Nella percezione comune, nonostante la tecnologia sia oggi parte integrante della nostra quotidianità, quando si parla di qualità dell’aria si pensa automaticamente allo smog, prodotto dai gas di scarico delle auto o dalla produzione industriale. La qualità dell’aria, però, oggi va intesa anche da un altro punto di vista: quello elettromagnetico. Il rapido sviluppo e la grande diffusione delle tecnologie, soprattutto quelle legate alla telefonia cellulare, producono una importante quantità di onde elettromagnetiche ogni giorno, onde che, se non monitorate, possono provocare danni anche gravi alla salute.
Per questo è giusto mantenere un’attenzione costante all’argomento, ed è comprensibile che l’attenzione pubblica venga stimolata qualora si diffonda la notizia che nella propria città i valori rilevati di onde elettromagnetiche sforino i limiti di sicurezza previsti dalla legge. Come successo di recente nella nostra Rimini: verso la fine di ottobre, infatti, le centraline di monitoraggio di Arpae hanno fatto registrare, in piazza Medaglie d’Oro, un valore massimo superiore ai 6 volt su metro (V/m) previsti dalla normativa in materia, rendendo necessari ulteriori rilevamenti. I controlli successivi hanno comunque registrato che non vi è stato sforamento, e che non si è resa alcuna riduzione a conformità degli impianti, ma l’episodio ha permesso di puntare l’attenzione su Arpae e sulla fondamentale attività di monitoraggio che essa porta avanti da molti anni.
Com’è organizzata, dunque, questa attività portata avanti da Arpae? Quali gli strumenti e le modalità di analisi? E soprattutto, quali i risultati: siamo al sicuro a Rimini? A rispondere a queste domande è la stessa Arpae di Rimini, attraverso il dottor Marco Zamagni (Responsabile di Area Monitoraggio e Valutazione Aria e Agenti Fisici), la dottoressa Mariateresa Bagli (Referente Valutazioni Preventive Cem) e il dottor Paolo Bevitori (Responsabile Rete Cem).
Com’è organizzata la rete di monitoraggio dei campi elettromagnetici ad alta frequenza (Cem) nel nostro territorio?
“L’attività è organizzata a livello regionale. Nella nostra regione la rete di monitoraggio Cem è attiva dal 2002, ma è nel 2009 che viene ufficialmente istituita la rete gestita interamente da Arpae Emilia-Romagna. Precedentemente, infatti, nello specifico dal 2003 al 2006, la rete regionale era integrata con la rete nazionale coordinata dalla Fondazione Ugo Bordoni di Bologna, e gestita dalle singole Agenzie per l’Ambiente attraverso specifiche convenzioni”.
Quali strumenti vengono utilizzati?
“Il monitoraggio viene eseguito attraverso le centraline, che sono strumenti di misura spostabili, rilocabili e distribuiti nelle nove province del territorio. Queste centraline rilevano in continuo, e per lunghi periodi di tempo, i livelli di campo elettromagnetico ad alta frequenza presenti nei siti in cui vengono collocate: si parla di stazioni radio base (SRB) della telefonia mobile, impianti radiotelevisivi (RTV), Radioamatori, ecc.”.
E per quanto riguarda la provincia di Rimini?
“Ad oggi nella nostra provincia sono presenti circa 540 impianti attivi di telecomunicazioni (SRB e impianti per la comunicazione Internet). Per l’attività di monitoraggio Arpae Rimini dispone di 3 centraline rilocabili, e ogni anno ha il compito di individuare almeno 5 siti in cui posizionare questi strumenti per un periodo di almeno un mese. Va detto, però, che oltre a questa attività che va avanti autonomamente, Arpae Rimini si rende anche disponibile a rilevamenti su siti indicati da altri soggetti, come comitati di cittadini o amministrazioni comunali. Collaborazione con i soggetti del territorio dunque, che ha portato Arpae a gestire, da alcuni anni, anche tre centraline acquistate dai Comuni di Montescudo, Cattolica e Santarcangelo, proprio per monitorare siti da questi individuati”.
Come vengono individuati i siti da analizzare?
“I siti individuati sono solitamente quelli considerati sensibili, cioè che si trovano nelle vicinanze di scuole, asili, ospedali, case protette, ecc. Oppure possono essere siti i cui valori Cem sono risultati significativi a seguito di valutazioni preventive, esposti o monitoraggi”.
Qual è la situazione a Rimini? Siamo al sicuro?
“Occorre fare una premessa. Ogni volta che un impianto deve essere installato sul territorio, o qualora si debba procedere con la sostituzione di uno già esistente, il gestore chiede, preventivamente, una valutazione dei campi elettromagnetici. Più precisamente: il gestore comunica l’installazione con tutti i parametri e il progetto urbanistico correlato, e lo trasmette allo Sportello Unico per le Imprese (SUAP). Il SUAP, a sua volta, trasmette il tutto ad Arpae (oltre che all’Ausl) che rilascia una valutazione teorica, ovvero una stima dei livelli di campi elettromagnetici per vedere se possono esserci zone di potenziale superamento dei livelli di sicurezza previsti dalla legge: 6 V/m per le zone abitative e 20 V/m in ogni caso, come limite massimo. Perché questa premessa: poiché questa valutazione preventiva è cominciata fin da subito, contestualmente allo sviluppo e alla diffusione delle tecnologie dei telefoni cellulari nel nostro territorio, ha permesso di mantenere sempre bassi i livelli dei campi elettromagnetici. Per cui negli anni, e si parla dall’inizio del monitoraggio nei primi anni Duemila, i livelli si sono sempre rivelati inferiori a quelli di sicurezza, a parte poche eccezioni. Secondo i dati e le valutazioni di cui si è detto, dunque, ad oggi non esistono, teoricamente, zone a rischio nel nostro territorio. Nel periodo estivo, visto il sensibile aumento delle persone e del traffico cellulare si assiste a un fisiologico aumento dei livelli, che però rimangono sempre nei limiti legislativi”.
Cos’è successo quindi in piazza Medaglie d’Oro? Perché a un primo rilievo i livelli erano superiori ai limiti di legge e successivamente no?
“Occorre fare chiarezza, perché il monitoraggio non è compiuto in un solo modo. Le centraline di cui si è parlato, che costituiscono la rete di monitoraggio Cem, misurano i livelli ogni 6 minuti, e a fine giornata danno la media massima registrata. Non hanno, però, valore legale, perché le centraline stesse non sono presidiate. Il loro scopo, quindi, è quello di valutare l’andamento dei livelli di campo elettromagnetico nel tempo, evidenziando, come fossero ’sentinelle’, eventuali necessità di indagini più approfondite. Se questo avviene, si procede ai rilievi utilizzando altre apparecchiature che sono distinte dalle centraline, e i cui risultati però, in quanto strumentazioni presidiate, hanno valore legale: sono strumenti chiamati a banda stretta, che analizzano tutti i segnali presenti frequenza per frequenza, compiendo una misura del campo elettrico selettiva, gestore per gestore. I risultati andranno poi valutati per capire se il livello complessivo misurato, nell’arco delle 24 ore della giornata di riferimento, superi o meno i limiti di legge. Ed è ciò che è stato fatto in piazza Medaglie d’Oro: la centralina ha misurato, come valore massimo della giornata, un livello elettromagnetico elevato; ma la misurazione specifica, a banda stretta e mediata nell’arco delle 24 ore ha prodotto come dato complessivo un valore entro i limiti di sicurezza”.
Per concludere, un pensiero al futuro. Lo sviluppo tecnologico è inarrestabile e col tempo aumenteranno i gestori. Quanto è probabile, e quanto è vicina, una saturazione? E come affrontarla?
“Non possiamo parlare di un futuro remoto, perché già oggi ci troviamo più in difficoltà nel fornire valutazioni preventive. Aumentano le valutazioni negative rispetto agli anni passati, proprio perché l’ingresso di nuovi gestori porta ad un maggior rischio di saturazione del campo elettromagnetico. Quello che possiamo immaginare noi è che finché i gestori riusciranno a fornire servizi rimanendo sotto i limiti non cambierà nulla. Ma quando si arriverà a non poterlo più fare, a quel punto la questione dovrà essere affrontata dall’alto, dall’autorità statale”.