Sono ben quattro i capolavori di Guido Cagnacci a tornare a Santarcangelo, quel borgo che più di quattro secoli fa diede i natali proprio al celebre artista, uno dei maestri dell’arte pittorica del ‘600. Un vero e proprio ritorno a casa, quindi, reso possibile grazie all’imprenditore Manlio Maggioli, che ha voluto fare questo regalo ai santarcangiolesi rintracciando e acquistando le opere da aste o da privati. Un’operazione preziosa a livello artistico-culturale, non solo per Santarcangelo (di cui Cagnacci rappresenta un pezzo dell’identità culturale), ma anche per il patrimonio nazionale, visto che alcune delle opere sono state recuperate dall’estero.
Le opere
I dipinti riportati a casa sono La Maddalena penitente (1640 circa), lo studio preparatorio per il busto della Maddalena penitente raffigurata nella pala per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Maddalena delle Benedettine a Urbania (Marche); un’altra Maddalena penitente (1640-1642), rappresentata in un momento di estatico abbandono; due piccoli quadretti con Testa di ragazzo cieco e San Bernardino da Siena (1640-1645). “Desideravo un Cagnacci da sempre, – ha confessato Maggioli – ma non mi ero mai deciso, finché un amico mi ha detto che ce n’erano due in vendita e li ho acquistati. A Londra un collezionista era intenzionato a cederne un altro e ho acquistato anche quello. Pochi giorni dopo ho saputo che uno sarebbe stato messo all’asta a Vienna. Ho partecipato telefonicamente ed ecco il quarto. Avevo pensato di tenerle per me, ma ne avrei goduto solo io. Così ho deciso di esporle, per restituirle a tutti i santarcangiolesi”.
La lezione di Sgarbi e… le grotte
Maggioli, dunque, ha deciso di non tenere per sé le opere, ma di esporle in modo permanente al pubblico nella Sala Cagnacci (che già da tempo si chiamava così) dell’osteria di cui è proprietario, La Sangiovesa, nel cuore della città. L’esposizione è stata presentata pochi giorni fa presso la Rocca Malatestiana, attraverso una lectio magistralis tenuta da Vittorio Sgarbi (nella foto). “Restituire a Santarcangelo, – le parole del critico – interpretando il desiderio e il piacere di Tonino Guerra, delle opere, spiritualmente sensuali, di Guido Cagnacci, che prefigurò il sogno di Fellini, è una decisione preziosa. E ciò accade grazie alla costante attenzione di Manlio Maggioli, mecenate del nostro tempo, custode della tradizione e interprete perfetto del mio pensiero”. Uno Sgarbi che, infine, non ha risparmiato parole importanti per un altro simbolo della realtà del borgo clementino: le grotte. “Vorrei che le grotte di Santarcangelo fossero inserite dall’Unesco fra i patrimoni dell’umanità, perché sono le grotte più belle d’Italia”. (c.z.)