Il tempo pare promettere bene. Il 24 e 25 marzo, sereno o al massimo poco nuvoloso. Sono giorni che i volontari del Campo consultano, con un po’ d’inquietudine, le previsioni meteo, sperando nella buona novella. L’anno scorso, grazie alla temperatura quasi estiva, il Campo fu affollatissimo e fruttò alla fine la cifra record di 187 mila euro. Non che la ricorsa all’utile ad ogni costo sia il suo scopo principale ma lavorare all’asciutto è di certo meglio che restare per ore sotto la pioggia battente, come è accaduto in qualche edizione. Ad ogni buon conto, gli impermeabili sono pronti e così i guanti, le cassette dei medicinali, le assicurazioni dei mezzi, le cucine per sfamare gli affamati, e poi i laboratori per i bambini, le webcam per le dirette via internet, i mercatini dell’usato presi d’assalto sin dalla prime ore del mattino.
Quest’anno il Campo, oltre al tradizionale sostegno alla missione diocesana in Albania, concentrerà i suoi sforzi sul continente africano, finanziando progetti umanitari in Zimbabwe, Uganda, Tanzania, Burundi, Camerun, Etiopia. Paesi tra i più poveri della terra, testimonianza vivente delle scandalose ingiustizie che affliggono il nostro pianeta. In queste regioni, dove da anni operano coraggiosi missionari riminesi, il Campo contribuirà a realizzare scuole, strutture sanitarie, centri professionali, impianti idrici. Con la gioia di aver fatto qualcosa di utile ma anche con un po’ di amarezza nel vedere quante cose buttiamo nella spazzatura, quando invece altrove c’è bisogno di tutto.
Non carità, solo giustizia
Basterebbe farsi un giro nei mercatini dell’usato dei centri di raccolta per toccare con mano le contraddizioni del nostro mondo. Da una parte folle di persone (immigrati ma anche tanti italiani) che sgomitano per comprare un paio di scarpe o una giacca seminuova per pochi spiccioli. Dall’altra la montagna di indumenti che arrivano al Campo, a volte mai indossati ma messi da parte perché passati di moda. Per non parlare dei prodotti elettronici: computer, videogiochi, cellulari ancora funzionanti che finiscono nella spazzatura solo perché sono usciti i modelli nuovi. Nelle ultime settimane si è molto lavorato su questi temi nelle scuole riminesi che hanno aderito al progetto educativo 2012, dedicato alle energie sostenibili. Per sollecitare piccoli e piccolissimi a modificare i propri comportamenti quotidiani all’insegna della sobrietà. Perché il Campo Lavoro non vuole essere solo un’espressione di carità ma un atto di giustizia verso quel sud del mondo che per secoli è stato depredato di ogni risorsa materiale e umana. Con il risultato che un miliardo di persone, con la loro miseria estrema, hanno consentito, e tuttora consentono, a noi di vivere nel superfluo. Oggi, che questo modello pare entrato in crisi, una riflessione corre d’obbligo: quale mondo vogliamo costruire? Un mondo dove ci siano sempre più ricchezze nelle mani di pochi o un luogo dove si possa vivere bene anche con qualcosa di meno, da rendere però disponibile a tutti? Il Campo Lavoro vorrebbe essere anche, e forse soprattutto, questo: un impegno che non si esaurisce in un fine settimana ma che si rinnova ogni giorno per cambiare le nostre (comode) abitudini e lasciare ai nostri figli un futuro diverso. Più giusto e duraturo.
Pagina a cura di Alberto Coloccioni