Ore 8.45 di un tranquillo martedì romano. Su un taxi bianco Carlotta Villa sta raggiungendo la stazione Termini per salire su un treno e far ritorno nella sua Riccione. Di fianco, sulla sua destra, ha un piccolo cofanetto. Lo guarda, lo riguarda e sorride. Dentro c’è una medaglia d’oro con dietro l’incisione: campionessa d’Europa di Kata, Baku 2012.
Allora, Carlotta, come ci si sente a essere sul tetto d’Europa?
“Stanchissima perché praticamente abbiamo viaggiato tutta notte. Prima il trasferimento dall’Azerbaijan a Mosca, poi il volo fino a Roma e adesso il treno per tornare a casa. Però sono felicissima perché ho coronato un sogno. Essere in cima a quel podio, sentire l’inno di Mameli, vedere la bandiera della tua Nazione che sale sul pennone più alto mi ha messo dentro un’emozione indescrivibile”.
Pensare che alla vigilia le sensazioni non erano poi così buone.
“Esattamente. Il giorno prima dell’Open di Grado sono caduta con il motorino procurandomi un forte ematoma che poi ho scontato in gara tanto che sono arrivata solo terza. Quando siamo partiti per Baku non nascondo che qualche timore lo avevo, ma poi grazie alla mia famiglia, ai miei amici e soprattutto alle mie splendide compagne di squadra mi sono buttata tutto dietro le spalle e sono riuscita a vincere questo oro a squadre che corona una stagione per me fantastica”.
Doppio oro agli Open di Milano e ai Tricolore Cadetti, doppio primo posto con la Nazionale sia ai Giochi del Mediterraneo sia agli Europei. Non male….
“Di persone da ringraziare ne avrei tante, un grazie particolare, però, lo vorrei dire alla preside della mia scuola, il liceo Volta. Grazie alla comprensione della signora Zoffoli posso allenarmi senza tanti pensieri. Un grazie anche ai miei compagni della IVD con i quali adesso andrò a Londra. Questi successi mi ripagano di mille sacrifici. I prossimi obiettivi? Gli Italiani Juniores e Senior di marzo”.
Il treno è in partenza, si ritorna a casa.
Francesco Barone