C’è la crisi, niente asilo. Così titolavamo la prima pagina del nostro giornale esattamente un anno fa, prendendo spunto da una indagine mirata della Caritas diocesana sulle domande di iscrizione, da parte delle famiglie del territorio, alle scuole dell’infanzia del circondario. Lo studio metteva in risalto un fenomeno nuovo, del tutto inatteso, soprattutto per la fascia di età prescolare, legato sia alla difficoltà crescente dei genitori a sostenere il costo della retta sia alla possibilità di molte mamme e dei papà, rimasti senza lavoro, di accudire personalmente il proprio figlio evitando così una spesa che a fine mese grava non poco sul conto di famiglia.
Oggi, in molti comuni della provincia di Rimini, il fenomeno si ripete e riguarda in misura importante tutti i servizi pubblici per l’infanzia (dove, si sa, la retta è inferiore rispetto alle strutture private), sia le scuole materne che gli asili nido.
Nel capoluogo il calo di iscrizioni assume i tratti di una vera e propria emorragia. Solo negli ultimi due anni, a Rimini, sono venute meno circa 200 domande per i servizi pubblici da 0 a 6 anni. Per l’anno scolastico 2015-16, ne sono pervenute in totale 1.464, delle quali 565 per i nidi e 899 per la scuola dell’infanzia. Se per i nidi la flessione rispetto al 2014-15 è più leggera, di appena 6 unità, per le scuole materne si assiste ad un vero crollo: -33. Un anno fa, rispetto all’anno 2013-14, il calo era stato in ogni caso più evidente, come fa notare l’assessorato ai servizi educativi del Comune, ossia di 93 domande per gli asili nido e di 61 per le scuole dell’infanzia, per un totale di 154 bambini iscritti in meno.
Se invece si prendono in considerazione tutti gli ultimi cinque anni, solo per i nidi pubblici il calo è stato del 26%, “con una discesa costante anno dopo anno” fa notare l’assessore e vicesindaco di Rimini, Gloria Lisi. “Lo stesso fenomeno – aggiunge il vicesindaco – ha investito anche i nidi del privato sociale che hanno dovuto correlativamente ridurre il numero delle sezioni e, in qualche caso, anche chiudere le strutture”.
Quali i motivi di questo “salasso”? Non il calo delle nascite, almeno per il 2015-16. I nuovi nati riminesi del 2014, infatti, cioè i bimbi per cui potrebbe iniziare il percorso al nido, sono stati più dei “fiocchi rosa e azzurri” del 2013, cioè 1.251 contro 1.236. Allora? Il principale motivo è ancora una volta da imputare alla crisi economica e occupazionale. “Sebbene – sottolinea Lisi – comincino a evidenziarsi i primi segnali di ripresa nelle prime due annate dei nidi, rispetto al trend di costante calo registrato negli ultimi cinque anni, continuano a sentirsi gli effetti della crisi, per cui molte donne-madri, trovandosi senza occupazione, preferiscono crescere i figli a casa o, per non gravare ulteriormente sull’economia domestica, li affidano ai nonni”.
Una buona notizia, però, dietro al calo di iscrizioni a nidi e materne c’è: Rimini va verso un azzeramento delle liste d’attesa che fino a qualche anno fa sarebbe stato impossibile immaginare. Il dato più lampante riguarda i nidi: se nel 2001 riuscivano a trovare un posto solo 12 bambini su 100 (11,9% di tasso di copertura), nel 2008 il dato è salito al 20,16%, fino a raggiungere il 26% nel 2014, “dato che presumibilmente sarà il medesimo anche per il prossimo anno”. Se nel 2011 restavano fuori 216 piccoli riminesi dai servizi 0-3 anni, l’anno scorso ciò è accaduto per 26 bambini della stessa fascia d’età. Nello stesso triennio, i bambini in lista per la scuola dell’infanzia sono passati da 155 a 67. “Nonostante – aggiunge il vicesindaco – siano ancora da effettuare tutti gli incroci necessari per la distribuzione territoriale di richieste e disponibilità, ed in attesa anche delle iscrizioni negli asili privati (che saranno rese note più avanti), si può comunque già affermare che siamo in presenza di un sostanziale annullamento delle liste d’attesa”.
Alessandra Leardini