L’Università a Rimini è solida. E senza dare nulla per scontato, può comunque guardare con soddisfazione al cammino fin qui intrapreso e ai risultati raggiunti in termini di corsi, dipartimenti, numero di docenti e studenti, infrastrutture. E se tutti gli attori (Ateneo, docenti, istituzioni locali e comunità riminese) la scriveranno assieme, la pagina dell’Ateneo potrà diventare sempre più bella. Il pro Rettore per la Romagna, prof. Guido Sarchielli, ne è profondamente convinto. Anche numeri alla mano.
Eppure, professore, lei sbandiera ottimismo proprio nell’anno in cui è registrato un calo non indifferente di immatricolazioni: 1.499 iscritti, -6,6%.
“Come per ogni fenomeno complesso ci sono diverse cause che si combinano. Intanto c’è da dire che il calo riguarda poco più di cento studenti su circa 6000 iscritti a Rimini e non è generalizzato. In sostanza, riguarda singoli Corsi di laurea e non la sede universitaria o la città di Rimini in quanto tale. Inoltre dei 106 studenti mancanti ben 76 riguardano due corsi di laurea (Educatore sociale e culturale e Progettazione intervento educativo) della Scuola di Psicologia e Scienze della Formazione) e una quarantina dei corsi economici.
Tra le cause generali ne possiamo individuare quattro: 1) i cali maggiori in Romagna si hanno nei Corsi che sono troppo simili a quelli di Bologna; 2) sono poi stati introdotti numeri programmati in alcuni corsi e la verifica delle conoscenze in ingresso (Test TOLC) che hanno rappresentato una sorta di deterrente; 3) sono state fatte modifiche ai corsi e sono stati introdotti corsi in lingua inglese e dunque ci vuole un po’ di tempo perché si facciano conoscere e siano attrattivi; 4) vanno poi considerati anche i fattori di contesto generale: la tendenza alla riduzione delle matricole nelle università piccole (vedi quelle della nostra regione) in favore delle grandi città; la riduzione delle matricole da fuori regione (questo caso per Rimini avviene in alcuni corsi di Economia) anche rispetto alle difficoltà economiche generali.
Perché Cesena fa meglio di Rimini? Per alcuni osservatori, è il frutto dell’appeal di alcuni corsi come psicologia e ingegneria informatica.
“Si dovrebbe analizzare con attenzione la novità della crescita di Cesena di quest’anno poiché nelle due stagioni precedenti il fenomeno non si è verificato. In più, per Cesena è l’esatto contrario della specializzazione, dal momento che la sua offerta formativa è in realtà molto eterogenea. Comunque pur essendo un dato positivo, stiamo parlando di 67 matricole in più su 4700 iscritti e tale crescita è concentrata sulla Scuola di Scienze e di Ingegneria/Architettura con un calo di Agraria e Veterinaria. In ogni caso, il problema della specializzazione o meglio della «specificità della proposta formativa di ogni Campus» si pone un po’ per tutte le sedi romagnole che già stanno operando in questo senso (si pensi al polo culturale, scientifico e tecnologico focalizzato sui Beni culturali a Ravenna).
L’università riminese cosa può mettere in campo per risalire la china? Su cosa deve puntare?
“Il Campus di Rimini secondo me non ha il problema di «risalire la china! Poiché non è caduto in nessun baratro. L’obiettivo è quello di potenziare le linee di crescita che si sono definite nell’ultimo anno e che forse sono ancora poco note. Ci sono tre ambiti didattici e di ricerca che possono rendere ancora più visibile la specificità di Rimini come sede universitaria tipica e diversa dalle altre. Il primo riguarda il Benessere della persona (Farmacia e Scienze motorie, che non a caso sono in crescita e Professioni sanitarie), il secondo concerne Turismo e Moda (anche con una forte vocazione internazionale del Dipartimento Qualità della Vita e del nuovo Centro di studi avanzati sul turismo), il terzo si riferisce ai Servizi a persone , imprese e territori (corsi e attività di ricerca su economia e servizi ambientali ed energetici, aspetti finanziari, assicurativi e statistici, ecc.) che possono ulteriormente arricchire i rapporti con i sistemi economici locali. Lavorando di più su questi aspetti e rendendo più chiara anche la comunicazione verso l’esterno ci sono molte probabilità anche di aumentare l’attrattività degli studenti. Ma il punto fondamentale è che in questo modo si rafforza il Campus rispetto all’intero Ateneo”.
In totale, oggi, quanti iscritti totali vanta oggi il Campus di Rimini? E come sono distribuiti gli studenti nelle varie facoltà?
“Prendendo il dati ufficiali dell’Anno Accademico 2013-14 si tratta di circa 5800 studenti (molte università italiane in altre città sono assai più piccole) così distribuiti per scuola: Economia, Management e Statistica 2170, Farmacia, Biotecnologie e Scienze Motorie 1135, Lettere e Beni Culturali 953, Medicina e Chirurgia 727, Psicologia e Scienze della Formazione 665, Scienze 127. Come si può vedere si tratta di un numero molto elevato anche in rapporto a spazi e servizi riminesi che assicurino la qualità delle attività didattiche e di ricerca. Spesso nel considerare i numeri degli studenti e nel desiderare sempre e comunque un loro aumento non si tiene presente il tema della «sostenibilità» e della «qualità didattica» ovvero dell’insieme dei servizi che è necessario garantire perché possano studiare con profitto”.
Quale rapporto virtuoso può innescarsi tra Rimini e il resto del Polo romagnolo?
“Come accennavo è importante che ogni Campus sviluppi la propria identità di sede sul piano dell’offerta didattica e delle iniziative di ricerca, mantenendo e sviluppando nei limiti del possibile anche i servizi per i docenti e per gli studenti che – come è riconosciuto da tutti – sono già di buono o ottimo livello. Poi ben vengano le sinergie e le collaborazioni che già si stanno attuando tra alcuni Campus o nell’ambito dei CIRI (Centri Interdipartimentali di Ricerca Industriale). Ma di questo potrebbe certo parlare con più precisione il Coordinatore del campus di Rimini”.
Università e Rimini, città, territorio e istituzioni. Come giudica questo rapporto?
“Penso sia un tema fondamentale per un’Università moderna. Qui a Rimini si stanno realizzando iniziative molto importanti di collegamento con il sistema economico, ad esempio con la costituzione del Tavolo della Moda e di quello sul Turismo. Inoltre, sta ampliandosi la rete di rapporti con le aziende da parte del CIRI. Sono esempi di questo impegno per la «terza missione» (applicazione delle conoscenze nel territorio) dell’Università che qui a Rimini è resa possibile dal grande lavoro di sostegno di Uni.Rimini. Questa fondazione è stata ed è un motore decisivo per l’Università a Rimini che si concretizza in sostegni finanziari per il radicamento sul territorio degli oltre 150 docenti che sono in servizio a Rimini, in aiuti per il miglioramento della qualità dei servizi agli studenti e per la facilitazione al loro inserimento professionale. Anche con gli Enti locali (in particolare il Comune) il rapporto è sostanzialmente positivo non solo sulle iniziative edilizie ma anche sui progetti di sviluppo della citta in cui l’Università è stata coinvolta. Forse sono da migliorare le comunicazioni: far sapere alla città il tipo di ricerca che viene fatta e i risultati del lavoro didattico. Ciò renderebbe l’Università più presente nella vita e nei discorsi quotidiani della città e non solo magari quando viene a mancare qualche decina di studenti”.
Paolo Guiducci