È il primo laico a rivestire il ruolo di direttore di Caritas Diocesana. Pardon, ad assumere il servizio di direttore. Mario Galasso, 53 anni, sposato, due figli, è stato impegnato nel settore dei servizi educativi e socio sanitari e nel mondo del volontariato (Agesci, Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids “Lila”, Progetto Città – Cantiere Sociale – Associazione Oscar Romero).
“Non nascondo che quando il Vescovo ha avanzato la proposta, mi è salito un groppo in gola, e un turbinio di emozioni si sono susseguite: stupore, preoccupazione, gioia, inquietudine… Mi sono sentito anche onorato che si fosse pensato a me per servire i poveri, i privilegiati da Dio e, con loro e attraverso loro, fare crescere la cultura dell’accoglienza, del rispetto, della relazione, della pace, nella nostra comunità.
Ho visto nella mia mente scorrere ogni singolo operatore e volontario che opera in Caritas e mi sono tranquillizzato nella consapevolezza che, l’importante compito che mi sarebbe stato affidato, lo avrei affrontato con eroi del quotidiano, con persone che, silenziosamente, con passione ed energia accolgono e cercano di dare risposta a richieste che, di mese in mese, di anno in anno, sono sempre più complesse e articolate”.
Galasso, lei prende il testimone da don Gradara.
“Un gigante di umanità, un testimone di coerenza e di fede, una persona di una tenacia e caparbietà unica”.
Come è arrivato alla Caritas?
“Mi sono guardato indietro e ho visto quando nel 1985 mi sono arruolato in aeronautica e quando, nel 2000, forte dell’esperienza maturata nello scoutismo e nel volontariato in carcere, come operatore di strada nella tossicodipendenza, nell’assistenza agli ammalati di Aids, seguendo le parole di don Milani: «L’obbedienza non è più una virtù», mi sono congedato per iniziare a lavorare nel sociale. Da queste esperienze l’impegno nella Pace e nella Protezione Civile e la nomina ad assessore prima in Comune a Riccione poi nella Provincia di Rimini. Nel mio percorso di fede in quegli anni ho incontrato il mondo francescano e nel dicembre dello scorso anno il mio ingresso in Caritas. Un pensiero caldo e affettuoso all’esperienza fatta negli ultimi anni, insieme a mia moglie Maria Laura, come co-direttori dell’Ufficio Missionario, esperienza che ha posto le fondamenta all’incarico che sto per assumere. Non ultima l’accoglienza in casa nostra, nel settembre dell’anno scorso, di Mamadou. Tanti piccoli, grandi passi che mi hanno portato fino a qui”.
I poveri li avrete sempre con voi, dice Gesù nel Vangelo. E l’impegno in Caritas oggi è oggettivamente da far tremare i polsi.
“Un percorso certo non facile, fatto di tanti incontri, di tanto ascolto e tanta relazione. Un cammino da effettuare con tanta umiltà, da realizzare insieme ad altri con il passo del più debole, ricco di fatiche e soddisfazioni”.
Un’osservazione potrebbe venire dal fatto che lei lavora in Caritas solo da un anno…
“La collaborazione, però, parte da molto più lontano. Da quando, assessore provinciale, ho trovato nella Caritas il partner per il progetto Sprar. Sono nate le collaborazioni per la stesura del Rapporto sulle Povertà e, nel cercare di smascherare i cosiddetti «poveri per professione» e liberare risorse da destinare a chi effettivamente ne aveva bisogno. È nato il software per mettere in rete le banche dati relative alle persone in difficoltà. Insomma, un amore che parte da lontano e che è esploso nell’ultima stagione”.
Cosa manterrà della direzione precedente?
“Eredito, come ama dire il nostro Vescovo, una Caritas 4 stelle superior. Con questa consapevolezza, con tanta umiltà, ascolto e partecipazione cercheremo di rispondere sempre più e sempre meglio alle nuove richieste che ci verranno rivolte. Ritengo che la sfida più grande che dovremo affrontare sia quella della prevalente funzione educativa della Caritas da svolgere in collaborazione con gli altri organismi.
Un particolare pensiero oggi lo devo alla mia famiglia, senza la loro pazienza e disponibilità non sarei pronto a compiere questo ulteriore passo. Un grazie a Madre Lina che accompagna il cammino spirituale di Laura e mio, alla mia fraternità francescana e al cammino fatto insieme in questi anni. Nel cuore porto l’amico, fratello e maestro Alain Goussot, scomparso troppo presto: con lui abbiamo iniziato il blog «Parole dal Basso» perché, quando non si sa da quale parte schierarsi, bisogna schierarsi dalla parte degli ultimi”.