Home Attualita Cannabis di Stato? Interesse di pochi, danno di molti

Cannabis di Stato? Interesse di pochi, danno di molti

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Droghe leggere sì, droghe leggere no. Da anni è vivo il dibattito sul tema, nello specifico attorno alla definizione di “leggere”, alla differenza con gli altri tipi di stupefacenti e, soprattutto, alla loro legalizzazione. Un dibattito presente in tutto il mondo, Italia compresa. Ma il dibattito in Italia è destinato ad accendersi ancora di più: lo scorso 25 luglio, infatti, è stata presentata alla Camera la proposta di legge n.3235, su “Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati”. Nato dall’iniziativa di Benedetto Della Vedova, senatore e sottosegretario di Stato del Ministero degli Esteri, e promosso da un intergruppo parlamentare che ha raccolto esponenti da ogni partito politico (dal PD al M5S, da Forza Italia a SEL passando per Scelta Civica), il disegno di legge sarà votato a settembre e si pone l’obiettivo di rivoluzionare la normativa proibizionista attuale che, dopo la bocciatura ad opera della Corte Costituzionale della Fini-Giovanardi nel 2014, è tornata ad essere la legge Jervolino-Vassalli, approvata nel lontano 1990. Nel dettaglio, la proposta si fonda su cinque pilastri fondamentali. Coltivazione. Sarà possibile coltivare cannabis per uso personale, in modo autonomo o associato, purché senza scopo di lucro sul modello dei cannabis social club spagnoli, senza alcuna autorizzazione. Unici limiti: non più di cinque piante e comunicazione all’ufficio regionale dei Monopoli. Detenzione, consumo, cessione. Sarà completamente legale il possesso e il consumo di cannabis a fini ricreativi nei limiti di 5 grammi in luogo pubblico e 15 in luogo privato. Resteranno comunque proibiti lo spaccio e il consumo in luoghi pubblici al chiuso o nei luoghi di lavoro. Inoltre, non sarà più punita la cessione gratuita di cannabis a maggiorenne o tra minorenni, sempre entro il limite massimo previsto per il possesso personale. Per quanto riguarda la vendita, infine, la proposta di legge permette la commercializzazione della cannabis in tutto il Paese secondo un regime di monopolio di Stato, affidando all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli non solo coltivazione, preparazione e vendita al dettaglio, ma anche un sistema di tracciabilità del processo produttivo, oltre al divieto di importazione ed esportazione.
Le reazioni a questa proposta di legge non si sono fatte attendere. Ma il dibattito, troppo spesso, non tiene conto delle testimonianze di chi il mondo della droga lo ha vissuto in prima persona, sperimentandolo sulla propria pelle. Già l’anno scorso, alla presentazione della proposta di legge, la Papa Giovanni XXIII aveva ammonito: “Proporre che lo Stato legalizzi e tragga profitto dall’uso delle droghe, per poi finanziare i percorsi di recupero, è perversione ideologica”. Proprio come già avviene con l’azzardo, divenuto vera e propria piaga sociale (con un milione di ludopatici) da quando è stato legalizzato. E oltre alle testimonianze dirette occorre considerare anche il parere delle Istituzioni. Giovanni Serpelloni, Capo del Dipartimento per le politiche antidroga, mette in luce alcuni degli elementi più importanti a favore della non-legalizzazione. “Gli studi più accreditati hanno dimostrato da anni che la cannabis è una sostanza psicoattiva neurotossica, pericolosa per la salute mentale e fisica, propria e altrui. I danni maggiori sono quelli derivanti dall’uso precoce (adolescenziale) di questa sostanza nel momento in cui il cervello si trova nella delicata fase di sviluppo celebrale che termina dopo i 21 anni. Studi scientifici hanno mostrato conseguenze tanto più gravi sulle capacità cognitive (attenzione, memorizzazione e apprendimento, quoziente intellettivo, gratificazione, capacità decisionale e stima del pericolo) quanto più precoce è l’inizio dell’uso e quanto è più frequente e duraturo. Uno studio in particolare ha dimostrato che chi fa uso di cannabis prima dei 18 anni può avere una perdita di Q.I. con un declino neuropsicologico anche di 8 punti dopo 20 anni”. Serpelloni focalizza l’attenzione anche su uno degli argomenti fondamentali a sostegno della legalizzazione, ovvero la definizione della cannabis come “droga leggera”: “Il 16% dei ricoveri per intossicazioni acute da droghe nella popolazione generale è dovuto alla cannabis, un dato che sale al 44,2% se esaminato nella fascia dei minorenni. In Europa, secondo l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, tale percentuale nella popolazione generale è del 22%. Quindi, e’ davvero definibile ’leggera’ una droga che produce una quantità così elevata di ricoveri ospedalieri in condizioni di emergenza?”.

Simone Santini