di Giorgio Tonelli
D’accordo! Non si può chiedere all’oste se il vino è buono, però, credetemi sulla parola: il dossier di candidatura di Rimini capitale italiana della Cultura 2026 era non buono, ma ottimo, anche perché rispondeva a tutti i requisiti del bando. Ha vinta l’Aquila, vittoria ampiamente anticipata (ingenuamente? per motivi elettorali?) da vari esponenti della maggioranza governativa, al punto che, già venerdì 8 marzo, il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, in una lettera aperta, ha denunciato una “politica rozza, incontinente, anche disperata, che ancora una volta dicendo di volere premiare il merito, fa di tutto per mostrare il contrario”. E, se qualcuno cerca la controprova, è sufficiente guardare su You Tube le due audizioni a Roma, quella de l’Aquila, il 4 marzo e quella di Rimini il giorno dopo. Evidente l’imbarazzo dello stesso ministro Sangiuliano che subito ha cercato di addolcire l’amaro calice della sconfitta delle altre nove città, aprendo alla possibilità di finanziare in parte i loro progetti.
La vittoria mancata
L’Aquila dunque vince, oltre che per gli ‘aiutini’, per il riconoscimento e il sostegno ad una rinascita, dopo il terribile terremoto di 15 anni fa. Auguri! Perché è importante la vittoria?
Non per il milione di euro del Ministero. Uno studio pubblicato da “Il Sole 24 Ore” dimostra che il titolo di Capitale della Cultura traina il turismo e le imprese locali (Bergamo -Brescia 2023 +48%, Procida 2022 +45% rispetto al 2019). Sono numeri importanti che l’Aquila vorrà confermare. E poi, ma questo è più difficile da dimostrare, la vittoria rafforza l’identità e la crescita culturale di una comunità, arricchisce i cittadini, ne amplia gli orizzonti e le vedute.
Riminesi, gente pratica
Ma il progetto “Vieni Oltre”di Rimini che fine farà? I riminesi sono gente pratica. Grande scetticismo iniziale, poi tiepida e infine calda accoglienza, registrata anche nella grande festa spontanea per le vie del centro storico, dopo la presentazione del dossier di candidatura, il 27 settembre scorso. Con il risultato, la delusione, le polemiche e lo smarrimento. Il rischio maggiore è il ‘rompete le righe’, perché significherebbe buttare al vento oltre due anni di preparazioni, incontri e discussioni, anche vivaci, che hanno visto a confronto diversi giovani, le direttrici artistiche, rappresentanti di categorie economiche, culturali, istituzioni, manager della cultura e semplici cittadini e che hanno portato ad un vero e proprio ‘Piano Strategico’ della Cultura, i cui tratti principali sono: giovani, ambiente, linguaggi, persone, storia e accoglienza, tutti temi incubatori di nuove idee e proposte.
Un grande progetto di riconversione della città che si poggia (come indicato nel dossier) ”non tanto sui mattoni ma sui neuroni” per fare di Rimini un luogo di sperimentazione e innovazione. Ne è convinto anche il sindaco. Jamil Sadegholvaad afferma infatti che: “Il progetto ‘Vieni Oltre’ andrà comunque avanti e oltre, nel senso che quello che, come Rimini abbiamo fatto a suon di investimenti per affermare che siamo ‘qualcosa di più della spiaggia e ombrellone’ prosegue secondo un percorso già tracciato”. Prossime tappe: il 16 marzo presentazione alla città della ‘Biennale del Disegno’, che torna dopo 6 anni, e il il 13 aprile apertura del nuovo percorso museale del Trecento Riminese.
Certo, la spinta non sarà identica.
Gli organizzatori della candidatura avevano calcolato una spesa di quasi 10milioni di euro. Occorre che la Regione non dimentichi l’accordo del “laboratorio di pianificazione strategica interprovinciale” che ha portato alla proposta “Rimini Romagna 2026” dopo l’alluvione del maggio 2023 e che i 26 comuni della provincia e le 13 aziende che avevano accettato di essere partner, confermino gli impegni assunti prima della selezione. La sola candidatura ha comunque già informato soprattutto gli italiani che Rimini è migliore e comunque diversa dall’immagine che ha. Infine un’annotazione: lo start di candidatura risale a un mio articolo apparso il 19 gennaio 2021 in prima pagina del “Corriere Romagna”, dal titolo esplicito “La proposta: Rimini capitale della cultura” dove però indicavo la candidatura per il 2024, cioè perquest’anno. Sarebbe andata diversamente? La storia, lo insegnano fin dalle scuole elementari, non si fa con i “ma” e con i “se”.
Dunque, resterà il dubbio.
Giorgio Tonelli, presidente Comitato Promotore per Rimini 2026