Bello, è bello. Non discuto le ambientazioni pensate da una firma come Dante Ferretti e l’evidente perizia di chi ha eseguito gli interni del Fulgor di Rimini (che, casomai vi fosse sfuggito, ha riaperto i battenti nei giorni scorsi). E sono perfettamente consapevole che un ambiente di valenza storica va ricostruito cercando di rispettarne dimensioni e planimetrie originarie, che non è che si possono buttare giù i muri, i pavimenti o i palchi a piacimento. Ma rientrando al Fulgor dopo tanti anni, oltre certamente a un doveroso senso di ammirazione per la ricostruzione degli interni, la prima sensazione involontaria che ho avuto è stato un leggero crampo al collo. Memore di quando venivo a vedere i film in questa curiosa sala inclinata verso l’alto. E non è che ci si possono mettere i poggiatesta sulle poltroncine, che questo non è mica un multisala. Cosa ci vuole mettere, pure i poggiapopcorn? Qui è nata la luminosa carriera cinematografica di Federico Fellini che giovinetto vi vide i suoi primi film. In salita. Poi capì girando l’Italia che il cinema è un’esperienza che si può vivere anche in orizzontale. E una volta che hai un grande talento, la strada verso l’Oscar è in discesa.
Il Caffè Scorretto di Maurizio Ceccarini