La Romagna, e Rimini in particolare, non brindano per la giunta Bonaccini. Non sono bastate 8mila preferenze alla riminese Emma Petitti per entrare nella stanza dei bottoni regionale. Del resto anche se lei forse prepara altro, nulla impediva l’ingresso di un esterno: a Rimini e dintorni qualcuno sveglio ancora c’è.
Se Rimini piange, non ride nemmeno Cesena-Forlì, dove per l’assessorato all’istruzione è stata chiamata Paola Salomoni, professoressa di informatica al campus di Cesena, ma proveniente da Bologna e prorettrice dell’Alma Mater. Si consola il ravennate Andrea Corsini, confermato in squadra. Sulle sue spalle, insieme a Turismo e Commercio, anche l’impegnativa delega alle Infrastrutture.
Il contentino è pronto: una delle prime giunte regionali di marzo sarà realizzata proprio a Rimini, città dove, alle regionali Pd e Lega sono arrivate appaiate, con un leggero vantaggio del Pd (32,8%) sulla Lega (31,6%). Non occorre la sfera di cristallo per prevedere che la Lega, che sul campanilismo – in particolare romagnolo – ha sempre dimostrato di saper ben giocare, tirerà fuori alle prossime amministrative il tema della bocciatura dei riminesi a Bologna.
Tutto questo accade mentre, come dimostra ampiamente la doppia inchiesta di TuttoRomagnaEconomia (ilPonte, Natale 2019 e 19 gennaio 2020), il gap fra Emilia e Romagna aumenta a netto sfavore nostro.
Ma c’è un altro aspetto sul quale Bonaccini dovrà riflettere: il mancato inserimento in giunta di figure che fanno esplicito riferimento al mondo cattolico.
Diretto il professor Stefano Zamagni “Bonaccini ci ha esclusi”.
Appena più cauto Daniele Passini, presidente di Confcooperative Bologna: “Bonaccini, ottenuto il risultato, si è voltato dall’altra parte. Avrebbe dovuto avere più coraggio e aprirsi verso un certo mondo: dai movimenti alle associazioni cattoliche”.
Non fa sconti da Modena, Emilio Sabattini, già vicepresidente della Regione con Bersani: “Nel 1995 partì un progetto che vide nascere una coalizione politica plurale di centro sinistra, con i cattolici entrare per la prima volta in maggioranza in regione e in molti comuni. Dopo 25 anni quell’esperienza è finita”.
Ma Sabattini fa anche autocritica: “La continua frammentazione, la divisione in gruppi, sottogruppi, piccole sette, ha concorso a produrre questo risultato. A ciò si aggiunga l’altro elemento, la mancanza di una progettualità alta, pur essendo (quella cattolica) la componente culturale che per la sua storia, per il radicamento culturale, più di altri potrebbe offrire, per l’economia, per il lavoro, per la scuola, proposte di particolare originalità”.
Mauro Rocchi