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Viviamo nell’epoca dell’irreale. O meglio, del virtuale. Esperienze che acquistano senso solo se condivise sui social, amicizie da chat sostituite a legami reali e profondi, interi mondi nei quali immergersi, grazie alle nuove tecnologie della realtà virtuale. Era dunque inevitabile che, prima o poi, in un contesto del genere nascesse anche un nuovo modo per calcolare, scambiare ed accumulare valore: monete virtuali. O meglio, criptovalute. Semplici (si fa per dire) codici informatici che però, nel mondo della Rete, vengono utilizzati come vera e propria moneta, per scambiare beni o servizi. I bitcoin i più famosi, celebri per il loro andamento che oscilla, quotidianamente, tra ingenti crescite e altrettanti tracolli. E, mentre per questa estate è prevista l’uscita di un documentario tutto italiano che spieghi ai profani la storia e la natura dei bitcoin (The Digital Rush, di Paolo Aralla), mentre la Corea del Sud si prepara a bloccare ogni piattaforma di scambio di criptovalute e mentre Warren Buffet, uno dei più grandi economisti degli USA sentenzia “faranno una brutta fine”, il fenomeno dei bitcoin (e delle criptovalute in generale) fa capolino anche nella nostra Rimini.
Come funziona il sistema di criptovalute?
Cerchiamo di essere i più chiari possibile. Il sistema delle monete virtuali nasce da una spinta che possiamo definire anarchica: nel 2009 Satoshi Nakamoto (ma sembra essere un nome inventato, per garantire l’anonimato dell’inventore), vuole creare un nuovo sistema di valuta che funzioni senza la presenza di una qualsiasi autorità centrale. Nascono così i bitcoin, monete digitali che gli utenti di internet possono comprare con soldi reali e conservare in portafogli anch’essi digitali (detti wallet). Una volta fatto, è possibile comprare o vendere beni e servizi su Internet utilizzando questa nuova moneta, ed è qui la vera novità: ogni singola transazione avviene, in modo diretto e totalmente esclusivo, tra acquirente e venditore, senza la presenza di alcun intermediario (banche, società o enti). Ogni transazione avvenuta viene poi registrata su una tecnologia chiamata blockchain, una sorta di libro mastro che, a livello globale, certifica ogni singolo pagamento, garantendo così la stabilità e la coerenza del sistema. Come avviene questa registrazione? Alcuni computer, chiamati miners (“minatori/estrattori”), processano un’enorme quantità di dati e registrano tutte le transazioni avvenute in un dato periodo. Come ricompensa per questa “estrazione”, vengono generati nuovi bitcoin, che vanno così a rappresentare nuova moneta in circolazione, alimentando il sistema stesso.
I bitcoin arrivano a Rimini
Un sistema complesso, come visto, che per molti può apparire incomprensibile e lontano. Ma che, in realtà, è molto più vicino di quanto non si pensi. Sono diversi, infatti, gli alberghi di Rimini che hanno dichiarato che accetteranno, per la stagione 2018, prenotazioni e pagamenti in bitcoin. E non solo: il prossimo 21 gennaio, presso l’hotel Sole Blu, si terrà un incontro fissato dagli albergatori e aperto a tutti, per discutere e conoscere meglio questo fenomeno. Tra gli albergatori aperti ai bitcoin troviamo Isabella Bugli e Alessandro Zicola, titolari dell’hotel Nuovo Giardino di Rivazzurra. “Ci siamo voluti adeguare – spiega la Bugli – a quelli che crediamo essere i tempi che verranno. Siamo dei precursori, ma crediamo che col tempo saremo solo i primi di tanti che andranno in questa direzione”. “Il nostro è un interesse verso tutte le criptovalute – aggiunge Zicola – ma, poiché al momento le persone conoscono solo la più famosa, il bitcoin, abbiamo deciso di iniziare con questa. E molti altri albergatori stanno aderendo a questa filosofia”. E come funziona? “Ogni cliente – continua Zicola – che abbia dei bitcoin su un proprio portafoglio virtuale, ed è possibile trovare diverse piattaforme su internet che offrono questo servizio, al momento del pagamento potrà connettere il proprio telefono al nostro computer e, nel giro di pochi secondi, verrà scaricato l’importo pattuito, che il cliente può accettare. Una volta accettato, la transazione è completata. Gli albergatori hanno a che fare con la gente, e ormai sempre più persone stanno investendo in bitcoin o altre criptovalute. Non può, quindi, che rappresentare un’arma in più”.
Simone Santini