Polanski (con sceneggiatura della stessa Reza e sua) ha tratto il film Carnage(carneficina) che se non ha vinto a Venezia, poco ci mancava, visto l’entusiasmo che ha scatenato.
Alan Cowan (Christoph Waltz) è uno dei quattro personaggi che per 79 minuti si massacrano psicologicamente in un appartamento di New York: gli altri tre sono la sua bella moglie Nancy (Kate Winslet) e la coppia formata da Michael e Penelope Longstreet (John C.Reilly e Jodie Foster). Sono tutti lì per risolvere pacificamente la questione del litigio tra i rispettivi figli, con uno che ha fatto saltare due denti all’altro. Pacificamente? Hai voglia ad offrire torta e caffè: per il quartetto si prepara uno scontro di civiltà senza via di uscita (e infatti da quell’appartamento non si esce…).
Carnage è un sintomatico esempio di fragilità contemporanea, con nervi che saltano, piagnistei per i “cari” oggetti del nostro inquieto vivere (il cellulare per Alan, la borsetta per Nancy, i libri d’arte per Penelope), vomito, incazzature, sicurezze che crollano, odio che aumenta, il tutto condito da sarcasmo, antipatia ed astio. E i “veleni” escono fuori a più non posso in quell’appartamento sul parco, parco dove tutto è iniziato e dove tutto finirà, con la scelta per Polanski di non essere troppo pessimistico e, a differenza del testo teatrale, di concedere una speranza. Ma solo per le nuove generazioni: gli adulti sono irrecuperabili.
Bravissimo Polanski a gestire un vivace film da “camera” definendo in modo eccelso le inquadrature, giocando mirabilmente con lo spazio e con il tempo e utilizzando in modo egregio il quartetto di attori.