Oltre 123 mila euro. È l’utile record fatto registrare dal Campo Lavoro Missionario lo scorso anno. Un bilancio andato al di là di ogni più rosea previsione che ha consentito di aumentare i contributi alle destinazioni già previste, ma anche di finanziare nuovi progetti dei missionari riminesi che operano nel Terzo mondo. Alla vigilia della 29a edizione del Campo, in programma il 28 e 29 marzo prossimi, vediamo quali risultati ha prodotto questa bella pagina di solidarietà riminese.
Brasile, Apucarana.
Completata la casa di accoglienza delle suore di Sant’Onofrio
La Quaresmeira è una pianta tipica del Brasile. Una pianta bellissima dai fiori viola che sbocciano in tempo di Quaresima. Si dice che porti risveglio e consapevolezza. Nella missione di Apucarana, Stato del Paranà, le suore di Sant’Onofrio ne hanno piantata una, in segno di speranza, per salutare il completamento della nuova casa di accoglienza costruita grazie anche ai contributi del Campo Lavoro 2008. Dei 100 mila euro di spesa complessiva, 25 mila sono arrivati da Rimini, rivendendo stracci, carta e ferri vecchi. “Per noi è stata una boccata d’ossigeno” dicono le suore della Missione che potranno finalmente trasferirsi nella nuova struttura per seguire più da vicino le loro meninas-mães (le mamme-bambine): ragazzine rimaste incinte e abbandonate al loro destino, che qui troveranno rifugio e protezione. La casa è dotata di una decina posti: stanze singole o a due letti, con tutti i servizi necessari. Le ragazze saranno accompagnate per tutto il periodo della gravidanza e, dopo il parto, resteranno ospiti della casa con i loro piccoli, nei primi mesi di vita del bambino. Il nuovo servizio va ad aggiungersi all’attività diurna che la missione organizza già da anni per le ragazze della zona. Una zona dove i problemi non mancano. Perché, se anche Apucarana non è San Paolo e non soffre le contraddizioni della grande metropoli, anche qui la povertà è diffusa e forti sono le diseguaglianze sociali. Il risultato di tutto ciò è l’estrema instabilità della famiglia, specie nelle aree periferiche. Molti bambini vivono in un contesto privo di punti di riferimento, sottoposti spesso a gravi violenze anche in ambito famigliare.
Come ci racconta suor Lorella Chiaruzzi, delle suore di Sant’Onofrio, è dal 1984 che le suore francescane sono presenti ad Apucarana, dove si sono dedicate in particolare all’assistenza delle bambine e delle adolescenti. Con un gruppo di volontari locali, nel 1997 hanno dato vita al CEPES che sta per “Centro educativo e professionale Speranza”.
Il Centro svolge attività di doposcuola, assicura supporto psicologico e offre anche la possibilità di imparare un mestiere: parrucchiera, panificatrice, ricamatrice, artigiana. E’ stato anche aperto un negozietto che vende il pane appena sfornato. L’hanno chiamato “Panetteria sogno di bambino”.
Nella missione sono presenti quattro suore (più una quinta in arrivo), delle quali due sono riminesi: suor Milena Fabbri e suor Carla Rughi che ha sostituito suor Cristina Fiandri rimasta in Brasile una quindicina d’anni. Funge da segretaria una ragazza del posto che ha frequentato il Centro: esempio concreto di inserimento professionale ben riuscito.
Brasile, João Pessoa.
Un pulmino per la casa famiglia
Sempre con i fondi raccolti l’anno scorso, un contributo di 18 mila euro è andato alla Casa famiglia “Nossa Señora Da Guadalupe” aperta nel 2002 dall’associazione Papa Giovanni XXIII, a João Pessoa, sempre in Brasile. L’importo è servito per l’acquisto di un pulmino necessario per trasportare i numerosi ospiti della casa gestita da Michele e Raffaella: due giovani coniugi riminesi doc (lei di Viserba, lui del Villaggio 1° Maggio). Con loro vivono oggi altre 10 persone: 6 bambini e 3 adolescenti provenienti da situazioni familiari difficili ed un adulto con difficoltà psichiche.
Pubblichiamo alcuni stralci della loro lettera di ringraziamento.
Spett.le
Campo Lavoro Missionario Diocesi di Rimini
Vi ringraziamo di cuore per il Vostro contributo a sostegno della nostra Casa famiglia.
Insieme come coppia abbiamo scelto di vivere la vocazione cristiana come missionari, nella specifica modalità della Casa famiglia per condividere la nostra vita con i più deboli ed emarginati, soprattutto bambini in situazione di rischio sociale, per proteggerli da situazioni di violenza, abuso, sfruttamento.
Vogliamo garantire al nostri bimbi un ambiente sano e protetto dove poter crescere, ricreando un ambiente familiare fatto di amore e comprensione ma anche di impegni e doveri.
Grazie al Vostro sostegno la Casa famiglia potrà acquistare un automezzo che ci servirà per far fronte alle numerose esigenze che la gestione di una Casa famiglia comporta: dal trasporto scolastico, alle spese quotidiane, alla possibilità di mantenere contatti con altri missionari e con le famiglie d’origine.
Raffaella e Michele
Papua Nuova Guinea, Wassisi.
Installati serbatoi per l’acqua potabile
Serviranno per garantire un adeguato rifornimento idrico ai 6 villaggi compresi nella parrocchia di Wassisi, in Papua Nuova Guinea, dove da anni opera il frate missionario Gianni Gattei (riminese, nativo della Barafonda). Sono 17 grandi serbatoi (10 da 2.000 litri e 7 da 1.000) per la raccolta dell’acqua piovana, installati grazie al contributo di 22.000 euro assegnato l’anno scorso dal Campo Lavoro Missionario. L’intervento era da tempo richiesto perché la zona è arida e la poca acqua disponibile il più delle volte non è potabile, provocando gravi malattie. A causa della penuria idrica anche le scuole spesso sono costrette a chiudere perché non si trovano maestri disposti a insegnare in aree così disagiate. Qui di seguito la bella lettera pervenuta da padre Gianni.
Carissimi,
colgo l’occasione per ringraziarvi ancora del grande dono che ci avete fatto. Siamo stati a Wassisi e abbiamo visto come la gente si sia data da fare per costruire la scuola e le case dei maestri. Ora l’acqua rimaneva un problema ma, grazie ai serbatoi, che avete donato ora la scuola potrà funzionare regolarmente e i bimbi usufruire di questo elemento vitale. Sorella acqua è molto preziosa e voi le avete dato una casa. A Wassisi, per mancanza d’acqua, molti hanno una malattia della pelle molto brutta, spesso porta alla morte. I dottori dicono che potrebbe essere causata da alcune sorgenti da cui attingono acqua nella foresta. Ora, con più acqua pulita, spero che anche questa malattia piano piano scompaia. Ora vi saluto, promettendovi di mandarvi continuamente informazioni sullo sviluppo del progetto. Ancora una volta: grazie! Il Signore vi benedica!
Padre Gianni Gattei
Gli aiuti di sempre.
Albania e Zimbabwe
Per finire, due contributi di 20.000 euro ciascuno sono stati assegnati l’anno scorso alla missione diocesana di don Giovanni Vaccarini a Kuçove-Berat in Albania e all’ospedale di Marilena Pesaresi a Mutoko nello Zimbabwe. Si tratta di due destinazioni storiche degli aiuti del Campo Lavoro impegnato a sostenere un’attività avviata da anni dai nostri missionari.
Istituita nel 1993 la missione di Kuçove-Berat ha svolto, sin dall’inizio, una intensa opera di evangelizzazione ma si è anche impegnata sul piano sociale, attraverso aiuti alle famiglie in difficoltà, avvio di strutture di aggregazione e accoglienza, attività di formazione al lavoro. Tra i numerosi progetti avviati, i corsi di sartoria, di alfabetizzazione, di lingue, i laboratori di falegnameria e di doratura delle icone, il centro giovanile, il centro disabili.
Non di molte presentazioni ha bisogno l’attività di Marilena Pesaresi, medico e missionaria riminese impegnata da oltre vent’anni presso l’Ospedale di Mutoko, nello Zimbabwe. Giunta in Africa nel 1963 Marilena è riuscita a trasformare un piccolo ospedale in disarmo in una struttura all’avanguardia specializzata nella cura dei malati di Aids e dei bambini cardiopatici. Grazie all’ “Operazione cuore” in 24 anni, oltre 200 bambini sono stati trasferiti e curati in Italia. Oggi Marilena è costretta ad operare in una situazione sempre più difficile, con l’inflazione alle stelle e un’epidemia di colera che ha colpito il paese, causando centinaia di vittime, soprattutto tra donne e bambini.
Pagina a cura di Alberto Coloccioni