Un mediatore culturale che scrive su Facebook che lo stupro non è poi così grave. Il membro di un movimento politico che si chiede quando simili atrocità toccheranno alle donne della parte politica avversa. Un viceministro polacco che su Twitter auspica la pena di morte per i colpevoli. Questo per limitarsi ai primi giorni dopo i terribili fatti di Rimini. Notizie dal mondo virtuale che finiscono su media e giornali a contendere spazio a quelle del mondo reale. La vecchia conformazione dei giornali ormai è inadeguata: interni, esteri, cronaca, economia, cultura, spettacoli, sport (che io ho sempre letto in ordine inverso, non me ne vogliate) vanno raddoppiati. A ogni tema corrisponde infatti una narrazione parallela che corre sul web e sui telefonini. Narrazione ormai sempre più invadente e imprescindibile, come hanno capito molti personaggi pubblici che affidano ai social network le loro comunicazioni. Ma anche deformante, come non hanno capito molti utenti che pensano che i social siamo delle terre di nessuno dove si può tenere fuori ogni inibizione. Due mondi paralleli, quello reale e virtuale. Anzi quattro, visto che nell’uno succedono e nell’altro si scrivono cose che, purtroppo, sembrano venire da altri mondi.
Il Caffè Scorretto di Maurizio Ceccarini