Adesso capisco Pinocchio e la tentazione del Paese dei balocchi. Entrare all’Emporio Brigliadori, lo storico negozio di giocattoli di Rimini è, per me come per intere generazioni di riminesi, come metter piede nel Paese delle tentazioni collodiane. Arrivo alle 11.00 del primo venerdì dopo Natale, ci dovrebbe essere un po’ di calma, vista l’abbuffata dei regali – e invece gli avventori non mancano. C’è un signore che si fa spiegare tutto sul tappetto/campo da calcio di Subbuteo che, ho scoperto, cambia in base alla “vecchiaia” delle pedine che si mettono sul campo da gioco; c’è una bimba che cerca un minipony con la criniera viola e poi ci sono io che chiedo alla signora Luciana di quella barbie gigante del 1994 che è lì in bella vista e che è stata la protagonista della mia letterina a babbo natale per almeno tre anni di fila. Lei, la signora Luciana è Luciana Panfili, moglie di Giorgio Brigliadori e memoria storica dell’Emporio Brigliadori.
Lei si ricorda tutto, persino il nome delle prime bambole vendute: “Andrea e Poldina. Due gemelle che potevano essere vendute insieme, in una bella confezione, oppure separate. Per i maschi invece andavano le macchinine Dinky Toys e altri marchi inglesi. C’erano poi i giochini in metallo, a carica, tricicli e negli stessi anni arrivò hula-hoop, una vera ondata che travolse tutti”.
Era il 1950 quando Giorgio Brigliadori si lanciò nell’acquisto di un’attività di cartoleria. Il primo negozio si trovava in via IV Novembre, vicino al Duomo. Quello era un periodo molto vivo nel centro di Rimini. C’era già la Casa del Corredo (unica che è sopravvisuta al passare del tempo), “poi c’era Rossi che vendeva le scarpe, la Riminese che lì aveva la prima libreria, c’era un negozio di arredi sacri, c’era il Bottegone che vendeva biancheria e poi c’era Brigliadori”.
L’unico negozio di giocattoli di Rimini, si trovava sul Corso d’Augusto, dove adesso c’è il Caffè Giovannini, ed era lì da fine ’800. Giorgio Brigliadori, cominciò con poco o niente, aveva una gran passione per i francobolli e per le monete. Una gran mente matematica, grande spirito imprenditoriale, nessun lavoro, tanta passione e soprattutto, tanta buona volontà. “Dormiva e mangiava in negozio, per tanti anni è stato da solo. La sua vita era quel negozio. Piano piano arrivarono i giochi. I primi arrivarono grazie ad un accordo fatto con un’azienda di Riccione (l’Alga, ndr) che ci dava le sue cose in conto vendita. Pagavamo solo se venivano comprate. Si trattava di giochi da mare, piccole cose tipo tazzine di ceramica per bambine e poco altro”.
I giochi veri e propri arrivarono grazie alla collaborazione con un grossista tedesco e poi, arrivarono, anche le grandi e storiche aziende italiane…e non erano poche.
“Io arrivai nel 1960. Allora avevo 16 anni e lavoravo come commessa nella Boutique Guidi, che aveva un punto vendita in centro e uno al mare. Guadagnavo 10 euro al mese in inverno e 12 in estate, quando prestavo anche i miei servizi di sartina. Vedevo Giorgio spesso perché andavo nella sua cartoleria a caricare d’inchiostro la penna stilografica della padrona del mio negozio. I tempi erano duri e si risparmiava alla lira. In negozio con Giorgio, mi ricordo, c’era sempre un carabiniere che un giorno, in mia presenza, gli disse: «Vedi, Giorgio, a te servirebbe una ragazza brava così, per metterti apposto il negozio». Io mi guardai intorno, sembrava che dentro quel negozio fosse scoppiata una mina. Ero abituata alla mia bella e linda boutique e non ci pensai nemmeno per un secondo ad andare a lavorare con lui”.
Poco dopo la signora Luciana ebbe dei problemi con la padrona del negozio dove lavorava che non le voleva pagare le 2mila lire mensili di extra estivo e allora andò a chiedere a Brigliadori se nel suo negozio ci fosse ancora un posto per lei. “Lui mi offrì uno stipendio di 15mila lire. A me non sembrava vero, in un attimo ebbi un aumento di stipendio del 50%. Era il 1960. Poi io mi innamorai di questo lavoro e poi di lui. E siamo qui”.
Nel 1964 i Brigliadori (oramai erano in tre, era nato il primo figlio Roberto), erano in un altro negozio sempre in via Gambalunga e nel 1967 nell’attuale punto vendita. All’inizio avevano pensato di comprare un negozio a Palazzo Fabbri (dove oggi c’è la Città del sole, un altro negozio di giochi) ma poi l’affare fuggì. Da allora tanto lavoro, passione, due figli e tanta vita. Nei primi anni ’90 Giorgio ebbe i primi problemi di salute e nel 2011 è venuto a mancare. L’emporio Brigliadori, oggi è un’“istituzione”, lontano dalla logica del centro commerciale è il classico, piccolo negozio dove prima del gioco unico e raro trovi persone che amano il loro lavoro e che, al primo sguardo: “Te sei una da barbie”. Si, io sono una da barbie!
Angela De Rubeis