“Scrutiamo la notte. È quasi perfetta, con la Stella Polare visibile in un punto preciso del cielo; essa resterà dove si trova per i prossimi ventimila anni e tutti i naviganti che la contempleranno si sentiranno sollevati nel trovarcela, perché è un bene che qualcosa resti immutabile da qualche parte, finchè le persone avranno bisogno di tracciare rotte su di una carta nautica o sul paesaggio vago di una vita”.
Questo è l’incipit del bellissimo romanzo La carta sferica di Arturo Perez-Reverte che ci accompagna, fra intrighi e colpi di scena, in una caccia al tesoro, tra personaggi pericolosamente affannati attorno ad un vecchio atlante nautico che nasconde un segreto. Noi, immancabilmente sedotti dal fascino che suscitano antiche pergamene, carteggi, mappe e ancestrali strumenti come l’astrolabio o il sestante, guidati più dal cuore che dalla cartina, abbiamo cercato l’artefice di tali mappe, e abbiamo capito che un cartografo, al giorno d’oggi, è una vera rarità così come lo è questo mestiere che di primo acchito potrebbe apparirci obsoleto, ma è molto più attuale nella vita di tutti i giorni di quanto si possa immaginare.
Abbiamo incontrato, presso la Belletti Editore, a Misano Adriatico (l’unico editore in provincia che si occupa di cartografia), Maurizio Benvenuti, il cartografo; un personaggio davvero singolare, che ci ha accolti nel suo moderno studio, praticamente tappezzato cartine.
Quanti anni ha e da quanto tempo fa il mestiere di cartografo?
“Ho 56 anni e dal 1993 lavoro in questa azienda; da 15 anni è diventato il mio mestiere, prima era una grande passione. Viaggiando per lavoro la cosa è nata spontanea. Non mi piace girare da turista, amo invece farlo per motivi pratici. Ho percorso interi continenti: in Algeria feci il saldatore, in Russia ero tecnico in una compagnia teatrale, e poi Cina, Canada…”.
Ma peregrinando per il mondo, aveva qualche aspettativa?“Ho avuto conferma di ciò che sento per la geografia; ogni posto ha un suo fascino, ogni luogo è al centro della terra. Non mi sono mai sentito perso anche se delle volte non sapevo precisamente dove mi trovavo. Quando viaggio non sto attento alle indicazioni o ai cartelli stradali e se mi perdo sono contento”.
Perché?
“Perché mi piace perdermi per poi ritrovarmi”.
In questi luoghi cosa le interessa di più?
“Io osservo tutto, ogni luogo riserva sempre una sorpresa”.
Ha ereditato il mestiere di cartografo da qualcuno in famiglia?
“No. I miei studi si fermano alla licenza media”.
Ma questa sua inclinazione così affascinante da dove nasce?“Tutto è iniziato quando ero bambino, è da lì che iniziarono i miei sogni. Io sono originario di Cesena e i miei genitori decisero di farmi frequentare il collegio dalle suore, a Cesenatico. Il mio banco, nell’aula, era vicino al muro e, appesa alla parete, sulla destra, c’era una cartina molto grande dell’Africa. Quella era la mia finestra; io la guardavo ammirato; per me l’Africa rappresentava la fuga dalla realtà, era tutto il mio mondo, fatto di parole strane, incomprensibili, mai udite. Giorno dopo giorno imparavo a memoria nomi di capitali, stati, fiumi, deserti, laghi, foreste che man mano diventavano a me sempre più familiari. Ogni tanto la suora metteva alla prova la classe, facendo gare di abilità. A sorte chiedeva il nome delle capitali e, tutte le volte, immancabilmente, vinceva sempre lo stesso bambino. Una volta, partecipando anch’io, vinsi la gara… però da quella volta il gioco non si fece più”.
Parliamo ora del suo mestiere: come si fa una cartina?
“C’è una parte di lavoro, quella preliminare, che è un po’ ripetitiva. All’inizio, si tirano delle linee, si fa la base dell’abitato, delle strade, il reticolo delle acque, poi il lavoro prende forma, si arricchisce, si personalizza, si tematizza; io aggiungo cose interessanti, utili, che mi piacerebbe verificare personalmente perchè un tempo si andavano a vedere, le nuove strade, i nuovi insediamenti industriali, ecc… Tempo fa si usavano le carte militari perché erano le più fedeli, quelle con maggior definizione. Ora c’è la foto del satellite che però non ti dice se la tal strada è percorribile, se è privata, se sotto quel tetto c’è una fabbrica o un palazzo; rimane sempre una parte esplorativa”.
Come si chiamano le linee che definiscono l’altezza o la profondità marina?
“I colori delle profondità marine corrispondono a delle linee dette Batimetriche, nella terraferma abbiamo altre linee che segnano l’altitudine dette Altimetriche”.
Cosa avete in cantiere?
“ Stiamo lavorando con diversi enti pubblici: la Provincia di Milano ci ha ordinato la piantina della città, la carta dei sentieri, delle piste ciclabili, ecc… Ci hanno selezionato scartando ditte più importanti della zona come De Agostini e Touring e per noi è stata una grandissima soddisfazione. Un certo tipo di mercato lo abbiamo acquisito perché ci siamo specializzati in cartografia tematizzata: abbiamo approntato l’Atlante Italiano del Metano dove sono segnalate tutte le piazzole rifornimento del gas, inoltre abbiamo elaborato la cartina per le aree di sosta dei camper. Un altro settore che ci dà soddisfazione è quello delle cartine scolastiche. Dalle classi di tutto lo Stivale ci arrivano richieste di cartine regionali, con le nuove province, inoltre ci ordinano quelle dei nuovi stati Europei, modificate in confini e capitali. Un nostro vanto è la bellissima mappa completa del globo terrestre con le coloratissime bandiere di tutti gli stati del mondo. Senza tema di smentita posso dire che le nostre cartine scolastiche sono le più belle, le più precise, le più gradevoli che esistono in commercio. Io ho impostato la cartografia secondo uno stile e dei caratteri che seguono certi canoni: chiarezza, precisione, colori brillanti ma non invadenti, una buona leggibilità delle lettere e per l’amore che ho verso questo lavoro, le curo molto, cerco che siano fedeli e ricche di contenuti, che siano invitanti, anche allo sguardo di un bambino”.
Cosa è cambiato?
“Adesso la produzione è diversa; con l’avvento del satellitare c’è più crisi di mercato. Ultimamente poi la cartografia è scaduta molto. La motivazione è che le migliori ditte specializzate del settore come il Touring Club e la De Agostini, che un tempo erano il vanto della cartografia nazionale, hanno licenziato i cartografi assumendo, al loro posto, dei grafici: ora questi lavori si fanno al computer, perciò la qualità è precipitata. Io ho verificato e confrontato: le cartine non sono più precise come un tempo, sono poco particolareggiate, quindi sono diseducative”.
Nel suo tipo di lavoro c’è collaborazione?
“ Sì, è un lavoro fatto di sinergie. Aver creato una squadra di cartografi è un vanto e ne sono orgoglioso: posso dire che qui a Misano è nata una scuola di cartografia, non ce n’è altre in Italia”.
La cartografia quindi rappresenta, in piccolo, la superficie terrestre ed i fenomeni che su di essa si osservano, ma fate anche carte del cielo?
“Quando la geografia si estende all’universo si può rappresentare il cielo stellato e noi abbiamo in programma di realizzare la mappa celeste, ce la richiedono continuamente anche le scuole”.
Ogni quanto si rifà una cartina?
“Un tempo si faceva ogni 10 anni, adesso ogni anno, soprattutto le piantine delle città hanno continue varianti. Se vuoi essere aggiornato devi mettere la nuova rotatoria, il moderno centro commerciale, le recenti piste ciclabili, altrimenti la cartina è vecchia!”.
Laura Prelati