Nella rosa dei candidati per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2021, spiccano i nomi dell’Organizzazione Mondiale del Movimento Scout (WOSM) e l’Associazione Mondiale delle Guide ed Esploratrici (WAGGGS).
Questo importante Premio, istituito nel 1895 e consegnato per la prima volta nel 1901, si assegna a chi abbia svolto il lavoro migliore per la fraternità tra le nazioni, l’abolizione o la riduzione degli eserciti permanenti e per il mantenimento e la promozione di congressi di pace. Quindi perché lo Scoutismo (maschile e femminile) sono ottimi candidati?
A rispondere è Solveig Schytz, parlamentare norvegese del Liberty Party nonché ex capo delle Guide e Scout norvegesi e attuale volontaria del movimento Scout, dalla quale è giunta la proposta: “ Il Movimento Scout si occupa di fornire ai giovani gli strumenti di cui hanno bisogno per affrontare le sfide del futuro, costruendo nel contempo una società civile forte.
Questo lavoro è vitale per la pace nel mondo. – e contestualizzando il suo pensiero nell’atipico periodo storico che stiamo vivendo causa pandemia da Covid-19, aggiunge – In un momento in cui il nostro mondo è minacciato da così tante sfide internazionali, che siano clima, guerre o pandemie, abbiamo bisogno di un contrappeso all’egoismo e al nazionalismo. Dobbiamo offrire ai giovani la possibilità di riunirsi attorno a una serie di valori comuni e la fede nel servizio, non solo alla propria comunità, ma alla società internazionale”.
Nel 1907, anno di fondazione del movimento Scout, il generale inglese Robert Baden Powell, noto anche come BP, si ispirò all’esercito per sceglierne il nome: ‘scout’ significa infatti, in gergo militare, ‘esploratore’.
“ Fin dal principio – ci dice don Giuseppe Bilancioni, assistente diocesano dell’Agesci – lo scautismo tenta di fornire ai giovani le capacità di leadership e le competenze di vita necessarie affinché possano promuovere la pace e la comprensione reciproca ed essere al servizio delle loro comunità. In più, all’interno di questo programma formativo si è sempre cercato di incorporare i concetti di lavoro di squadra, unità e comprensione interculturale”.
Ad oggi con i suoi quaranta milioni di partecipanti, lo scoutismo rappresenta il metodo educativo non formale più ampio e potente al mondo. Sono innumerevoli le iniziative che, da oltre un secolo, si attribuiscono a questo movimento. Tra le più recenti, sicuramente, va ricordata l’iniziativa Messangers of Peace, la quale ha rappresentato fonte di estrema ispirazione per progetti e azioni locali in tutto il mondo aventi come obiettivo principale il consolidamento della pace.
In Italia il primo reparto scout è fondato a Bagni di Lucca, nel 1910. Col passare degli anni e l’incombere dei due conflitti mondiali, alcuni gruppi clandestini di scout sopravvissero alle restrizioni politiche che ne volevano abolire la presenza.
Difatti, nel secondo dopoguerra in Italia velocemente si sviluppano l’ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani) e CNGEI (Congregazione Nazionale Giovani Esploratori Italiani). Le associazioni che attualmente contano il maggior numero di iscritti sono AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani), FSE (Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici) e CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani).
Abbiamo chiesto le opinioni in merito alla candidatura per il premio Nobel ad alcuni capigruppo Scout e capi di zona della provincia di Rimini.
“ Mi fa piacere che venga riconosciuto al movimento scout un così importante premio per il suo impegno a livello mondiale per la pace. – queste le parole di Mario Paradisi, responsabile scout maschile della zona di Rimini, dell’associazione AGESCI, iniziativa educativa nata nel 1974 liberamente promossa da credenti, la quale realizza il suo impegno politico al di fuori di ogni legame o influenza di partito e che è riconosciuta dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana) -Anche se la candidatura riguarda lo scoutismo mondiale e non nello specifico la nostra associazione, guardiamo alla proposta della parlamentare norvegese con orgoglio e con piacere. Non che cercassimo un qualche riconoscimento, perché alla fine a noi piace semplicemente agire, ma è comunque positivo che venga posto all’attenzione di tutti che la pace era ed è, tutt’oggi, un qualcosa che dipende non solo dalla relazione tra governi, tra Stati, ma anche e soprattutto dall’interazione tra persone più nello specifico. Il movimento degli scout tenta infatti di creare alleanze, collaborazioni
tra giovani provenienti da diverse parti del mondo, indipendentemente dalla religione e dalla cultura: tutto questo è sicuramente occasione di unità e più che fondamentale a mio parere”.
Concorda Andrea Bascucci – capogruppo di Scout Rimini3, incaricato dei gruppi della branca R/S, che è rivolta ai ragazzi scout dai 16 ai 21 anni – che afferma: “ Associare allo scoutismo il valore della pace è sicuramente qualcosa di coerente e pertinente a tutti quegli insegnamenti e capacità che noi come capigruppo intendiamo trasmettere ai nostri ragazzi. È qualcosa che caratterizza fortemente la proposta scout che ingloba quell’essere cittadini del mondo, quell’educazione alla fratellanza, alla solidarietà, all’incontro aperto tra individui diversi. La candidatura al Premio Nobel è certamente un bel riconoscimento anche considerando il fatto che solitamente si tratta di un’assegnazione legata principalmente ad una singola persona, che si indentifica in un soggetto specifico piuttosto che ad un movimento e ad un’associazione così ampi: tutto questo è secondo me positivo, perché lancia un bel messaggio di unificazione”.
Nicoletta Pesaresi, responsabile di zona femminile, concorda con i suoi colleghi e a proposito della candidatura la descrive come una ‘sorpresa’: “ La nomina è stata sicuramente una bella sorpresa.
Insomma, è bello che quella piccola goccia che fai, che ti sembra magari anche troppo poco o comunque poco straordinaria, invece può essere considerata realmente come qualcosa di apprezzabile. Questo fa riflettere, no? È importante guardare a ciò che si sta facendo e rendersi conto che vale la pena continuare a farlo.
Spero inoltre che tutto questo giochi da motivante, da spinta ad andare avanti, anche e soprattutto in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo causa pandemia da Covid-19. La quarantena, con la sua conseguente chiusura quasi totale ci ha spinti a conoscere il vero senso della solitudine, in alcuni momenti. Piano piano, poi, con le dovute accortezze, siamo di nuovo usciti ‘allo scoperto’ ed è proprio questa essenzialità e semplicità della vita all’aria aperta ad essere una prerogativa dello scoutismo.
Ciò che abbiamo imparato è che insieme è meglio, insieme è possibile. È questo che insegniamo ai nostri ragazzi: la condivisione, la collaborazione, la cooperazione e soprattutto il consolidamento della pace”.
Martina Bacchetta