Lo avevamo scritto in tempi non sospetti. Prendendoci anche qualche tiratina d’orecchie dai tifosi “dai, non fate i disfattisti anche voi”. Il problema non era fare i disfattisti o meno, il problema era un documento della Federazione dove si diceva a chiare lettere che quattro anni fa, ossia quando il Rimini di Luca D’Angelo salì dalla serie D alla Seconda divisione, ci salì sì al termine della vittoria dei play off, ma che quel “salto” era da considerarsi a tutti gli effetti un ripescaggio. Tradotto, le possibilità di poter venire ripresi per i capelli anche quest’estate, erano ridotte al lumicino. Eppure c’è stato chi ha soffiato su questa opportunità illudendo solo i tifosi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, però, e che ha convinto il presidente Fabrizio De Meis a convocare di fretta e furia una conferenza stampa, è stata la notizia uscita su alcuni organi nazionali in cui si affermava che il “Rimini rinunciava al ripescaggio”.
“Ho voluto questo incontro – attacca il numero uno biancorosso piuttosto seccato – per far chiarezza nei confronti dei tifosi perché ho letto delle cose completamente prive di fondamento. Il Rimini non ha mai rinunciato al ripescaggio, chi dice ciò dice una falsità. Credo che ci sia modo e modo di fare il giornalista, questo modo di dare notizie non mi piace. Il mio compito è tutelare la società di cui sono presidente”.
De Meis spiega come sono andate le cose.
“C’è un documento datato 3 giugno 2014 nel quale la Figc ravvisa i criteri per i ripescaggi dove si dice che le società ripescate in qualsiasi campionato negli ultimi 5 anni saranno valutate solo nella seconda fase. Abbiamo chiesto lumi sulla famosa promozione di quattro anni fa, ma nessuno ci ha dato ancora una risposta. E comunque, per essere, chiari, avevamo già pronta la fideussione per la LegaPro: essere ripescati per il Rimini, pagando 100mila euro a fondo perduto, era solo un vantaggio. Fare un campionato di serie D, che non costerà solo 100mila euro, sperando poi di riuscire a raggiungere l’obiettivo dichiarato che è la promozione, non è certo più vantaggioso di una Legapro, visto che in D non ci sono i contributi che ammontano a un milione di euro”.
Francesco Barone