I più benevoli ci qualificano ingenui e illusi, ma agli occhi di tanti siamo deboli, sciocchi, per alcuni proprio stupidi di fronte a quella che è la vita e i problemi di oggi. La colpa è tutta di quel “buonista” vissuto duemila anni fa, che un bel giorno è salito sul monte e ha iniziato con un “ Beati i poveri, i miti, gli affamati di giustizia, i non violenti, i puri di cuore… I perseguitati!”.
Insomma l’opposto di quel che viene proclamato oggi, ma a ben pensare anche in quei giorni, quando all’imperialismo romano rispondeva accomodante il partito dei sadducei o si opponevano violentemente gli zeloti. Tant’è che quel Messia era finito in croce: disturbava gli uni e gli altri. Perché, è opinione comune, ieri come oggi, la vita non va avanti con i miti, ma con i violenti, i prepotenti, chi si fa intendere insomma e se riceve una tozza risponde con due, giusto per far capire… Sono i furbi, gli arrampicatori, i litigiosi, i modelli che ogni giorno i media e la vita ci propongono. Gesù e i cristiani, oggi, come allora, sono fuorigioco, perché Lui ha preferito e preferisce i piccoli, i deboli, i disprezzati, i senza importanza. Lo dice anche Paolo nella lettera ai Corinti: “ Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole, lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile, disprezzato, quello che è nulla…”.
Doveva esserne ben convinto, perché alla fine anche lui, come tutti i primi discepoli, avrebbe fatto la fine del suo Maestro. Parole troppo scomode, troppo rivoluzionarie per le logiche di un mondo che quei “deboli” e “disprezzati” li aveva proprio creati a suo uso e consumo. Nei secoli la sua Comunità più volte ha sbandato e sbanda, quando assume le logiche di quel mondo che vorrebbe cambiare. Paul Claudel in Annuncio a Maria fa intendere che in quel tempo, con la guerra dei cent’anni ed il papato conteso, la vera fede sopravvive nella testimonianza di Violane, lebbrosa e cieca. Perché la logica di Dio è diversa rispetto a quella degli uomini. Ne sono esempio i tanti martiri di oggi e di ieri.
Per credere ciò però occorre molta forza, quella che chiamiamo fede, in un Dio che non tradisce la sua promessa. Il Giorno della Memoria ho ascoltato la testimonianza di Edith Bruck. Aveva 12 anni quando entrò ad Auschwitz. Al momento di scendere dal treno una guardia nazista la costrinse prima con gentilezza, poi con forza a separarsi dalla madre già destinata alla file che portava alla camera a gas. Quella che, allora, visse come violenza estrema, era in realtà la sua salvezza.
Per quella guardia un momento di luce nel buio dell’orrore. La sua conclusione è evangelica: “ Esiste ancora un’umanità; basta uno per dire che nulla è perduto. Così la speranza non muore”. Basta uno.
di Giovanni Tonelli