Marcia della Pace. In tanti nel pomeriggio del primo giorno dell’anno in centro a Rimini all’insegna di “Qualcuno deve iniziare. Perché non io?”. Sono 55 i conflitti nel mondo
Non è una data, nè un orario comodo quello scelto per marciare in favore della pace, il primo giorno dell’anno, alle 15,30, quando ancora la stanchezza della notte quasi insonne del Capodanno la fa da padrone.
Ma erano almeno 500 le persone che si sono presentate puntuali al Ponte di Tiberio per l’iniziativa promossa insieme dalla Diocesi, con Caritas e Pastorale sociale, Acli, Agesci, Ac, Cgil, Cisl, Movimento Focolari, Papa Giovanni XXIII (che 14 anni fa aveva dato inizio alla marcia), Uil, Rete per la Pace Rimini e comunità musulmana. Almeno altre 200 persone si sono poi aggiunte lungo il percorso.
La prima ad intervenire è stata l’assessora Francesca Mattei che ha ricordato come Rimini si sia distinta nell’accoglienza dei profughi del conflitto ucraino. Ha citato la guerra in Palestina e il dramma di Cutro.
Ha poi ricordato le parole di Mattarella: “ non è sufficiente far tacere le armi, occorre educare alla pace. E tutto ciò dipende da ciascuno di noi”.
È intervenuto poi Michele Musa della comunità musulmana: “ Salvare la pace è una chiamata per tutti, indipendentemente dalla fede di ognuno. La pace è un dono di Dio come l’acqua e il cibo”.
Nel suo breve intervento il vescovo Nicolò ha ricordato il messaggio del Papa di quest’anno, dedicato all’intelligenza artificiale, che rischia di creare nuove divisioni fra persone di serie A e di serie B. La Pace si costruisce nella quotidianità. “ Natale, Gesù che si è messo al nostro livello, ci dice che occorre sentirsi ed essere solo e soltanto fratelli”.
A rappresentare i piccoli comuni dell’entroterra Marco Musmeci il vicesindaco di Montegridoldo, paese che si è segnalato per piccole ma significative iniziative educative sul tema della pace: “ Abbiamo iniziato a raccontare la pace, fatti di pace.
Nessuno racconta la pace, che non è un fatto scontato, ma un dono”.
È seguito il lungo elenco dei 55 conflitti in atto oggi ( vedi elenco a fianco). Per ognuno di essi è stata accesa una fiaccola.
Poi è iniziata la marcia che scendendo fino a piazza Cavour ha incontrato una folla di turisti, stupiti dell’iniziativa, ma comunque disponibili a ricevere dei segnalibri contenenti ciscuno la storia di 16 testimoni della pace, alcuni noti, come il giovane cinese che affrontò i tank in piazza Tienanmen e Desmond Doss (ricordate l’antisoldato della “Battaglia di Hacksaw Ridge”) o sconosciuti come Sahar Vardi, obiettrice di coscienza in Israele, più volte imprigionata;
Vincenzo Luciano, pescatore a Cutro; Stanislav Petrov, che identificò un falso allarme missilistico e con coraggio evitò una guerra nucleare.
L’invito dei segnalibri è esplicito “ Pace, qualcuno deve iniziare… perché non io?”
Sul segnalibro anche la mail della Caritas di Rimini per continuare un incontro, riflettere sul messaggio del Papa di quest’anno (non proprio facile come tema di una marcia), dare disponibilità ad impegnarsi.
In cammino anche alcuni membri di Operazione Colomba, il gruppo nonviolento di pace nato nella comunità Papa Giovanni, che da 21 anni è presente nei Territori occupati della Palestina. Da quando è iniziata la guerra a Gaza e da quando anche in Cisgiordania, dopo i fatti di Hamas, i coloni si sono sentiti autorizzati ad usare violenza, i volontari si erano dovuti allontanare per motivi di sicurezza e incolumità. Ora la buona notizia è che fra qualche giorno Operazione Colomba tornerà ad essere presente accanto alla gente dei villaggi a sud di Al-Khalil/Hebron.
Tappa in piazza Malatesta per il pezzo emotivamente forte della marcia. Una maxi proiezione sul retro del teatro con rumori di sirene e immagini della Rimini distrutta dalla guerra insieme ad altre immagini delle macerie delle guerre di oggi, a partire da Ucraina, Palestina, ma anche Congo , Mali, Yemen… Ma il bel tempo di questi giorni gioca un brutto scherzo agli organizzatori e la luce del pomeriggio, ancora viva non aiuta l’intento degli organizzatori. Il messaggio è meno emotivo, ma arriva forte e profondo nel cervello: l’uomo non sembra capace di imparar dai suoi errori e dimostra di non avere per niente memoria…
La marcia continua evitando l’affollamento del corso d’Augusto e si perde un po’ per via Sigismondo e via Bertola. La conclusione è in piazza Tre Martiri. Chi vuole poi si aggrega alle 18 alla Messa per la pace, in Cattedrale, celebrata dal Vescovo.