Finalmente un riminese esce dall’oblio. Stiamo parlando di Alessandro Belmonte un ufficiale di marina al quale è possibile ricondurre il merito – tra gli altri – di avere creato la fortuna turistica di Rimini. Il merito della scoperta è di Rosita Copioli e Alberto Silvestro che hanno scritto la biografia nel volume Alessandro Belmonte (1757-1838) Ufficiale di marina dall’Armada Real ai porti dell’Adriatico, edito da Digitalprint.
Il personaggio
Dedica tutta la sua vita al mare, negli anni traumatici che cambiano il corso del mondo moderno, e il volto di Rimini. Figlio terzogenito della famiglia più importante della città (è cugino dell’autorevolissimo cardinale Giuseppe Garampi, prefetto dell’Archivio segreto, uomo chiave della diplomazia vaticana e nunzio a Vienna, mentre il consuocero Antonio Baldini è cugino di papa Clemente XIV Ganganelli, colui che sopprime la Compagnia di Gesù), è avviato alla carriera militare nella Marina Pontificia. Due anni dopo essere divenuto Cavaliere dell’Ordine di Malta (1776), si arruola nella Marina Reale di Spagna (1778), dove ha incarichi rilevantissimi. Viaggia nelle più importanti spedizioni scientifiche e militari: con Alessandro Malaspina, distinguendosi con lui eroicamente nell’assedio di Gibilterra (1782); con Antonio de Córdoba e Dionisio Alcalá Galiano dallo stretto di Magellano alla Patagonia; con Vicente Tofino per l’Atlas Maritimo de España. Esegue le carte della Spagna, delle Isole Azzore e Canarie, delle coste intorno al Rio della Plata, dello Stretto di Magellano, della Terra del Fuoco nell’America Meridionale.
Una malattia lo costringe a tornare in Italia, dove partecipa con il fratello Gianmaria alla Repubblica Cisalpina. Dopo il suicidio di questi, deportato a Pest, è attivo nel nuovo Regno d’Italia con l’altro fratello Lodovico e il cognato Daniele Felici Capello, che Napoleone nomina ministro degli Interni. Si occupa della Marina Italo-francese; sostiene Murat, seguendone per breve tempo la Marina. Alla caduta di Murat deve rifugiarsi in Svizzera, con Pellegrino Rossi, di cui è amico. Comunque fedele allo Stato pontificio, ne riceve l’incarico di «Ispettore di Sanità marittima e della Polizia dei Porti del Terzo Circondario marittimo pontificio dell’Adriatico», che mantiene con la massima competenza fino in tarda età. Legato profondamente alla gente di mare, si adopera, dice: «Non mosso da proprio interesse e vantaggio, valendomi di quei pochi lumi, che una lunga esperienza delle cose di Mare, e l’attaccamento particolare ai Marinari, e Naviganti coi quali ho passato la massima parte della mia vita m’hanno saputo suggerire».
L’industria del mare
La sua figura non è per nulla inferiore a quella più nota di Alessandro Cialdi, che fu l’ultimo comandante della flotta pontificia. Si preoccupa di tutto quanto concerne quella che egli definisce industria di mare: pesca, costruzioni navali, porti, uffici marittimi, ecc. Si preoccupa anche del futuro riservato ai vecchi marinai inabili al lavoro e bisognosi d’assistenza. È consapevole dell’importanza del ruolo degli armatori nel mondo della marina per aumentare i traffici commerciali marittimi attraverso l’impiego dei loro capitali.
Alessandro Belmonte appartiene a un’aristocrazia colta e illuminata, per cui l’idea di giustizia coincide con «il bene della cosa», ossia del Governo e della Nazione: ogni progetto privato è anche sociale, finalizzato alla costruzione della patria e della comunità cittadina.
Con una vastissima documentazione totalmente inedita, proveniente da numerosi Archivi italiani e stranieri, ricostruisce vari ambienti storici internazionali, sia nell’arco di tempo della sua vita, sia negli anni che lo precedono e seguono.
Questa monografia di Alessandro Belmonte esce nella collana di studi intitolata ad Adolphe Noël des Vergers, perché i Belmonte furono i proprietari della dimora che lo studioso francese acquisì nel 1843: l’attuale Villa des Vergers.
Questo personaggio è emerso dal totale oblio grazie agli studi dei due autori, durati anni, consultando decine e decine di biblioteche, Archivi di Stato e archivi anche familiari, italiani ed esteri. Ne viene fuori una figura notevolissima, che determina anche il futuro di Rimini: il turismo.